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Crolli sospetti, inchiesta anche ad Ascoli

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il sisma

Crolli sospetti, inchiesta anche ad Ascoli

La porta di una classe tra le macerie della scuola, ristrutturata nel 2012, e crollata ad Amatrice in seguito al sisma del 24 agosto (AP Photo)
La porta di una classe tra le macerie della scuola, ristrutturata nel 2012, e crollata ad Amatrice in seguito al sisma del 24 agosto (AP Photo)

Raddoppiano le indagini sui crolli sospetti a causa del sisma del 24 agosto. Dopo la procura di Rieti è ora anche quella di Ascoli Piceno ad aprire un fascicolo, per ora senza indagati. E arrivano nuovi dettagli sugli appalti per la ricostruzione della scuola di Amatrice crollata dopo il terremoto. Due anni dopo la ristrutturazione antisismica dell’istituto Romolo Capranica, il sindaco Sergio Pirozzi torna a fare un nuovo bando anch’esso di prevenzione ai terremoti. Il 22 dicembre 2015 la Cricchi costruzioni si aggiudica, con un ribasso del 36,18%, il nuovo appalto del valore di 172mila euro. Ulteriori lavori affidati all’imprenditore Carlo Cricchi, già indagato col figlio Patrizio per corruzione nell’inchiesta della Procura dell’Aquila sulla ristrutturazione post sisma 2009 della chiesa Santa Maria Paganica.

È un ulteriore tassello che si aggiunge agli eventi legati ai lavori alla scuola Capranica. Un particolare non di poco conto, visto che anche il primo appalto, quello da 500mila euro circa, è andato a una società i cui dominus sono stati coinvolti in alcune indagini (mai condannati) per mafia, la Consorzio stabile valori riconducibile al gruppo Mollica. Due appalti sui quali il procuratore capo di Rieti, Giuseppe Saieva, vuole vederci chiaro. Perché stando ai sopralluoghi preliminari, come dimostrati anche dalle numerose immagini trasmesse in questi giorni, i pilastri portanti dell’istituto scolastico sembrano nascondere materiali scadenti, addirittura polistirolo.

C’è da dire che sul fronte appalti la Procura non ha disposto ancora alcuna acquisizione di atti. Sta di fatto che il coinvolgimento della Cricchi (nei giorni scorsi si è fatto erroneo riferimento alla Dema srl) non è passato inosservato. Stando ai documenti amministrativi, Carlo Cricchi può partecipare ad appalti pubblici in virtù di una certificazione Soa (attestazioni ormai abrogate) rilasciata dalla Bentley Soa, società finita nell’inchiesta della Procura della Repubblica di Roma sulla presunta illecita compravendita di queste attestazioni. Il suo nome, però, è soprattutto noto perché col figlio Patrizio (arrestato) finisce nell’inchiesta sulla ristrutturazione della chiesa Santa Maria Paganica. In particolare, «al fine di ottenere l’affidamento diretto (in violazione delle norme previste dal “codice degli appalti) dei lavori di ricostruzione e consolidamento della chiesa Santa Maria Paganica, oggetto di ingenti danni dovuti al sisma del 2009 che ha colpito la città dell’Aquila, in favore dell’Ati formata dalle ditte individuale Cricchi Carlo, Cai di Cristiano Incontro e dalla Ircop spa, versavano ad Alessandra Mancinelli, sulla sua qualità di funzionario dipendente della Direzione regionale dei Beni culturali per l’Abruzzo, denaro contante» in parte destinato anche a Luciano Marchetti, l’ex direttore generale dei Beni culturali per l’Abruzzo, ritenuto «l’intermediario» della presunta operazione illecita. Una prima tranche della “stecca” sarebbe stata di 10mila euro. Stando agli atti, i Cricchi per fare il lavoro avrebbero, in concorso con altri, «falsificato la firma del parroco don Renzo Narduzzi e retrodatato l’atto della scrittura privata sottoscritta dal predetto parroco per il conferimento dei lavori di Santa Maria Paganica che inizialmente era stata sottoscritta solo con Cai di Cristiano Incontro».

L’indagine della Procura di Rieti, comunque, è molto ampia. Gli appalti alla scuola Capranica sono solo una parte degli accertamenti che il procuratore capo Saieva è in procinto di disporre. Un secondo capitolo, infatti, riguarda i numerosi finanziamenti stanziati dalla Regione Lazio per altri lavori che, tuttavia, non avrebbero sortito l’effetto desiderato: strutture in apparenza antisismiche che si sono sbriciolate. Altri accertamenti, inoltre, puntano alla difficoltà nell’ottenimento delle erogazioni. Di 10 milioni di euro di finanziamento della Regione, ne sono stati spesi tre. Le domande presentate tra il 2013 e il 2014 per ottenere queste erogazioni sono state 1.342, ma quelle accolte 191. Una lentezza burocratica in contrasto con l’emergenza della zona colpita dal sisma, tra Lazio, Marche e Umbria, indicata come un’area ad alto rischio terremoti.

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