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Padoan all’Ue: in manovra spese straordinarie per sisma e migranti

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la risposta del governo

Padoan all’Ue: in manovra spese straordinarie per sisma e migranti

Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. (LaPresse)
Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. (LaPresse)

Migranti, terremoto, riforme e congiuntura economica. Sono i quattro argomenti usati dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan nella lettera inviata ieri sera a Bruxelles in risposta alle richieste di chiarimenti sul programma di bilancio arrivate martedì dalla commissione.

La congiuntura spiega la revisione al ribasso degli indicatori rispetto agli accordi di aprile; le riforme motivano l’esigenza di una politica economica un po’ più espansiva in attesa dei loro risultati strutturali. Le condizioni eccezionali prodotte da sisma e migranti promuovono invece le esclusioni dal Patto che porterebbero sotto la soglia critica i due numeri chiave del progetto di bilancio italiano: il nuovo indebitamento 2017, che scenderebbe dal 2,3% all’1,9% del Pil, e il saldo strutturale pulito da una tantum ed effetti del ciclo economico, che sarebbe limato dal -1,6% al -1,2 per cento.

Le sei pagine della risposta italiana, accompagnate da tabelle e grafici sul flusso di migranti e sulle spese conseguenti, non aprono alla possibilità di ritoccare la manovra ma si limitano a motivarne le scelte di fondo con un ragionamento che viaggia a cavallo fra regole contabili e riflessioni politiche. La linea, del resto, è quella indicata dallo stesso Padoan ieri mattina. Nel suo intervento alla giornata del risparmio il ministro aveva sottolineato «la crisi di credibilità dell’Europa» agli occhi dei cittadini colpiti da otto anni di crisi, con la Ue «al bivio» fra un rilancio delle politiche di crescita e il rischio, in caso contrario, di rimanere esposta a shock economici e politici.

La doppia impostazione, tecnica e politica, diventa evidente sul tema migranti, che nella lettera gioca un ruolo da protagonista. Alla data del 26 ottobre, spiega il documento inviato al vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovksis e al commissario per gli Affari economici Pierre Moscovici, sono stati accolti in Italia 156.705 migranti, superando a più di due mesi dalla fine dell’anno il numero complessivo raggiunto in tutto il 2015. Oltre che nel periodo gennaio-marzo, l’accelerazione si è registrata nelle ultime settimane, lasciando intravedere quindi il «rischio concreto» che la dinamica prosegua nel 2017.

Questi numeri, più che tripli rispetto al 2013 e superiori a quelli raggiunti nel 2012-13 nel pieno dell’«emergenza primavera araba», spiegano la richiesta italiana di etichettare come «eccezionale» una spesa pari allo 0,2% del Pil, cioè circa 3,5 miliardi invece dei 500 milioni che l’Europa riconosce evidenziando i soli aumenti di uscite fra quest’anno e il prossimo. Ma c’è di più. A far crescere il peso sull’Italia, aggiunge la lettera, ci sono «le difficoltà di attuazione dei piani di ricollocazione» previsti dall’Europa fin dall’anno scorso. In questo contesto, l’Italia si trova a svolgere un «ruolo essenziale» nel garantire la sicurezza dei confini esterni dell’Europa sostenendo uno «sforzo finanziario eccezionale a nome dell’Unione» per adempiere ai suoi obblighi umanitari.

Nasce in larga parte da qui una spesa che l’anno prossimo è prevista a 3,8 miliardi, ma potrebbe crescere a 4,2 nello scenario peggiore in un calcolo che non tiene conto dei costi addizionali per l’integrazione sociale dei migranti: costi, chiosa Padoan, che invece altri Stati includono all’interno delle loro stime. Per il terremoto, Roma mette invece in conto 2,8 miliardi per assistenza e ricostruzione, a cui la frequenza dei fenomeni aggiunge l’esigenza di mettere in sicurezza i 42mila edifici scolastici italiani, il 30% dei quali ha bisogno di interventi strutturali o addirittura di «ricostruzioni integrali». Sul punto comunque la partita è aperta, e la conferma arriva direttamente da Bruxelles dove la portavoce della commissione per gli Affari economici spiega che l’esclusione dal Patto delle spese per il terremoto è «perfettamente possibile» se il governo notifica i dettagli delle uscite da considerare una tantum.

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