Da 0,3 a 0,4 punti di Pil. Tanto dovrebbero valere per il 2017 la spinta delle riforme in via di attuazione, a partire da quella della pubblica amministrazione, e delle misure da inserire nella prossima legge di bilancio per dare più forza agli investimenti. Almeno sulla base del nuovo scenario macroeconomico tracciato dalla Nota di aggiornamento del Def (NaDef), la cui approvazione, prevista per oggi, è slittata a domani (martedì 27 settembre). L’aggiornamento al ribasso del Pil tendenziale per il prossimo anno dovrebbe attestarsi tra lo 0,7 e lo 0,8% mentre la nuova stima sul versante programmatico dovrebbe indicare un +1,1-1,2 per cento. Per il 2016 la crescita dovrebbe essere rivista allo 0,8-1% (più probabilmente 0,9%). Anche se la ricaduta in negativo sul deficit dovrebbe essere in parte attutita dalla revisione operata dall’Istat per il 2014 (da -0,3% a +0,1%). Che ha sancito l’uscita anticipata dalla recessione.
In particolare, il deficit 2017 dovrebbe lievitare dall’1,8% concordato con Bruxelles nella scorsa primavera a quota 2-2,1%, liberando un margine aggiuntivo di risorse da utilizzare molto limitato rispetto 7-8 miliardi già garantiti a maggio. Ma il Governo dovrebbe avere la possibilità di scorporare dai vincoli del Patto di stabilità europeo 7-8 miliardi di euro (almeno 0,4 punti di Pil) legati agli interventi post-terremoto (dalla ricostruzione delle aree colpite dal sisma di agosto all’avvio del progetto Casa Italia per la prevenzione) e alle nuove ricadute della questione-migranti. Con il risultato di far salire il deficit sostanziale a 2,4-2,5%. L’entità delle spese da liberare dai vincoli Ue potrebbe subire qualche ritocco, anche perché su questo punto sarebbero in corso contatti informali (e non) con Bruxelles. Tra i nodi da sciogliere ci sarebbero l’inserimento del programma Casa Italia tra le voci da scorporare dal Patto e il reale impatto contabile della questione migranti: quest’anno la clausola aveva garantito all’ultima legge di Stabilità uno spazio aggiuntivo pari allo 0,2% del Pil (circa 3,3 miliardi).
Anche indebitamento Pa e debito, oltre all’aggiustamento del deficit strutturale, sono due osservati speciali da parte di Bruxelles. Sul primo versante ci sarebbero diverse scuole di pensiero all’interno della stessa maggioranza (e anche del Governo) dove non mancherebbe chi è favorevole a un innalzamento secco dell’asticella del deficit per il prossimo anno oltre il 2,5-2,6% (arrivando magari anche al 2,9%) per ampliare il più possibile gli spazi in favore di misure per la crescita.
Palazzo Chigi e il ministero dell’Economia hanno più volte affermato di voler restare dentro le regole Ue. Il ministro Pier Carlo Padoan, in particolare, venerdì ha ribadito che il Governo «continua a consolidare la finanza pubblica riducendo il deficit e facendo abbassare il debito» e ha anche ripetuto che ulteriore flessibilità «non c’è». Quest’anno la nuova stima del deficit dovrebbe attestarsi a quota 2,4-2,5% con leggero sforamento dell’obiettivo fissato nel Def della scorsa primavera (2,3%). La conferma del processo di riduzione comporterebbe un abbassamento dell’asticella nel 2017. Nei giorni scorsi si era parlato di una stima rivista al 2,3-2,4% ma nelle ultime ore sembra prevalere l’ipotesi di non discostarsi troppo dall’obiettivo dell’1,8% concordato con Bruxelles prima dell’estate anche per evitare ricadute troppo marcate sul percorso di riduzione del debito. Anche per questo motivo il Governo sembra intenzionato a indicare una previsione di deficit al 2-2,1% per il prossimo anno. Quanto al debito, resta lo snodo più critico con Bruxelles visto che la prospettiva per il 2017 rimane complicata.
La Nota di aggiornamento del Def, che dovrebbe essere composta da un’ottantina di cartelle, recepirà il contenuto della riforma del Bilancio approvata in estate dal Parlamento. Oltre al nuovo quadro macro-economico ci saranno indicazioni sulla legge di bilancio che dovrà essere varata a metà ottobre, a cominciare dalla conferma della sterilizzazione delle clausole di salvaguardia fiscali da oltre 15 miliardi per il 2017 e dalla nuova fase di spending review. La Cgil intanto ha affermato che con i nuovi livelli di assistenza (Lea) saranno introdotti nuovi ticket sanitari a carico dei cittadini per un totale di 60 milioni.
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