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Trattativa lunga con Bruxelles sul filo dei decimali

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L'Analisi|cantiere manovra

Trattativa lunga con Bruxelles sul filo dei decimali

Sarà una trattativa sul filo dei decimali, quella con Bruxelles, ma nulla accadrà, con tutta probabilità, fino al referendum del 4 dicembre. Trattativa lunga, con una fase 2 che forse porterà fino a maggio (come successe lo scorso anno). Il governo deve però tenerne conto, in certa misura, nel varare la manovra che comunque invierà alla Ue.

Se l’obiettivo del Governo resta quello di fissare l’asticella del deficit 2017 al 2,4% del Pil, con un conseguente spazio di manovra aggiuntivo dello 0,4% (6,5 miliardi) a beneficio della manovra in via di definizione, il risultato finale potrebbe non essere del tutto in linea con tale obiettivo. L’apertura del commissario Ue agli Affari economici, Pierre Moscovici (disponibilità a verificare spazi di flessibilità per le spese sostenute per l’emergenza migranti e per il terremoto) è un dato di fatto, anche se per la verità Moscovici si è limitato per ora a ricordare quel che prevede la Comunicazione sulla flessibilità del gennaio 2015. Anzi ieri ha aggiunto che lo 0,4% di deficit aggiuntivo non è esattamente l’importo che la Commissione sta valutando. Pare dunque probabile che alla fine il confronto si chiuda su un livello intermedio, come peraltro confermano fonti che seguono il dossier. Deficit 2017 al 2,2%, dunque, in ogni caso in aumento rispetto all’1,8% indicato dal Def di aprile, e ora rivisto al 2% dalla Nota di aggiornamento. Se questa sarà l’entità finale dello scostamento, il Governo dovrebbe far conto su 3,2/3,3 miliardi di minori risorse a disposizione per la manovra del 2017.

In poche parole, se l’importo finale della legge di Bilancio sarà confermato nei dintorni dei 23-24 miliardi, per finanziare tutte le misure in cantiere occorrerà potenziare la dote della “spending review”, oppure elevare l’importo delle maggiori entrate attese dal combinato della nuova versione della voluntary disclosure e dei proventi attesi dalla lotta all’evasione. Per la verità, anche qualora la Commissione Ue concedesse tutta la maggiore flessibilità chiesa dal Governo, si tratterebbe comunque di risorse formalmente vincolate al finanziamento delle spese per l’accoglienza dei rifugiati e per il terremoto. Argomento anch’esso di trattativa, al pari dell’impegno che il Governo aveva sottoscritto in primavera a operare una riduzione del deficit strutturale nel 2017 pari allo 0,1% del Pil, a fronte di un peggioramento del saldo che Bruxelles aveva indicato nello 0,7% per l’anno in corso.

La sensazione è che alla fine un compromesso sulla nuova tranche di flessibilità per il 2017 si troverà. Mentre appare più complesso il confronto sul saldo strutturale e soprattutto sulla riduzione del debito. Il nuovo target indicato nella Nota di aggiornamento al Def al 132,8% quest’anno e al 132,5% nel 2017, dunque con un anno di ritardo rispetto all’impegno preso a maggio. Qui è ben più complessa e impegnativa. Se non è certo più tempo di sanzioni, come lo stesso Moscovici ha precisato a più riprese, il mancato rispetto dell’obiettivo di riduzione del debito potrebbe comunque aprire la strada a una procedura di infrazione per eccesso di squilibri macroeconomici. Possibilità teorica. Dipenderà dallo stato di avanzamento del confronto politico con la Commissione. Di certo, nulla accadrà fino alla celebrazione del referendum costituzionale del 4 dicembre, appuntamento cui Bruxelles e le capitali europee guardano con apprensione. Poi si aprirà la fase due della trattativa. E la strada che la Commissione potrebbe seguire, peraltro in linea con quanto deciso per la legge di stabilità del 2016, potrebbe consistere in una momentanea “sospensione” del giudizio in novembre, cui seguirebbe in primavera il via libera accompagnato dalle rituali raccomandazioni.

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