Italia

Sisma, bonus fiscale per incentivare la prevenzione

  • Abbonati
  • Accedi
il terremoto nel centro italia

Sisma, bonus fiscale per incentivare la prevenzione

Inutile girarci attorno: nonostante 21,8 milioni di italiani abitino nei 5,2 milioni di immobili situati nelle zone a più alto rischio sismico (zone 1 e 2), l’idea di mettersi al sicuro pianificando un intervendo di adeguamento sismico della propria casa non è stato finora il primo pensiero delle famiglie .

I dati riportati nella relazione che accompagna la legge di Bilancio parlano chiaro: dalle dichiarazioni 2015 emerge che gli interventi di prevenzione sismica effettuati su case o capannoni hanno prodotto una spesa di 300 milioni. Poco più di un inizio per un paese intenzionato a investire nella sicurezza di un patrimonio edilizio che, per larga parte, è stato realizzato prima che entrassero in vigore le norme antisismiche (1974).

Da Accumuli a Grisciano, nella zona rossa le imprese rimangono

Il terremoto del 24 agosto ha cambiato le carte in tavola: la nuova arma del Governo sono i sismabonus. E portano in dote un deciso cambio di strategia: la scelta di puntare sulla messa in sicurezza degli interi edifici, piuttosto che sulle case singole. Il bonus ora può arrivare, così, a coprire l’85% della spesa sostenuta. Rimborsabile - questa è l’altra grande novità - in cinque anni, invece di dieci. Con questo sistema il Governo stima di quintuplicare la spesa 2015. Dai vecchi 300 milioni si dovrebbe salire a poco meno di 1,6 miliardi. Anche grazie alla scelta di estendere il bonus agli immobili situati nelle aree in cui sono possibili, ma più rari, gli eventi sismici (zona 3).

Per mettere in sicurezza gli immobili situati nelle aree a rischio si aprono così più strade. E tutte hanno un orizzonte più lungo che in passato, legato agli interventi che saranno realizzati dal primo gennaio 2017 al 31 dicembre 2021. La prima strada è l’intervento sull’abitazione singola. In questo caso viene previsto un bonus del 50%, peraltro non legato a un cambio di classificazione sismica dell’edificio. Se invece l’intervento, da contenere in un tetto di spesa di 96mila euro, permette di migliorare di una o due classi la qualità della risposta sismica, il bonus sale, rispettivamente al 70 e all’80%. Quando l’intervento, poi, viene esteso alle parti comuni di un condominio, le percentuali arrivano al 75% e all’85 per cento.

Il punto, però, è che per ora la possibilità di usufruire delle percentuali massime di bonus resta sulla carta. Mancano infatti le linee guida per la classificazione sismica, su cui dovranno basarsi anche i tecnici che rilasceranno i certificati di conformità degli interventi. La legge di Bilancio fissa il termine al 28 febbraio 2017, ma il ministero delle Infrastrutture spera di chiudere entro fine anno.

Altro punto di incertezza riguarda il meccanismo ideato per includere nel bonus gli “incapienti”. La cessione del credito alle imprese, introdotta nel 2016 per gli ecobonus, non ha funzionato. Soprattutto perché incideva su una situazione di scarsa liquidità dei costruttori. Ora la norma apre anche ad altri soggetti privati. Ma si escludono espressamente banche e intermediari finanziari. Resta il dubbio su quali altri soggetti potrebbero essere interessati a finanziare un’operazione simile.

Oltre ai bonus, c’è da tenere in considerazione anche il Piano nazionale di prevenzione del rischio sismico, finanziato dall’articolo 11 della legge 77/2009. A disposizione c’era circa un miliardo di euro, 965 milioni in sette annualità, da attivare anno per anno tramite ordinanze di Protezione civile: l’ultima, a maggio scorso, ha disciplinato il 2015. Concretamente, sono le Regioni a incassare i fondi e, poi, a girarli ai Comuni, attivando bandi a favore dei privati. Per verificare le opportunità di finanziamento, insomma, è necessario rivolgersi alla propria amministrazione. Considerando però che, in questi anni, ci sono stati molti problemi nel rendere queste risorse effettivamente spendibili.

Una spinta, oltre che dai soldi, potrebbe arrivare dalle semplificazioni. Il fronte più importante, in questa direzione, è quello dell’aggiornamento delle Norme tecniche per le costruzioni, approvate nel 2008 e attualmente in fase di revisione: è il pacchetto di regole che tutti i professionisti devono seguire per realizzare edifici. Le nuove Ntc porteranno un cambiamento decisivo, introducendo parametri separati per l’adeguamento sismico dei fabbricati vecchi. Usando gli stessi criteri del nuovo, come avviene adesso, gli interventi diventano troppo complessi e costosi. Per velocizzare la messa in sicurezza del patrimonio esistente, allora, si introduce uno sconto del 20% nei parametri di progettazione. Un bagno di realismo che dovrebbe aiutare a migliorare lo stato di molte strutture.

«Sul testo è stato acquisito il visto della Protezione civile e del ministero dell’Interno – spiega Massimo Sessa, presidente del Consiglio superiore dei Lavori pubblici -. Adesso siamo alla Conferenza Stato Regioni, dove per lunedì prossimo è in programma la terza riunione. Dopo questo passaggio, mancherà solo una comunicazione a Bruxelles prima del decreto». Il lavoro con le Regioni, per la verità, non sta andando con la velocità auspicata e qualche complicazione sta emergendo soprattutto sulle questioni legate agli aspetti geologici. L’obiettivo, comunque, resta di arrivare al traguardo del decreto ministeriale in poche settimane, al massimo per l’inizio del 2017. «Speriamo di pubblicare il testo e contemporaneamente varare la circolare esplicativa – conclude Sessa -, dando così un quadro completo ai professionisti che dovranno applicare le nuove regole».

© Riproduzione riservata