
La terza giornata di Serie A regala quella che, almeno per il momento, è l’unica certezza del nostro campionato: nulla è cambiato rispetto alla scorsa stagione, la sfida scudetto è tra Juventus e Napoli. Alle spalle della Vecchia Signora, ovviamente a punteggio pieno, insegue a -2 dalla vetta la coppia Napoli-Roma. Ma se i primi danno la sensazione di essere in palla, e di aver assorbito con una certa facilità l’addio di Higuain, i secondi si devono ancora una volta affidare all’eterno Totti per avere ragione della Sampdoria. Più dietro, per ora, poco o nulla, se non una doppietta di Icardi che muove la classifica asfittica dei nerazzurri ma soprattutto regala un po’ di ossigeno a De Boer.
Andiamo però con ordine, partendo dai bianconeri: battere il Sassuolo non è mai facile, farlo con l’autorevolezza (3-1) con cui l’hanno fatto Buffon e compagni vale doppio. Higuain segna a raffica (ma se ha un limite non è certo quello di fare gol, casomai di coprire quando sarà necessario farlo...) e tutto il meccanismo di Allegri gira alla perfezione. Capita: ma solo quando le squadre sono costruite nel tempo, con logica e pianificazione, più dalle società che dagli allenatori. E infatti capitava, tanto per fare un esempio, al Milan dei tempi d’oro: un meccanismo nel quale inserivi Lupetto Mannari e ti sembrava di vedere in campo il fratellino di Garrincha.
La Juventus in Italia è una macchina schiacciasassi e, come ho già scritto in passato, l’unico intoppo possibile della stagione si chiama Champions: è questo il vero obiettivo di Allegri, è questa l’unica competizione nella quale i bianconeri troveranno avversari al proprio livello. Ma per paradosso è anche la competizione che, più degli avversari, potrebbe creare problemi in campo nazionale. Una Juventus che facesse molta strada in Europa avrebbe inevitabilmente la testa alla Coppa dalle grandi orecchie e potrebbe inconsciamente lasciare qualcosa sul campo in Italia. Resta da vedere se il Napoli, o qualcuno altro che al momento è difficile immaginare, saprà approfittarne.
L’altra incognita, a voler cercare il pelo nell’uovo, si chiama centrocampo: fino a quando reggerà Khedira, tutto funzionerà alla perfezione. Ho sempre sostenuto che il tedesco è l’uomo chiave del reparto, e in particolare questo è vero dopo l’addio di Pogba che scopre i bianconeri nella fase difensiva. Ma anche qui stiamo parlando di Champions, in Italia gli uomini di Allegri sono più che sufficienti per dare ampio distacco a tutti gli avversari.
Il Napoli, come la Juventus. gioca a memoria: e gioca bene, come vuole Sarri. Difficile credere che possa bastare per battere la Juventus, soprattutto se l’allenatore come già fatto l’anno scorso continuerà a insistere su un gruppo molto ristretto di giocatori con il risultato di avere la squadra stanca nella fase finale della stagione. Ma senza dubbio i partenopei sono l’alternativa più credibile alla Vecchia Signora. Il 3-0 rifilato al Palermo (a Palermo) non è probante a causa della qualità tutt’altro che eccelsa degli avversari, ma conferma che il meccanismo di attacco degli azzurri funziona a prescindere da quale sia il terminale del gioco offensivo. A Higuain si sono sostituiti ieri Hamsik e Callejon, e il Napoli in tre partite ha messo a segno la bellezza di nove gol. Attenzione però, che anche per Sarri è in agguato il girone di Champions...
Roma, dicevamo: a pari punti con il Napoli, a meno due dalle Juventus, ma a mio avviso per ora un passo indietro rispetto ai partenopei. La Sampdoria, battuta 3-2 in rimonta con un rigore a tempo scaduto, non era di certo un avversario al livello degli uomini di Spalletti. Vero che ha 6 punti in classifica, ma la classifica delle prime giornate al 90% non corrisponde a quella finale. In teoria, per quello che vale la teoria nel calcio, i giallorossi avrebbero dovuto farne polpette. E invece si sono trovati invischiati in una gara difficilissima, e in svantaggio 1-2, prima che Totti entrasse in campo a inizio secondo tempo e si mettesse a fare... il Totti. Cosa che, se usato con parsimonia, gli riesce ancora benissimo. Ma che ovviamente, alla soglia dei 40 anni, non può più fare con la continuità necessaria per tenere alto il livello della squadra. Con lui in campo, nella fase di attacco, la Roma è un’altra cosa. Ma sappiamo che purtroppo il Capitano diventa un problema quando i giallorossi devono difendere, e che in ogni caso non può reggere i 90 minuti per tutta la stagione. Insomma, una Roma ancora Totti-dipendente che al momento appare meno attrezzata rispetto al Napoli per essere un avversario credibile dei bianconeri. Vedremo se Spalletti saprà modificare le cose nel corso della stagione.
Tra tutte le altre meritano una citazione le due milanesi. L’Inter vince a Pescara (2-1) una gara che probabilmente non avrebbe meritato di vincere: ma siccome nel calcio non decidono le giurie, ma i gol, la doppietta di Icardi vale per i tre punti e per dare un po’ di serenità alla panchina di Frank De Boer. Un altro pareggio, o peggio ancora una sconfitta visto che il Pescara era andato in vantaggio, avrebbe agitato fin troppo le già perigliose acque della Pinetina. Serve tempo, per costruire un squadra, e per l’Inter di De Boer si vedrà se tutto va bene verso Natale. Nel frattempo, per poter lavorare e costruire con un clima sereno e non di emergenza, servono i punti. Pescara era uno snodo fondamentale, in quest’ottica, anche perché alla prossima giornata è in arrivo a San Siro la Juventus...
Capitolo Milan: i rossoneri hanno perso contro l’Udinese (0-1 in casa) la seconda partita su tre giocate. Montella parla di sfortuna, la realtà è che il Milan nei 90 minuti ha fatto pochissimo, al punto che allo scadere del tempo di gioco perfino i fischi dei tifosi rossoneri erano stanchi e sfiduciati. In questa situazione tutt’altro che rosea si inserisce, per di più, il clima rovente in società: la nuova proprietà cinese sta scegliendo per guidareil Milan un dirigente interista (ex-interista per essere precisi) dopo l’altro. Appena il tempo di veder arrivare Fassone, destinato a prendere il posto di Galliani, ed ecco approdare a Milanello anche Mirabelli come direttore sportivo. Bandiere rossonere in rivolta, con Albertini e Costacurta piuttosto caustici nell’esprimere il proprio dissenso. Diciamo che la doppia mossa non è stata molto azzeccata dal punto di vista”politico”: già è difficile nelle aziende normali digerire l’arrivo di un top manager proveniente dal diretto concorrente, figuriamoci nel calcio dove per definire lo stato delle cose si ricorre addirittura alle questioni «di fede».
Insomma, siamo solo all’inizio ma già c’è parecchia carne al fuoco. Anche perché, da domani, iniziano le Coppe Europee e il Napoli scenderà in campo, in trasferta a Kiev, per l’esordio di Champions. Anche di questo avremo modo di parlare. Per intanto, come da tradizione, buon campionato a tutti.
© Riproduzione riservata