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Dl Fisco, l’Aula boccia le pregiudiziali. No dei ccommercialisti…

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decreto fiscale alla camera

Dl Fisco, l’Aula boccia le pregiudiziali. No dei ccommercialisti allo spesometro trimestrale

Alla Camera, che nel pomeriggio ha respinto le pregiudiziali di costituzionalità al decreto legge fiscale con 281 no e 165 sì, è partita anche la maratona delle audizioni sul provvedimento destinato a garantire una parte delle coperture per la legge di bilancio 2017. Nel mirino dei commercialisti, rappresentati del presidente del Consiglio nazionale dell’ordine professionale, Gerardo Longobardi, è finito l'obbligo delle comunicazioni analitiche Iva dal 1° gennaio 2017, il cosiddetto “spesometro trimestrale”. «Condividiamo la necessità di contrastare il fenomeno dell'evasione e delle frodi nel settore dell'Iva, anche attraverso l'anticipazione dei controlli da parte dell'Agenzia delle Entrate», ha spiegato Longobardi, ma «esprimiamo la nostra ferma e forte contrarietà all'introduzione dello spesometro trimestrale. Un obbligo del genere non è previsto in nessun Paese ad economia avanzata».

Obbligo sovradimesionato rispetto alle finalità del controllo
«Le esigenze di anticipazione dei controlli - ha insistito il presidente dei commercialisti - sono già soddisfatte dal nuovo obbligo di comunicazione dei dati delle liquidazioni periodiche Iva, da effettuarsi con cadenza trimestrale, che permetterà un riscontro più veloce della correttezza e della tempestività dei versamenti e delle compensazioni effettuate dai contribuenti, senza obbligare l'intera platea dei cinque milioni di soggetti titolari di partita Iva ad una comunicazione analitica, ogni trimestre, dei dati di tutte le fatture emesse e ricevute che costituirebbe un obbligo oltremodo sovradimensionato rispetto alle pur legittime finalità di controllo e di contrasto all'evasione». Il presidente dei commercialisti ha inoltre evidenziato che il previsto aggravio degli adempimenti «contraddice filosofia e finalità del tavolo sulle semplificazioni fiscali voluto dal ministero dell'Economia» al quale la categoria ha «fornito il fattivo contributo negli ultimi due anni».

Sollecitata una drastica riduzione del regime sanzionatorio
Passando alle richieste in vista del passaggio parlamentare del decretro, Longobardi ha sollecitato in particolare una «drastica riduzione del regime sanzionatorio». Da eliminare, ad esempio, sul fronte della comunicazione dei dati delle fatture «la sanzione di 25 euro (con un massimo di 25mila) commisurata alla singola fattura i cui dati siano stati omessi o erroneamente trasmessi, sostituendola con la sanzione unica da euro 500 a euro 1.000 nei casi di omessa trasmissione della comunicazione o di sua incompleta, inesatta o irregolare compilazione, analogamente a quanto previsto per le violazioni relative ai modelli Intrastat, prevedendo peraltro la riduzione alla metà della predetta sanzione nel caso in cui la comunicazione sia regolarmente effettuata con un ritardo non superiore a quindici giorni, fermi restando gli ulteriori benefici in termini sanzionatori in caso di utilizzo dell'istituto del ravvedimento operoso». Secondo Longobardi, infine, «analogo regime sanzionatorio dovrebbe essere previsto anche per l'omessa, incompleta o infedele comunicazione delle liquidazioni periodiche Iva: un differente trattamento per adempimenti similari aventi le medesime finalità non sarebbe giustificabile».

Sindacati Equitalia: no a prove selettive per il personale
I primi a sedersi davanti alle commissioni riunite Bilancio e Finanze, convocate nella Sala del Mappamondo di Montecitorio, sono stati però i appresentanti sindacali del gruppo Equitalia (Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Ugl credito e Uilca), la cui trasformazione in un Ente pubblico economico (dal 1° luglio 2017) costituisce una delle maggiori novità del decreto fiscale. Una, in particolare, la richiesta dei dipendenti della società di riscossione al Parlamento: eliminare le prove selettive previste dal decreto per il personale.

Il decreto fiscale prevede infatti che il personale con contratto di lavoro a tempo indeterminato di Equitalia sia trasferito alla nuova Agenzia delle Entrate-Riscossione «previo superamento di apposita procedura di selezione e verifica delle competenze, in coerenza con i principi di trasparenza, pubblicità e imparzialità». Una ipotesi «sconcertante», per i sindacati, che chiedono la garanzia dello status precedente. In altre parole, la «piena» applicazione dell'articolo 2112 del Codice civile che garantisce ai lavoratori di conservare interamente «la posizione giuridica ed economica maturata», e l’eliminazione della prova dal testo del decreto, in modo che «nessun dipendente del gruppo Equitalia sia chiamato a dover superare alcuna prova per continuare serenamente nel suo rapporto di lavoro».

l’Ad Ruffini: procedura di selezione «incoerente e ripetitiva»
Sentito in mattinata subito dopo i sindacati, anche l'amministratore delegato di Equitalia, Ernesto Maria Ruffini, ha messo in guardia le commissioni dal rischio di prevedere una prova selettiva per i suoi dipendenti. Fin dal suo esordio, ha ricordato Ruffini, Equitalia «ha sempre selezionato e assunto tutti i dipendenti previo superamento di specifiche procedure di selezione, improntate ai principi di pubblicità, trasparenza e imparzialità». Per questo, una nuova selezione «si configurerebbe come ripetitiva e rischierebbe di essere addirittura incoerente rispetto alla ratio complessiva dell'intervento, che punta a garantire una piena continuità del servizio di riscossione attraverso le risorse attualmente dedicate a tal fine». Molto meglio approfittare della trasformazione di Equitalia per avviare una «operazione di verifica trasparente delle competenze possedute e delle esperienze maturate dalle risorse» attraverso «una ricognizione volta alla loro più idonea riallocazione nel modello organizzativo della nuova Agenzia delle entrate - Riscossione, che ne assicuri la valorizzazione e le singole professionalità».

Ruffini: nel 2017 gettito in crescita grazie a rottamazione
Più ottimista invece il passaggio sul gettito erariale connesso rottamazione delle cartelle Equitalia prevista dal decreto fiscale. Per l’Ad Equitalia gli incassi della definizione agevolata - concentrati nel 2017 per la «possibilità di dilazionare l'importo richiesto in 4 rate», l'ultima delle quali con scadenza al I trimestre 2018 - registreranno «un sensibile incremento». Più in generale, la riforma che interessa Equitalia risponde a esigenze di «razionalizzazione» che garantiranno «economie di scala» e «comunicazioni più tempestive». Il ricorso a «un'unica e identica base informativa» per riscossione ed entrate eviterà «l'esperimento di procedure già in partenza infruttuose». Sempre sul fronte rottamazione, Ruffini ha auspicato l’introduzione nel decreto fiscale di «specifiche disposizioni relative alla periodicità e alle scadenze delle singole rate». Opportuno anche precisare, «per le dilazioni già in essere, gli effetti della dichiarazione di adesione alla definizione agevolata con riferimento alle scadenze di versamento successive al 31 dicembre 2016», ha concluso l'ad di Equitalia.

Stop verifiche «a fari spenti», ora pignoramenti mirati
In altre parole, la razionalizzazione degli strumenti a disposizione permetterà alla riscossione di diventare «più efficace», e al nuovo ente di non agire più «a fari spenti e con modalità inutilmente invasive». Ruffini ha sottolineato in particolare gli effetti positivi attesi dalla disponibilità delle banche dati prevista dal decreto fiscale, che consentirà pignoramenti mirati, ad esempio sui conti correnti, grazie «all'accesso alle informazioni sulla consistenza effettiva del rapporto finanziario».

“Equitalia ha riscosso complessivamente oltre 70 miliardi di euro destinati all'Agenzia delle Entrate, all'Inps e alle casse di migliaia di enti e di Comuni che si avvalgono dei nostri servizi di riscossione”

Ernesto Maria Ruffini. Ad Equitalia 

Nei suoi dieci anni di attività, ha spiegato Ruffini ai commissari, «il gruppo Equitalia ha riscosso complessivamente oltre 70 miliardi di euro destinati all'Agenzia delle Entrate, all'Inps e alle casse di migliaia di enti e di Comuni che si avvalgono dei nostri servizi di riscossione e con una diminuzione del costo per euro riscosso da 0,331 del 2005 a 0,12 del 2015».

Greco (Pg Milano) “promuove” la Vd-bis: non è un condono
Tra i temi delle audizioni anche la voluntary disclosure bis, altro pilastro del decreto fiscale, norma promossa dal Pg di Milano, Francesco Greco, che ha sottolineato la diversità di questa procedura per il rientro dei capitali detenuti illegalmente all’estero da «strumenti vetusti come condoni o scudi fiscali», al punto da far parte dei programmi monitorati dall'Ocse. Per migliorare i risultati in termini di gettito per l’erario, la Vd-bis dovrebbero però essere «affiancati da un “'enforcement'“da parte dello Stato», una «pressione» sugli evasori per convincerli ad aderire. Greco ha fatto l'esempio di «un patteggiamento con una banca svizzera chiuso a Milano con il pagamento di 113 milioni. Sotto la nostra guida Guardia di Finanza e Agenzia delle Entrate hanno fatto un controllo sui clienti che non avevano fatto la voluntary, su una lista di 15mila persone. Questi controlli hanno portato a un incasso ulteriore di 240 milioni». Secondo il magistrato non serve «una norma ma basta dare direttive precise agli organi dello Stato», e forse servirebbe una «raccomandazione» in questo senso da parte del Parlamento.

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