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Amatrice, la Spoon River dell’Appennino

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IL REPORTAGE

Amatrice, la Spoon River dell’Appennino

Amatrice, la scuola crollata (Ap)
Amatrice, la scuola crollata (Ap)

Disgraziato il paese che ha bisogno di cimiteri. Amatrice, la Spoon River dell’Appennino, è sprofondata nel lutto: 221 morti, di cui 218 ritrovati sotto le pietre rotolanti, massicce e squadrate del centro storico. Tra la scuola alberghiera e il giardino che ospita il Centro operativo di coordinamento della Protezione civile, ci sono una decina di tende adibite a camera mortuaria. In una, fino a ieri mattina, erano distesi sulle brandine e avvolti delicatamente nelle coperte 17 bambini e ragazzi che non avranno avuto neppure vent’anni.

La strage dei bambini rimarrà una delle stimmate di questo terremoto. All’Aquila erano morti 55 studenti universitari, molti di loro frequentavano Medicina e Ingegneria, due delle facoltà di punta dell’ateneo aquilano, uno dei più frequentati del Mezzogiorno. Amatrice potrebbe superare questo numero mettendo a dura prova le parole che il vangelo di Matteo attribuisce a Gesù Cristo: «Chiunque farà del male al più piccolo dei miei fratelli, l’avrà fatto a me».

La furia di un terremoto non sgretola solo oggetti, ma polverizza credenze, comandamenti, parole d’ordine. È un naufragio in terra, con i Caronte che a bordo di monumentali autofunerarie fanno la spola tra questo borgo appollaiato in cima ai monti della Laga e le città del Lazio dalle quali arrivavano decine di turisti: Frosinone, Rieti, Roma. L’esodo delle salme è l’ultimo capitolo di un sisma che per sua natura non ha lasciato varchi alla celebrazione di un rito di congedo collettivo. Troppi morti tirati fuori dalle macerie in un arco temporale troppo ampio e tanti cadaveri ancora sotto le macerie. Chi ha avuto modo di superare la zona rossa dove l’ingresso è consentito solo ai Vigili del fuoco e alla Protezione civile, racconta di una città martirizzata con alcune aree ancora interdette ai soccorsi. «Mancano all’appello molte persone» ripetono in tanti. Paradossalmente, il passare dei giorni non placa la rabbia e surriscalda le temperature corporee dei vivi e dei morti. Ci sono episodi di cedimento fisico, collassi, attacchi isterici. Il caldo e le scosse assillanti sono un accanimento che incita alla resa.

L’ingegnere capo del Comune ieri è rimasto a riposo nella sua casa marchigiana: troppo stress, tra inchieste della magistratura e richieste pressanti di informazioni, aiuto, coordinamento dei soccorsi. Il circo mediatico con le tv che arrivano da ogni parte del pianeta e occupano militarmente ogni centimetro non facilita le cose. Come se la narrazione sincopata con i suoi tempi ossessivi non lasciasse spazio alla riflessione e al raccoglimento. Non ci sarà, per intenderci, la replica del funerale solenne dell’Aquila con il motto della Guardia di Finanza, Nec Recisa recedit (neanche spezzata retrocede), che campeggiava nella spianata della scuola delle Fiamme Gialle di Coppito. Martedì si terrà solo un’orazione funebre senza bare alla presenza del presidente del Consiglio.

Il sindaco Sergio Pirozzi allenatore professionista del Trastevere, una squadra di serie D, incarico al quale sostiene di aver rinunciato, sbatte ovunque trovi udienza per scovare un luogo dove seppellire con tutti gli onori i suoi concittadini. «Gli unici loculi disponibili sono a Preta, una frazione di Amatrice» racconta don Fabrizio Borrello, collaboratore strettissimo del vescovo di Rieti. Ma c’è chi pensa di allargare con dei moduli prefabbricati il piccolo cimitero di Amatrice, mentre il sindaco dell’Aquila ha offerto una quarantina di posti dei suoi cimiteri, ancora da rimettere a posto dopo il sisma del 2009.

L’Aquila è dentro fino al collo a questo terremoto, tanto che ieri è stato ufficializzato l’ingresso nel cratere pure di Montereale, a metà strada tra l’Aquila e Amatrice, che però dal 2009 è uno dei 49 paesi del cratere aquilano. Si può stare in due crateri, si chiedono sarcasticamente in Abruzzo? Una domanda neppure così stupida, se solo ci si ricordasse che nell’estate 2009 Montereale, Amatrice e Accumoli furono colpiti da uno sciame sismico, autonomo rispetto a quello aquilano, che durò mesi. Erano le settimane del post sisma, con le polemiche di fuoco tra la filosofia Berlusconi-Bertolaso sulle New Town e i Map, i moduli abitativi provvisori, che in questi giorni ospiteranno diverse centinaia di sfollati di quest’ultima catastrofe. Ce ne ricorderemo di questo terremoto, avrebbe scritto Leonardo Sciascia. Con la sequenza di nomi e volti di quei bambini e dei loro nonni che non siamo stati in grado di proteggere.

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