«Debbono essere favoriti gli stabili investimenti azionari che rifuggano da un’ottica speculativa con la quale non cresce un solido capitalismo produttivo. Occorre una maggior tutela del risparmio e dell’azionariato stabile e non speculativo». Lo ha detto il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, nel suo intervento al convegno “Obbligati a crescere” nel corso del quale sono intervenuti anche il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia e il vicedirettore generale di Bankitalia, Fabio Panetta. Patuelli, per il quale
l’Italia «non è in retroguardia nelle riorganizzazioni bancarie», ha difeso il ruolo svolto in questi anni dagli istituti di credito che, «senza aiuti di Stato, con il costo straordinario anche dei salvataggi di banche in crisi, lontane dagli scandali
internazionali, sospingono la ripresa con requisiti di capitale mai così alti».
Patuelli: produttività e competitività per ripresa
Per Patuelli le banche, con le loro differenze, «sono indebolite dalla crisi in tutta Europa, mentre la sperimentazione biennale della Vigilanza unica non ha finorarappresentato una svolta per la ripresa, ma ha appesantito le misure che da prudenziali si sono spesso trasformate paradossalmente in fattori di ulteriore indebolimento delle banche che, invece, necessitano innanzitutto di stabilità normativa e di maggiore redditività».
Per la ripresa sono necessarie “politiche dei fattori” «che incoraggino produttività, efficienza e competitività dei fattori produttivi delle imprese e dei servizi italiani». Una strategia definita «alternativa ai miopi orizzonti settoriali e corporativi». Occorre poi, per il presidente dell'Abi, «accrescere la fiducia verso le Banche, a cominciare dalle regole di “trasparenza semplice” che - ha detto - sollecitiamo innanzitutto a Consob».
«Italia non è retroguardia in riorganizzazioni bancarie»
«L'Italia non è in retroguardia nelle riorganizzazioni bancarie» ha sottolineato il presidente dell'Abi. «I dati al dicembre 2015 sono molto superati: in questi mesi del 2016 - ha spiegato - anche scelte dolorose come le chiusure di filiali sono state superiori ad ogni aspettativa. In Europa le filiali bancarie non sono tutte uguali: in Italia sono in minor numero di quelle di Germania, Francia e Spagna, mentre sono più numerose della Gran Bretagna che, però, ha una media di ben 40 dipendenti per filiale, il quadruplo della media italiana».
Calenda: anno prossimo crollo globale commercio globale
Al convegno è intervenuto anche il ministro dello Sviluppo Carlo Calenda , che ha avvisato che il prossimo anno il commercio internazionale subirà «un crollo». Per Calenda «non c'è più una sede in cui si discute di commercio internazionale. Il Wto non va, gli accordi internazionali non vanno, non ci sono più strumenti e luoghi dove si fa governance».
«Ttip non si chiuderà, accordo su quanto condiviso»
Calenda ha confermato che il Ttip (Trattato di liberalizzazione commerciale transatlantico Usa-Ue) «non si chiuderà», mentre «probabilmente si raggiungerà un accordo su quello su cui si è d’accordo, sugli standard che condividiamo». Lo ha detto sostenendo che «l’Europa ha senz'altro sbagliato nel modo in cui ha affrontato il Ttip ma l'America lo ha sottovalutato» perché ha guardato solo al Pacifico.
E ha aggiunto: «I cittadini pensano che dietro le riforme si nascondono fregature, come con la globalizzazione».
«Russia partner insostituibile»
Quanto al ruolo della Russia «è un partner insostituibile, almeno dal punto di vista del mantenimento dell’equilibrio nelle zone di crisi, alcune delle quali ci
riguardano direttamente». Di qui la collaborazione con la Russia «è fondamentale, ma deve essere basata su fiducia, comprensione reciproca e franchezza». Parlando dell’Unione europea, il ministro ha poi sottolineato che «l'Ue deve avere una governance soprattutto nella sua dimensione esterna, di politica estera, di difesa, sul commercio. O c'è questo o non c'è niente. E l’idea tedesca che si può restare così fino al 2017 non regge».
© Riproduzione riservata