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Migranti, almeno 239 dispersi al largo della Libia in due naufragi

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salvate 29 persone

Migranti, almeno 239 dispersi al largo della Libia in due naufragi

(Afp)
(Afp)

Sarebbero almeno 239 le vittime dell'ultima strage nel Mediterraneo, ieri, quando sono stati salvati ventinove migranti e recuperati dodici cadaveri da un gommone semi-affondato, 25 miglia a nord delle coste libiche. La cifra la fornisce la portavoce dell'Unhcr Carlotta Sami che ha raccolto a Lampedusa la testimonianza di alcuni superstiti che hanno riferito di due naufragi. «I superstiti parlano di due nuovi naufragi. Mancano almeno 239 persone», afferma.

I sopravvissuti hanno detto che nonostante le cattive condizioni meteo sono stati costretti comunque a prendere il mare. I 29 giunti a Lampedusa erano sotto
shock e alcuni di loro non si reggevano in piedi. Intanto, al centro d'accoglienza dell'isola ci sono circa 700 ospiti, mentre resta ancora inutilizzabile un'ala della
struttura che lo scorso maggio ha subito l'ennesimo incendio. Il centro, in questo momento, potrebbe ospitare non più di 350 persone.

Mattarella: migranti emergenza umanitaria secolo
Numeri drammatici, quelli della strage di migranti secondo il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, che rappresenta «l'emergenza umanitaria di questo inizio secolo». Si tratta di un fenomeno, ha aggiunto il capo dello Stato, «le cui dimensioni forse non sono state ancora comprese appieno», rimarcando «la meritoria opera quotidiana che i nostri militari prestano a fronte della grave crisi migratoria».

Recuperate oggi oltre 700 persone in mare
Il gran numero di partenze di imbarcazioni dalle coste nordafricane, in prevalenza libiche, viene confermato dalla quantità di persone che ogni giorno vengono recuperate in mare. Oggi quelli tratti in salvo nel Mediterraneo centrale sono 766, frutto di 7 diverse operazioni di soccorso coordinate dalla
Centrale operativa della Guardia Costiera a Roma. Nella stessa serie di operazioni è stato recuperato anche il cadavere di una donna. I migranti, a quanto si è saputo, si trovavano a bordo di 5 gommoni, 1 barchino e 1 natante a vela.

Amnesty: casi tortura da polizia in hotspot italiani
Intanto vanno registrate polemiche e smentite dopo il report di Amnesty che denunciava presunte violazioni di diritti umani, con casi di pestaggi, maltrattamenti ed espulsioni illegali negli hotspot italiani, i centri di registrazione dei migranti. Secondo Amnesty, i poliziotti italiani hanno fatto in alcuni casi ricorso a pratiche “assimilabili a tortura” per ottenere le impronte digitali dei migranti, Amnesty International.

Morcone (Viminale): falsità in report Amnesty
Il primo a replicare senza mezzi termini è stato il prefetto Mario Morcone, capo del Dipartimento del Viminale sull'immigrazione, che ha bollato come “cretinaggini” quelle contenute nel report dell'organizzazione per i diritti umani. «Che le forze di polizia operino violenza sui migranti è totalmente falso. Sono rimasto sconcertato - ha detto -. Negli hotspot - ha aggiunto Morcone - sono presenti rappresentanti dell'Alto commissariato per i rifugiati e dell'Oim: o si sono distratti, o Amnesty sta facendo un'operazione a Londra, perché
è lì, e non in Italia, che Amnesty costruisce i suoi rapporti».

Gabrielli: nessuna violenza negli hotspot italiani
Netta la smentita anche del capo della polizia, Franco Gabrielli: «Le informazioni di cui si avvale il rapporto di Amnesty fanno riferimento a presunte testimonianze raccolte in forma anonima di migranti che non risiedevano in alcun hot spot. Pertanto, a tutela dell’onorabilità e della professionalità dei tanti operatori di polizia che con abnegazione e senso del dovere stanno affrontando da lungo tempo questa emergenza umanitaria, smentisco categoricamente che vengano utilizzati metodi violenti sui migranti sia nella fase di identificazione che di rimpatrio».

Nessuna marcia indietro di Amnesty
Ma Amnesty non fa nessuna marcia indietro, difende il proprio report, definito «un lavoro di ricerca molto serio, frutto di centinaia di ore di colloqui con rifugiati e migranti, autorità e operatori di organizzazioni non governative svoltisi in dieci diverse città italiane», «messo a disposizione delle nostre autorità con largo anticipo sulla data di pubblicazione». Nel documento si sostiene che le pressioni della Ue affinché l'Italia usi la “mano dura” nei confronti dei migranti hanno dato luogo a espulsioni illegali, maltrattamenti e «detenzioni arbitrarie», pestaggi, con l’uso di manganelli elettrici e in qualche caso umiliazioni sessuali.

Ue: no violazioni in hotspot Italia
Un quadro agghiacciante che, però, è la stessa Ue a smentire, tramite Natasha Bertaud, portavoce per l'Immigrazione della Commissione: «Non ci è stato riportato nulla di tutto ciò», ha dichiarato. Quindi, alla Commissione europea non risulta che negli hot spot italiani si sia verificata alcuna delle violazioni dei diritti fondamentali dei migranti.


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