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Dossier | N. 118 articoliReferendum costituzionale

Renzi: sul referendum la partita è aperta. Jobs Act la legge che ha inciso di più

Mille giorni alla guida del Governo, un numero tondo che equivale a più di due anni e mezzo da inquilino a Palazzo Chigi. Nel carosello di impegni che contraddistingue la marcia di avvicinamento al referendum del 4 dicembre (stamani Berlino per il G7, a seguire un seminario degli alfaniani nella Capitale, stasera Bari per promuovere le ragioni del Sì) il premier trova lo spazio per una conferenza stampa “celebrativa” sui risultati raggiunti da presidente del Consiglio dei ministri. Si parte con l'economia, nodo cruciale in tempi di crisi. Gli occupati, sottolinea Renzi ai giornalisti citando i numeri riassunti in 4 slide «sono 656mila in più, 487mila di questi sono dipendenti a tempo indeterminato. Gli inattivi sono meno 665mila, -1,1% il tasso di disoccupazione, -5,9 quella giovanile». Per il premier sono Istat, quindi indiscutibili. Molto resta da fare sul fronte dell'occupazione ma «è giusto evidenziare» quanto fatto «insieme alle 157 crisi occupazionali risolte in questi mille giorni».

Su referendum «la partita è aperta»
Poi c’è il tema caldissimo delle riforme, in particolare quella del bicameralismo. Renzi ricorda che il suo Governo «è nato per fare le riforme costituzionali, le abbiamo fatte e deciderà il cittadino se vanno bene o no. Nostro compito era anche portare a casa la ripartenza che va ancora piano ma è molto più forte di prima». Il 4 dicembre si avvicina, e Renzi ammette che sul referendum confermativo «la partita è aperta».

“Al referendum gli italiani sceglieranno in base al quesito. Abbiamo sgombrato il campo dai temi della deriva autoritaria e del combinato disposto con la legge elettorale”

Matteo Renzi, presidente del Consiglio 

Il No è oggi in testa nei sondaggi, ma «abbiamo visto che non sempre i sondaggi ci azzeccano», sottolinea il premier-segretario, convinto che gli italiani «sceglieranno in base al quesito». Infatti, prosegue, «abbiamo sgombrato il campo dai temi della deriva autoritaria e del combinato disposto con la legge elettorale». Da riformatore quale si definisce considera invece «naturale» la fibrillazione dei mercati: «È ovvio che con il Sì va su il Pil, con il no va su lo spread. Ma non è questa la carta che il Governo intende giocare».

La sorte del Governo se vince il no? Il premier cita Battisti
La domanda d’obbligo che arriva dai giornalisti è quella sul futuro dell’Esecutivo in caso di una sconfitta del No alle urne. Per Renzi, in questo caso, «cosa accadrà al Governo lo scopriremo solo vivendo», ma di una cosa si dice certo: che il referendum può «segnare il cambiamento per l'Italia». Il suo Governo - insiste - «è nato per cambiare, ove i cittadini bocciassero queste riforme verificheremo la situazione politica. Continuo a pensare che ci sia nella pancia profonda del Paese una voglia di cambiamento, sono convinto che tutto si deciderà per come sarà fatto l'ultimo miglio di campagna elettorale». Lui è ottimista anche per quanto riguarda l’affluenza: «Penso che voteranno in tanti».

Banche, Renzi conferma: nessuno perderà un centesimo
A una omanda sugli interventi per il settore del credito Renzi spiega che il Governo «non risolve le questioni di una singola banca» ma si occupa di «difendere i correntisti, cosa che abbiamo fatto e per cui confermo l'impegno. Nessuno perderà un centesimo del proprio conto corrente». Renzi rassicura sul rispetto di questo impegno nei prossimi mesi, « nonostante non si sia fatta una bad bank o un intervento pubblico nel sistema in passato, come in Spagna e Germania».

«Jobs Act la legge che ha inciso di più»
Alla domanda su quale riforma o norma sia da considerare la più importante della sua azione di governo il premier cita la riforma del mercato del lavoro. Il Jobs Act, spiega Renzi ai giornalisti, «non è la migliore legge possibile ma è quella che ha inciso di più, perchè ha fatto ripartire l'occupazione, purtroppo soltanto al Nord. Dobbiamo farla ripartire anche al Sud». Più in generale, il premier reputa le sue leggi miglio quelle che definisce «da boy scout», ovvero quelle che hanno inciso «sul sociale». «Ci sono tantissime cose che ho da rimproverarmi - prosegue il presidente del Consiglio - ma finalmente c'è un Paese che le cose le fa». Ora «nessuno mette in dubbio il fatto che oggettivamente l'Italia si è rimessa in moto», aggiunge il capo del Governo.

Il referendum? Si vince con 15 mln di voti, l’affluenza sarà al 60%
La giornata campale del premier, prima della trasaferta a Bari, prosegue con un passaggio a “Otto e 1/2”, in onda su La7. Qui Renzi si lancia in una previsione sul referendum, che «si vince con 15 milioni di voti, questa è la scommessa». E spiega che il 4 dicembre «ci sarà il 60% di affluenza, questa è la mia modesta opinione». Renzi parla anche del “caso De Luca”, il governatore della Campania che ha insultato pesantemente la collega di partito Rosy Bindi («quello che fece è stata una cosa infame, da ucciderla») per averlo definito «l’unico impresentatabile» parlando della sua candidatura alle ultime elezioni Regionali. «Credo che Vincenzo De Luca debba chiedere scusa a Rosy Bindi. E' del tutto inaccettabile la frase che ha pronunciato», spiega Renzi che però respinge chi associa il presidente della Campania alla mafia: «La frase su Bindi è indifendibile ma De Luca è un campione della lotta alla mafia e alla camorra nel suo territorio», sottolinea il premier.

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