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Dossier L’Italia del nuoto a caccia di medaglie

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Dossier | N. 97 articoliOlimpiadi e Paralimpiadi di Rio 2016

L’Italia del nuoto a caccia di medaglie

Federico Morlacchi, stella del nuoto paralimpico italiano
Federico Morlacchi, stella del nuoto paralimpico italiano

L’Italia del nuoto ai Giochi paralimpici di Rio si presenta con la squadra più numerosa di sempre - 21 atleti hanno conquistato la qualificazione: erano appena 11 a Londra 2012 - e probabilmente più forte di sempre, con la concreta possibilità di riportare a casa tante medaglie.

Nel nuoto paralimpico gli atleti vengono classificati in base alla disabilità, con una cifra e un numero. La lettera S sta per stile libero, farfalla e dorso. Il prefisso SB indica la rana, SM il misto. Il numero 14 indica gli atleti con disabilità intellettive e relazionali. I numeri da 11 a 13 gli atleti con disabilità visive. I numeri da 10 a 1 indicano invece le disabilità fisiche. I numeri più bassi sono quelli con la disabilità più grave.

Ai campionati Mondiali di Glasgow, nel 2015, gli azzurri hanno vinto 3 0ri, 6 argenti e 2 bronzi. Campioni del mondo in carica sono Federico Morlacchi (200 misti, categoria Sm9), Francesco Bocciardo (400 stile libero, S6) e Arjola Trimi (50 dorso S4).

A Rio molti altri hanno la possibilità di andare a medaglia, considerando che agli ultimi campionati Europei a Funchal, in Portogallo, nel maggio scorso, l’italnuoto paralimpica ha riportato a casa un tesoretto con ben 13 ori, 10 argenti e 11 bronzi.

Morlacchi - l’altro “Fede” del nuoto tricolore - ha vinto 5 ori (200 misti, 400 stile libero, 100 stile libero, 100 rana, 100 delfino, categoria S9). Trimi ha vinto tre ori (50, 100 e 200 stile libero categoria S4) e ha ritoccato 2 record mondiali. Altri ori europei sono stati vinti dalla campionessa di Londra 2012 Cecilia Camellini (100 stile S11), da Arianna Talamona (200 misti SM7), Vincenzo Boni (50 dorso S3), da Efrem Morelli (50 rana Sb3 e record europeo) e da Francesco Bocciardo (400 stile libero S6).

Negli ultimi anni, il livello internazionale del nuoto paralimpico è cresciuto enormemente. I tempi delle gare dei migliori atleti in alcune categorie - quelle più alte - si avvicinano a quelli dei cosiddetti “normali”, divisi ormai da pochi secondi.

Nelle categorie più basse inevitabilmente i tempi si allungano. In maniera direttamente proporzionale però al valore della prestazione di questi ragazzi che è tanto più grande se si considera il limite di partenza. Per questo nelle gare capita di sentire gli applausi per chi vince, come è ovvio, ma anche per chi arriva ultimo. Per chi, mettendocela tutta, a partire da una situazione di handicap grave, vince la sua gara superando il suo limite.

C’è solo da imparare insomma a guardare una gara di nuoto paralimpico. Con occhi e cuore.

In Italia il movimento sta crescendo nonostante le poche risorse, la scarsa attenzione delle istituzioni, dei media e la mancanza di impianti sportivi all’altezza del movimento.

Questi ragazzi sono l’Italia migliore. La nostra migliore gioventù si potrebbe dire, parafrasando il titolo di un film di qualche tempo fa. Campioni lo sono già, sportivi veri. Abituati a convivere ogni giorno con i propri limiti e a tentare di superarli ogni volta che entrano in acqua, con il sogno e l’ambizione di diventare i più forti. I migliori al mondo.

Pochi li conoscono. Non finiscono sulle prime pagine dei quotidiani sportivi e spesso neanche nelle brevi, neppure quando vincono l’oro ai Mondiali e agli Europei o quando battono un record mondiale. Non hanno sponsor milionari. Non sono star da copertine patinate. Ma campioni lo sono davvero. E guardare loro, il loro esempio, ammirare la loro tenacia, e capire il valore delle loro prestazioni non può non far riscoprire il senso dello sport, quello vero e anche - se ci pensate bene - il senso più profondo della vita, vissuta fino in fondo, comunque sia.

Per questo motivo mi è venuta voglia di raccontare la storia di alcuni di loro. Un viaggio durato più di un anno che da Milano, con il progetto AcquaRio, li ha portati fino a Rio. Fino alle medaglie olimpiche.

A loro è dedicato il film-documentrio i Pesci Combattenti.

Migliori, in fondo, lo sono già.

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