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Dossier | N. 118 articoliReferendum costituzionale

Referendum, Salvini invita in piazza Grillo e D’Alema. Di Maio chiude: no accozzaglie

Prove di intesa tra le opposizioni per la campagna sul referendum costituzionale del 4 dicembre. Con una richiesta di sinergie al M5s da parte del Carroccio, respinta però al mittente dal pentastellati. «Tutti coloro che hanno un'idea d'Italia diversa rispetto a quella di Renzi sono invitati, anche D'Alema e Grillo: la nostra piazza è aperta» ha detto il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini, parlando della manifestazione di sabato prossimo a Firenze per sostenere il No al referendum nel corso di un'intervista a Lady Radio.

Referendum, Di Maio a Salvini: no accozzaglie
Immediato il «no grazie» del M5s. «No alle accozzaglie fra sigle e capi di partito», sì a «un fronte popolare» fra la gente alle urne per votare no al referendum costituzionale. Questa da Londra la secca risposta di Luigi Di Maio (M5S) all’idea di Matteo Salvini d’una manifestazione congiunta del No. «I fronti popolari li fa il popolo italiano», insiste Di Maio. E aggiunge: «Noi siamo l'unica forza politica che sempre ha detto no a questa riforma e la campagna
referendaria la facciamo come M5S».

Salvini: sabato mi aspetto la piazza piena
«Mi hanno chiesto se mi aspetto 10 mila persone, io dico che ci interessa avere la piazza piena», ha spiegato Salvini presentando la manifestazione in programma in piazza Santa Croce. «Mi aspetto la piazza piena. dal Veneto alla Puglia ci sono 250 pullman, ci sono i treni e Nardella sarà contento perchè le persone verranno a farsi il week end a Firenze e pagheranno la tassa di soggiorno. Ad ora hanno aderito più di 300 sindaci», ha concluso Salvini.

Sale la tensione nel Pd
Intanto è sempre alta la tensione in casa dem. L'eco del «fuori, fuori» urlato alla Leopolda è risuonato anche ieri. Stavolta però Matteo Renzi a chi invocava il «cacciali tutti» ha risposto: «Noi non cacciamo nessuno», ha detto il premier,intervenenuto a una manifestazione per il Sì a Frosinone. Parole che non bastano certo a mettere la sordina a uno scontro che con l'avvicinarsi del 4 dicembre diventa sempre più duro. Pier Luigi Bersani, pur tornando a ripetere da Palermo dove è in campagna per il No, che «il Pd è casa mia», in un post su Facebook ha lasciato intravedere per la prima volta la possibilità della scissione: «Io dico “dentro, dentro”, ma se il segretario dice “fuori fuori” bisognerà anche rassegnarsi a un certo punto».

La mediazione di Cuperlo
Il tentativo portato avanti da Gianni Cuperlo, che nei giorni scorsi ha raggiunto con la maggioraza dem l'accordo sulle modifiche all'Italicum, sembra aver già esaurito le possibilità per arrivare a una ricomposizione. «Renzi lavori per non spezzare il filo, altrimenti la responsabilità della rottura sarà sua», avverte l'esponente della minoranza dem con riferimento a quanto avvenuto alla Leopolda. A rispondergli è il sottosegretario alla presidenza Luca Lotti: «Noi abbiamo lavorato per cercare unità, come dimostra anche la vicenda della legge elettorale. Poi se qualcuno vuole fare oggi al Pd ciò che D'Alema e Bertinotti fecero all'Ulivo se ne assumerà la responsabilità».

La strategia di Renzi
Renzi intanto tira dritto nonostante i sondaggi continuino a confermare il vantaggio del No. L'obiettivo del premier è sempre più quello di mettere in evidenza l'eterogeneità del fronte del No: Berlusconi e Magistratura democratica, D'Alema e De Mita, Grillo e Casapound. Il 95% degli italiani, è convinto il premier, è «d'accordo nel merito» della riforma ma un terzo ancora non sa che cosa si vota. Dopo la tappa a Frosinone e Latina, oggi il premier ha proseguito il tour in quattro diverse Regioni. In questi ultimi giorni nei ragionamenti del premier occupa sempre più spazio anche il tema della necessità per l'Italia di avere un governo forte. E lo scontro con Juncker sulla manovra va letto anche in questo senso.

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