Italia

Nel pacchetto di fondi un mix pubblico-privato

  • Abbonati
  • Accedi
IL FOCUS

Nel pacchetto di fondi un mix pubblico-privato

Un pacchetto anti-sismico da 6 miliardi, nei provvedimenti per l’emergenza e nella manovra per la prevenzione, mette in alleanza le risorse pubbliche e gli incentivi fiscali agli investimenti privati.
I calcoli elaborati da Via XX Settembre servono a definire il peso delle misure messe in cantiere per l’emergenza prima e la riqualificazione anti-sismica degli edifici pubblici e privati poi, ma anche a mettere i puntini sulle «i» sul confronto con l’Europa.

La discussione con Bruxelles ruota intorno ai 2,8 miliardi di differenza fra i 600 milioni messi a bilancio per la ricostruzione delle aree colpite, e in via di riconoscimento europeo, e i 3,4 miliardi che l’Italia chiede di svincolare da Patto e deficit strutturale perché destinati a finanziare un piano «eccezionale» di interventi di prevenzione a livello nazionale. La trattativa, è il messaggio implicito nei numeri ministeriali, si gioca sulla sostanza, e non è una mossa strumentale per ottenere deficit da destinare ad altro.

I numeri, comunque, sono il nocciolo della questione, e nascono da due piani diversi. Il primo è rappresentato dai fondi messi a disposizione per tamponare e gestire l’emergenza di questo terremoto a tappe che, oltre a fiaccare la resistenza anche psicologica della popolazione, ha imposto una rincorsa normativa. Dopo la prima scossa del 24 agosto sono intervenute tre delibere del consiglio dei ministri, che hanno messo sul piatto 130 milioni in tutto, e il decreto terremoto (il 189 del 17 ottobre) che ora accelera l’esame in Parlamento e ha stanziato 266 milioni per quest’anno e altri 200 per il prossimo.

I numeri più importanti arrivano però dalla legge di bilancio 2017, in un elenco che si apre con i 600 milioni di contributi e crediti d’imposta dedicati alla ricostruzione delle aree colpite dalle scosse di agosto e di ottobre. Nella lettura del governo, la stessa proposta nel programma di bilancio e nella lettera inviata a Bruxelles in risposta alla commissione, il conto si deve aprire anche agli spazi finanziari per gli investimenti aggiuntivi nazionali e locali messi a disposizione dalla manovra. In questa chiave, un ruolo di primo piano è assegnato al fondo investimenti e infrastrutture (articolo 21 del disegno di legge) che vale 1,9 miliardi per il prossimo anno (in crescita fino ai 3,5 miliardi nel 2019, per attestarsi a 3 miliardi all’anno dal 2020) e che ha la «prevenzione del rischio sismico», la «difesa del suolo» e gli interventi sul «dissesto idrogeologico» fra i propri compiti istituzionali. Per regioni ed enti locali la questione investimenti passa dalle nuove regole sul pareggio di bilancio, che torna a permettere di conteggiare fra le entrate il «Fondo pluriennale vincolato» di ogni amministrazione e prospetta spese aggiuntive da 600 milioni nel 2017 secondo i calcoli dell’Economia.

Queste risorse pubbliche, che si aggiungono ai fondi già stanziati e inseriti nei tendenziali 2017, si completano però con gli investimenti dei privati per la sicurezza anti-sismica degli edifici. Lo strumento è quello degli incentivi fiscali, a partire dal sisma-bonus che nel 2014 (ultimi dati disponibili e riportati nella relazione tecnica alla manovra) ha attivato spese per 300 milioni, ma che secondo le stime governative nella nuova versione rafforzata (detrazione fino all’85% utilizzabile in cinque anni) potrà spingere gli investimenti a quota 1,6 miliardi. Il peso degli incentivi fiscali sul bilancio pubblico dipende ovviamente dalla loro diluizione nel tempo: il primo effetto importante, frutto delle prime rate degli interventi del prossimo anno, è rappresentato dai 737,5 milioni calcolati per il 2018, ma il picco (nel 2022) dovrebbe superare i 2 miliardi.

© Riproduzione riservata