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Barricate anti profughi a Gorino Ferrarese. Alfano: «Quella non…

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Barricate anti profughi a Gorino Ferrarese. Alfano: «Quella non è Italia»

La protesta anti migranti a Gorino (Ferrara)
La protesta anti migranti a Gorino (Ferrara)

Migranti, scoppia il "caso Ferrara". Dopo che ieri sera alcuni abitanti di Gorino Ferrarese hanno costruito barricate in strada per impedire l'arrivo di 12 donne migranti con i loro bambini, arriva la reazione del ministro dell'Interno, Angelino Alfano: «Quel che è accaduto noi è lo specchio dell'Italia». Gli fa eco il capo immigrazione del Viminale, Mario Morcone: «Mi vergogno di quello che è successo». Intanto oggi si registrano nuovi arrivi di migranti, e il capo della Polizia, Franco Gabrielli, in un'intervista a la Stampa indica le operazioni principali per affrontare l'emergenza: «Distinguere i profughi dai migranti economici, contrastare l'immigrazione clandestina, gestire il rimpatrio».

Il caso di Ferrara
È di ieri sera la notizia di alcune decine di abitanti di Gorino Ferrarese scesi in piazza per protestare contro la decisione del prefetto di Ferrara, Michele Tortora, di requisire l'ostello-bar ‘Amore-Natura' per alloggiare 12 donne migranti con 8 bambini. I cittadini di Gorino hanno piazzato bancali di legno in strada per impedire il passaggio del pullman con a bordo i profughi. Tanto che le donne sono state dirottare verso un'altra destinazione. «L'ipotesi di ospitare dei profughi a Gorino non è più in agenda» ha detto Michele Tortora, prefetto di Ferrara, spiegando che «ha prevalso la tranquillità dell'ordine pubblico, non potevamo certo manganellare le persone. Questo fenomeno o si gestisce insieme con buonsenso oppure non si gestisce». «Il mio primo pensiero, dopo quello che è successo va alle 12 donne oggetto di contestazione - ha aggiunto il prefetto - non oso pensare a quello che hanno passato nella traversata del Mediterraneo e posso immaginare cosa possono aver provato quando si sono trovate davanti quelle barricate, è stato tristissimo». «Mi avrebbe fatto piacere - ha aggiunto Tortora - che i cittadini di Gorino avessero visto di cosa si trattava, se avessero avuto cognizione dei termini del problema forse le cose sarebbero andare diversamente».

Alfano: quella non è Italia
«Di fronte a 12 donne, delle quali una incinta, organizzare blocchi stradali non fa onore al nostro paese - ha commentato Alfano - poi certo tutto può essere gestito meglio, possiamo trovare tutte le scuse che vogliamo, ma quella non è Italia. Quel che è accaduto non è lo specchio dell'Italia».
«Non mi interessa se la protesta sia stata organizzata o meno - prosegue il titolare del Viminale - io sto a quello che vedo e quello che vedo è qualcosa che amareggia». Il nostro paese, ha aggiunto il ministro, «sono i ragazzi di Napoli che aiutano i soccorritori sul molo quando arrivano i migranti, o il medico di Lampedusa Pietro Bartolo che non guarda a orari». Dopo la strage di Lampedusa, secondo il ministro, «l'Italia poteva scegliere se girarsi dall'altra parte o essere un paese coraggioso. E noi - ha concluso Alfano - abbiamo scelto di essere l'Italia della fatica e del coraggio, anche sapendo che così facendo si sarebbero persi voti».

Gabrielli: nessun aumento di reati con immigrati
Intanto stamane in un'intervista al Gr1 Rai il capo della Polizia Gabrielli ha spiegato che, sul fronte sicurezza, «i numeri parlano chiaro: non c'è stato alcun incremento di reati rispetto all'aumento della presenza di immigrati. Dal 1° gennaio del 2014 ne sono sbarcati in Italia oltre 440mila, la maggior parte si è poi diretta verso il Nord Europa ma molti sono rimasti nel nostro Paese». Gabrielli sottolinea come sia «inevitabile che, soprattutto nel contesto socio-economico attuale che vede il 40% della disoccupazione giovanile, gli extracomunitari rappresentino un problema. Di qui, l'esigenza di pensare a come impiegarli per favorire l'integrazione sociale, per evitare che possano verificarsi fenomeni di radicalizzazione, spesso anticamera del terrorismo».

Chi arriva da noi rispetti le regole
Sul caso delle cinque moschee abusive chiuse nei giorni scorsi a Roma, Gabrielli ha avvertito che «il mondo islamico deve capire che al primo posto c'è il rispetto della legge, premessa essenziale per l'integrazione sociale» e che «quindi se una moschea non è in regola per ragioni di igiene sanitarie o abusivismo edilizio, va chiusa». «Nei cinque casi romani - ha aggiunto - non esistono pericoli legati allo jihadismo. In ogni caso, vale per i musulmani quello che vale per chiunque altro sia a conoscenza di un potenziale reato: l'autore va denunciato. Non basta essere contrari agli attentati terroristici, bisogna anche contrastarli pubblicamente».

Morcone: prefetture sotto pressione
«Indubbiamente, c'è un momento di affaticamento e di impegno di tutte le strutture di accoglienza e le prefetture, in particolare, sono sotto pressione» ha detto Morcone in un'intervista al Gr1 Rai, spiegando che nonostante questa pressione, l'accoglienza «è un nostro dovere». «Questo è un tema che ci impegna giorno e notte, ma fa parte dei nostri doveri. Noi eserciteremo fino in fondo la nostra responsabilità al riguardo», ha assicurato l'esponente del Viminale.

In 520 in nave a Taranto, 21 iracheni rintracciati a Lecce
Ha attraccato al porto di Taranto una imbarcazione internazionale con a bordo 520 migranti, salvati nei giorni scorsi nel mar Mediterraneo. Tra di loro ci sono anche 120 minorenni dei quali 90 non accompagnati e diverse donne incinte. Al porto di Taranto è già pronta la macchina dei soccorsi predisposta dalla prefettura. I migranti verranno portati all'Hot spot, che ha una capienza massima di 400 persone, per cui dopo l'identificazione verranno quasi certamente smistati in altri centri di accoglienza. A Lecce, invece, i militari del Roan della Guardia di Finanza di Bari hanno sequestrato un veliero di circa dieci metri che ha condotto in Puglia 21 migranti iracheni. Sul veliero sono stati trovati otto immigrati, altri 13 sono stati rintracciati sulla costa subito dopo lo sbarco. Nel gruppo ci sono anche quattro minorenni e tre donne. I migranti sono stati condotti nel centro di prima accoglienza Don Tonino Bello di Otranto per le
procedure di identificazione. Indagini sono in corso per identificare gli scafisti.

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