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i contratti degli statali

Rinnovi Pa, sindacati: tema risorse è centrale. Uil: pronti anche a sciopero generale

Il governo «sia serio» e indichi il prima possibile le risorse per il rinnovo del contratto dei circa 3,2 milioni di statali bloccato ormai da sette anni, risorse che devono essere «adeguate». Tornano alla carica i sindacati di fronte al balletto di cifre «agostano» e alle dichiarazioni di esponenti del governo che, lamentando la penuria di risorse in vista della legge di Stabilità, spingono sulle politiche dell’offerta (sgravi per le imprese e investimenti). Non ultimo oggi il premier Matteo Renzi, che nella sua newsletter enews da Ventotene ha ribadito che la «priorità» è il calo delle tasse. I sindacati spingono invece per una politica della domanda. E chiedono al governo di mettere le risorse sulle pensioni e sul rinnovo dei contratti. Anche in un’ottica di rilancio dei consumi. Con la Uil che non esclude l’ipotesi di uno sciopero generale se non saranno stanziate risorse sufficienti.

Uil: da governo 2,5mld a regime, non basta
Le maggiori risorse che il Governo vorrebbe mettere a disposizione del rinnovo dei contratti nel Pubblico impiego sono «ancora insufficienti rispetto alla nostra richiesta» e i sindacati sono pronti anche allo sciopero generale, ha affermato in una nota il segretario generale della Uil Fpl Giovanni Torluccio, che ha chiesto all’esecutivo di «accelerare la direttiva Aran con lo sblocco della normativa per favorire la contrattazione e prevedere maggiori risorse rispetto a quelle finora programmate. In caso contrario - ha affermato - proseguiremo le nostre azioni di lotta, iniziate lo scorso aprile, a difesa degli oltre tre milioni di lavoratori, senza escludere un possibile sciopero generale». Quanto all’importo in ballo, Torluccio ha svelato che «dai contatti avuti con il ministero, la cifra che il Governo ipotizza ora di stanziare sarebbe di circa 2,5 miliardi a regime, ovvero alla fine del 2018». Ancora troppo poco, secondo il sindacalista, perché con uno stanziamento di 2,5 miliardi si determinerebbe un «aumento in busta paga di circa 80 euro, ma non per tutti, visto che il ministro ha detto di dare priorità ai redditi medio-bassi».

Cisl: sulle cifre ci aspettiamo serietà dal governo
Sarebbe «sbagliatissimo», ha affermato la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, un ridimensionamento degli interventi su pensioni e contratti pubblici per favorire una manovra orientata agli investimenti. In un'intervista a 'La Repubblica', Furlan ha ricordato che lo stesso Renzi definì simbolici i 300 milioni stanziati per il rinnovo del contratto nella precedente manovra. «Dopo il dibattito ferragostano sulle cifre, mi auguro che riemerga la serietà delle parti», ha spiegato Furlan, che ha aggiunto: «Non faremo richieste che non tengano conto della situazione del Paese» ma «se si vogliono far ripartire i consumi non si possono tenere ancora bloccati i contratti».

Cgil: aumenti in linea con quelli privati
«Noi ci aspettiamo - ha sottolineato la segretaria generale Fp-Cgil Serena Sorrentino - che, alla ripresa, il governo, come annunciato, ci convochi per darci indicazioni di massima sulle cifre che verranno stanziate perché il nodo sul quantum è centrale». La Cgil ritiene che i rinnovi debbano essere «in linea con quelli dei privati» che hanno visto una forchetta di incrementi tra i «90 e i 142 euro». «Come ha già detto Camusso non ci accontenteremo di un caffè: i 300 milioni non coprono neanche la vacanza contrattuale e rappresentano incrementi medi dello 0,4% - ha aggiunto Sorrentino - mentre nel privato la media supera di gran lunga il 3-4%».

Morando: sarebbe assurdo ok a 7 mld chiesti da sindacati
«Io non escludo che la somma che abbiamo messo in bilancio (300 milioni di euro, ndr) sia troppo esigua e che sia necessario aumentarla. Naturalmente sarebbe assurdo scrivere la cifra di cui hanno parlato i sindacati (7 miliardi in 3 anni, ndr.). Immagino che si starà sotto di quella cifra e al di sopra di quella che abbiamo scritto noi». Così il viceministro all'economia, Enrico Morando, su Sky tg economia, in merito alle risorse da mettere in legge di Stabilità per il rinnovo del contratto degli statali. Questo rinnovo, ha aggiunto Morando, «finalmente va fatto» perché il blocco «penalizza il dinamismo economico del nostro paese, penalizza l’efficienza della Pa». Ma gli aumenti saranno selettivi: «La legge - ha spiegato - prevede che si facciano valutazioni e che a fronte di valutazioni ci sia premio per il merito e per l'innalzamento della produttività e naturalemne il contrario per chi non merita. Penso che bisogna ragionare di consegunza anche per quanto riguarda il trattamento salariale».

Le richieste dei sindacati
La Uil, nei giorni scorsi aveva avvertito che «il costo di un rinnovo triennale dei contratti si attesta a regime intorno ai 7 miliardi», e senza questa cifra «si ragionerebbe sul nulla», mentre Maurizio Bernava, segretario confederale Cisl responsabile per il Pubblico impiego, aveva sostenuto che «ogni lavoratore pubblico ha perso dal 2008 una media di 220-230 euro lordi al mese» in termini di potere d'acquisto. Fra i 300 milioni finora messi a disposizione dalla manovra dell'anno scorso e i 7 miliardi chiesti dai sindacati la distanza è siderale, e toccherà al confronto in programma a settembre il compito di trovare un punto d'incontro per far partire davvero il rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici.

Oltre che per i conti pubblici, la questione è delicata anche per la politica, soprattutto dopo sei anni di blocco, e da Renzi in giù il Governo ha manifestato in più occasioni l'intenzione di aumentare i fondi destinati al tema. In tutto questo va ricordato che la Consulta, nella sentenza 178/2015 che ha imposto il riavvio dei contratti, non ha dichiarato l’illegittimità dei vecchi blocchi e quindi l'obbligo di recuperare l’arretrato.

Governo al lavoro sul capitolo pensioni
Quanto al capitolo flessibilità pensionistica, altro tema «caldo» del confronto governo-sindacati, il pacchetto pensioni, in arrivo con la legge di Bilancio, potrà contare finora su una dote di un miliardo e mezzo. Si tratta della cifra limite, indicata da fonti di maggioranza e di Governo, sulla quale stanno per ora lavorando i tecnici per trovare la quadra tra le varie misure.

Di sicuro arriverà l’Ape (l’anticipo dell'assegno per la flessibilità in uscita), ma si ragiona anche sulle altre misure: in 'pole' ci sarebbero le ricongiunzioni, da rendere gratuite e l'aumento delle quattordicesime per gli assegni bassi. Anche sulle pensioni, però il Governo si è impegnato però a reperire più risorse. Il dossier, come noto, non è ancora chiuso e lo sarà solo dopo i tavoli tecnici e politici già fissati con i sindacati il 7 e il 12 settembre prossimi. Nei giorni scorsi le agenzie di stampa hanno rilanciato alcune stime di spesa per le singole misure allo studio che produrrebbero un costo complessivo variabile tra i 3 e i 4 miliardi a regime.

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