
Dopo la decisione del tribunale di Milano, che ha respinto i ricorsi presentati dall’ex presidente della Consulta Valerio Onida sul quesito referendario, entra sempre più nel vivo la campagna referendaria. A meno di un mese dalla data del 4 dicembre, lo scontro si fa sempre più duro sconti tra opposti schieramenti . «Il No non è per conservare l’esistente ma per cambiare davvero, per poter realizzare una riforma costituzionale che sia veramente utile al Paese, e non solo a Renzi e al Pd» ha scritto oggi il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, che però non sarà domani alla manifestazione organizzata dalla Lega Nord per il No al referendum costituzionale.
Berlusconi: No per fare riforma utile al Paese
«La riforma di Renzi - ha sottolineato l’ex Cavaliere - è nata come un abito su misura per lui e per il suo partito, riduce gli spazi di democrazia senza ridurre i costi né le inefficenze» e «potrebbe portare ad effetti molto pericolosi» fino alla «negazione della democrazia». Berlusconi ha affermato poi che «il governo ha fallito», sostenendo la necessità che «dopo la vittoria del No, con una legge elettorale diversa, si ridia la parola agli italiani». E ha assicurato che «il centro destra è unito nella battaglia per il No». E che si tratta di «un dato politico importante per oggi e per il futuro».
Salvini: diamo una casa a chi non vota più
Sarà. Sta di fatto che Berlusconi non sarà domani alla manifestazione organizzata dalla Lega Nord per il No al referendum costituzionale. Una decisione che il segretario della Lega Matteo Salvini, apertamente in campo per la leadership del centrodestra, non ha gradito. «Diciamo che negli ultimi anni Forza Italia ha spesso e volentieri guardato indietro più che guardato avanti» ha detto Salvini a Rtl102.5. E ha aggiunto: «Ci sono tanti elettori di Forza Italia che non votano più perché hanno perso la fiducia in un progetto chiaro e noi, a chi non vota più perché schifato dai cambi di partito, di idea, di alleanza e di poltrona, vogliamo dare un progetto e una casa».
Comitati 'No': Mattarella e Gentiloni ci ricevano
La battaglia referendaria si gioca anche sul voto degli italiani all’estero. Ha suscitato polemiche la lettera che il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, invierà in questi giorni agli italiani all’estero. La lettera spiega le modalità di voto per posta e invita ad esprimersi sul referendum, votando Sì. Una iniziativa alla quale hanno replicato con durezza i Comitati del no. «A nome di quindici comitati per il No al referendum costituzionale, di differente orientamento politico», Gaetano Quagliariello ha annunciato di aver «chiesto ufficialmente un incontro urgente al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e al ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, al fine di rappresentare le gravi preoccupazioni in ordine alla correttezza della competizione referendaria, con particolare riferimento al voto degli italiani residenti all'estero». L’iniziativa del premier non è piaciuta a Forza Italia che ha parlato di iniziativa «grave» e ha chiesto l’intervento del Presidente della Repubblica.
Anche la capogruppo di Sinistra italiana e presidente del Gruppo Misto al Senato, Loredana De Petris, ha presentato una interrogazione sul voto degli italiani all’estero soggetto, secondo lei, a possibili irregolarità. «È preciso dovere del governo mettere il voto del 4 dicembre al riparo da ogni rischio di brogli o di errori e informare il Parlamento di cosa intende fare con la massima urgenza per sanare la situazione» ha sottolineato De Petris.
Farnesina: impegno per voto corretto all'estero
Sulla vicenda del voto degli italiani all’estero è intervenuta la Farnesina per spiegare che «gli uffici competenti della Farnesina e della rete diplomatico consolare con il Ministero dell'Interno sono impegnati, come nelle precedenti tornate elettorali, per assicurare il corretto svolgimento dell'imminente consultazione referendaria». L’intervento è arrivato dopo l’articolo pubblicato oggi dal Fatto Quotidiano, nel quale l’ambasciatrice Cristina Ravaglia rivolgensi allora ministro degli Esteri Terzi all’indomani delle elezioni politiche del 2013, affermò che il sistema di voto degli italiani all'estero è «totalmente inadeguato».
Onida: giudice ha fatto mestiere Consulta
Intanto l’ex presidente della Consulta Valerio Onida non ci sta alla bocciatura del suo ricorso sul quesito referendario (di cui chiedeva lo spacchettamento). E al
giudice el Tribunale civile di Milano che lo ha respinto, ha contestato di essere entrato nel merito arrogandosi i poteri della Corte. «La motivazione del giudice appare “faticosa” perché assomma diverse ragioni tra di loro non complementari, ma alternative, di natura processuale. E poi entra nel merito e fa il mestiere della Consulta», ha dichiarato Onida al Corriere della Sera, annunciando il ricorso in Cassazione.
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