Si allarga ancora il divario tra il premier Pd Matteo Renzi e la minoranza interna dem, già evidente nel week end per il no dei bersaniani all’accordo raggiunto nella commissione del Pd sulle modifiche alla legge elettorale. In sintesi, il superamento del ballottaggio, l’adozione di un sistema di collegi elettorali e l'elezione dei senatori. A confermare l’opposizone all’intesa è lo stesso Pierluigi Bersani, che a margine di un dibattito sul referendum organizzato dal centro Pio La Torre a Palermo si dice «preoccupato per l'incrocio tra il referendum e l'Italicum, con un ”governo del capo” e parte del Parlamento nominato. Non sto parlando di noccioline».
Bersani: dal Pd arroganza e sudditanza
Torna quindi ad aleggiare il rischio di una scissione in casa dem, anche se Bersani sembra intenzionato a resistere: «Il partito è casa mia e non lo lascerò mai. E per cacciarmi non basta una Leopolda, ci vuole l'esercito». Alla convention dei renziani, osserva ancora Bersani, «ho notato qualcosa che non ho mai notato nel Pd, che è sempre stato un partito plurale, dove la gente ragiona con la propria testa, dove si cerca la sintesi, a volte anche faticosa. Invece vedo che prende la piega di un partito che cammina su due gambe: arroganza e sudditanza».
Renzi placa platea: noi non cacciamo nessuno
Pronta la replica di Renzi. A Frosinone per una manifestazione sul referendum dal pubblico qualcuno urla e il premier replica: «Buoni, buoni. Noi non cacciamo nessuno». E su D'Alema aggiounge: «La domanda su D'Alema è un evergreen. Il quesito non è su D'Alema». Poi spiega: «Il nostro obiettivo non è andare contro qualcuno ma fare una battaglia nell'interesse dei nostri figli e pensiamo che una parte dei dirigenti del passato si sia occupata molto di se stessa e delle poltrone e meno dei nostri figli e nipoti. Ma noi facciamo politica per loro». Inoltre, Renzi ribadisce: la vecchia guardia «ha fallito e ha dimostrato l'incapacità». E dice “no” a «un sistema in Italia in base al quale chi non ce l'ha fatta poi fa di tutto perché fallisca anche chi viene dopo, in modo tale che si rimanga nella palude e nel pantano».
«Fronte del no tenta spallata»
Renzi nell'ultimo libro di Vespa afferma che «la maggioranza della
sinistra sta con me» e nella enews accusa: «Il fronte del No tenta la spallata al governo, ma l'Italia non si cambia con i no».
Boschi: Bersani spieghi perchè vota No
Al premier dà man forte la ministra per le Riforme Maria Elena Boschi, che, incontrando gli studenti della Luiss, incalza: «Il 4 dicembre dovrete scegliere tra
questa riforma e l’attuale sistema» e non un’altra riforma, pur perfetta, che magari avete pensato». Boschi invita a un approccio «pragmatico, di realismo».
E a “Otto e mezzo” su La7, da un lato ribadisce: «I partiti che mandano via le persone sono altri, non è il Partito democratico». Dall’altro incalza Bersani: «Deve trovare un modo - attacca - per spiegare ai nostri volontari, agli iscritti e ai cittadini come mai ha votato tre volte sì alla riforma in Parlamento e poi ha cambiato idea e vota no. Stanno cercando di fare quello che fecero D'Alema e Bertinotti» con Prodi.
Bersani: no rivalse ma tanti lasciano partito
«Il No una rivalsa? Ne dice tante Renzi... no ho alcuna rivalsa da fare, non ho nulla da chiedere, con questa propaganda qui non si va da nessuna parte» assicura nel pomeriggio Bersani, a Ragusa dopo essere stato a Palermo per la campagna per il No al referendum costituzionale. L'ex segretario del Pd bolla come «sciocchezze» le accuse di lavorare per dividere il partito. E afferma: «Io sto disperatamente cercando di tenere dentro quelli che non ci stanno». E aggiunge: «Abbiamo un problema: senza dirgli “fuori fuori” c'è un sacco di nostra gente che se ne va. Io sto cercando di dire “dentro dentro”».
Cuperlo: logica di rottura limite Renzi
Tenta una mediazione Gianni Cuperlo, esponente della minoranza dem che due giorni fa ha sottoscritto, strappando di fatto con l’area di Bersani e Speranza, il documento che rivede i pilastri della legge elettorale. Cuperlo oggi, determinato a evitare spaccature, non risparmia una dura stoccata al premier. «I limiti più grandi della stagione renziana - sostiene - è quella di una politica fondata spesso sulla logica della rottura». Ma se il Pd dovesse prendere la strada della divisione «la colpa di una sconfitta storica ricadrebbe per primo» su Matteo Renzi. E aggiunge: «Sentivo e sento il dovere di provare a non spezzare il filo che fa stare assieme una comunità, nonostante le differenze che sono profonde. Vedo però che questa fatica si colloca all'opposto di chi urla “fuori fuori” verso un pezzo del nostro popolo. Considero quella reazione, di tanti o pochi che sia, qualcosa di intollerabile»
Confermato il No al Referendum
Ai cronisti Bersani conferma anche la linea dei suoi, già espressa nei giorni scorsii dall’ex capogruppo dem a Montecitorio Roberto Speranza, e rafforzata dall’ostilità della platea della Leopolda reanziana, che ieri ha accolto al grido di “Fuori! Fuori!” gli affondi del premier contro la minoranza. Confermato quindi il voto contrario al prossimo referendum del 4 dicembre sulla riforma costituzionale. Il No al referendum, spiega Bersani, «è un modo per far saltare l'Italicum, il resto sono chiacchiere», ribadisce Bersani: «Su quel foglietto c'è scritto stai sereno, ma io voto no». Poi l’ex segretario dem torna sul documento di stintesi approvato dalla commisisone per le modifiche alla legge elettorale. «Un partito che è al governo e ha la maggioranza in Parlamento e pone la fiducia sull'Italicum non può certo cavarsela con un foglietto fumoso. Penso che Renzi voglia tenersi mano libere, altrimenti ci sarebbe stato qualcosa di serio».
Guerini: «Posizione strumentale, Bersani sconcerta nostri elettori»
A stretto giro, l’uscita di Bersani provoca la replica del vicesegretario Pd Lorenzo Guerini. «Mi sembra una posizione molto strumentale», attacca in una intervista al Giornale Radio Rai, perchè «in questi giorni abbiamo lavorato per trovare un'intesa sulla legge elettorale, e mentre lo facevamo tutti i giorni fioccavano dichiarazioni che puntavano a sabotare questo tentativo. Credo che bisognerebbe misurare le parole. E provare a spiegare la coerenza rispetto a voti che sono stati dati in Parlamento. Bersani ha votato la riforma in tutte le sue letture, vedere un cambio di opinione crea sconcerto nel nostro elettorato e nella base».
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