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Velodromi rinati con gli sport minori

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CICLISMO

Velodromi rinati con gli sport minori

Ristrutturato. Il Vigorelli di Milano
Ristrutturato. Il Vigorelli di Milano

Sono 27 i velodromi riconosciuti dalla Federazione Ciclistica Italiana, presenti in 14 regioni. Il più recente, benché si tratti di un impianto storico, è il “Vigorelli” di Milano: a quindici anni dalla chiusura e dopo diversi tentativi di rilancio, la pista è stata restaurata e riaperta al pubblico. Una sorte che non ha avuto il velodromo di Monteroni, “casa” del mondiale di ciclismo vinto da Francesco Moser nel 1976 e da anni al centro di voci sulla possibilità di recuperarlo dallo stato di degrado in cui versa.

Nell’attesa che si sblocchino i fondi per la ristrutturazione, negli ultimi anni è stata costruita la più grande pista di ciclismo italiana, nonché l’unica tra quelle censite dalla federciclismo in Trentino-Alto Adige. Si tratta del Velodromo di Mori, in provincia di Trento. Un gioiello di 500 metri, inaugurato nel 2010 e sfruttato per i campionati italiani. Non che la conclusione dell’opera sia stata esente da problemi: nel 2008 si è reso necessario l’intervento delle casse provinciali per il rifacimento del manto della pista, gravemente danneggiato dalle avverse condizioni climatiche.

Per quanto riguarda l’Italia meridionale, il polo ciclistico di Oppido Lucano rappresenta l’opera di maggior rilievo con i suoi 300 posti a sedere: costruito nel 2002 (seppur completato qualche anno dopo a causa di ulteriori lavori necessari al rifacimento della struttura), l’impianto è costato poco meno di un milione di euro ed è utilizzato anche per le partite di calcio a cinque.

Il velodromo di Oppido Lucano ha “spodestato” poi l’impianto di Palermo dedicato alla memoria di Paolo Borsellino, ormai in totale abbandono. Costruito per Italia ’90 con una spesa di 17 miliardi di lire, il velodromo finì in disuso, salvo essere recuperato per i mondiali di ciclismo su pista del ’94 e per le Universiadi del ’97.

Il Palermo calcio (con la squadra Primavera) e le squadre locali di rugby hanno provato a tenere in vita l’impianto, più volte indicato da Maurizio Zamparini come “base” su cui costruire il nuovo stadio del Palermo, ma subito tornato ad essere vittima del degrado. Una situazione comune ad altri velodromi, che al momento resistono grazie ad altri sport: è il caso del “Cabassi” di Carpi, del “Rino Mercante” di Bassano del Grappa e del “Guido Biondi” di Lanciano, tutti impianti sfruttati dalle squadre calcistiche locali.

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