Un forte picco della volatilità del mercato azionario italiano è atteso all'inizio di dicembre in corrispondenza con il referendum costituzionale. Lo scrive la Banca d'Italia nel rapporto sulla stabilità finanziaria. La volatilità è misurata sui prezzi delle opzioni sull'indice azionario; da un grafico pubblicato nel rapporto si vede un picco della volatilità implicita che a dicembre balza oltre il 4 per cento. Dall'inizio dell'anno, osserva il rapporto di via Nazionale, c'è un differenziale elevato tra la volatilità implicita del mercato italiano e quella dell'area dell'euro. La forbice si è aperta all'inizio di quest'anno quando sono iniziate le vendite massicce sui titoli delle banche italiane. L'indice azionario, sottolinea via Nazionale, «continua a risentire della debolezza del settore bancario, per il quale le valutazioni degli investitori sulla redditività si mantengono sfavorevoli».
La ripresa economica in Italia, seppure debole, favorisce il riequilibrio dei bilanci delle banche. Diminuiscono sia il flusso di crediti deteriorati sia il peso della loro consistenza sul totale dei prestiti. La posizione patrimoniale migliora, anche se con gradualità, e le condizioni di liquidità si mantengono nel complesso favorevoli. La ripresa dell'economia italiana però non si sta riflettendo sulla crescita del credito bancario. Il rapporto mostra anzi come l'indicatore del rapporto tra credito bancario e Pil (credit-to-gdp ratio) sia nettamente peggiorato a novembre rispetto a sei mesi fa. Lo scostamento del rapporto tra credito bancario e pil dal suo trend di lungo periodo è negativo di circa sette punti percentuali secondo il modello sviluppato dalla Banca d'Italia (l'indicatore era positivo di oltre il 2% ancora nel 2012). Rispetto al dato diffuso ad aprile (-5%) c'e' un netto peggioramento e le stime della Banca d'Italia non lasciano presagire un'accelerazione del credito bancario nè nel 2017 nè nel 2018.
Bankitalia si è soffermata anche sul caso bancario più delicato del momento, quello di Mps. Monte dei Paschi, afferma Via Nazionale, sta cercando di realizzare un piano «complesso» e «i rischi di attuazione derivano principalmente dall'elevata volatilità che ha di recente caratterizzato i mercati azionari». Il rapporto ricorda, prima di descrivere per sommi capi le caratteristiche dell'operazione che Rocca Salimbeni sta cercando di realizzare (cessione dell'intero portafoglio di sofferenze da coprire con un aumento di capitale da 5 miliardi), l'antefatto che ha portato all'adozione di quel piano «complesso»: la bocciatura allo stress test di luglio.
Mps è stata l'unica banca del campione a fallirlo nella situazione di stress (il Cet1 risultava addirittura negativo, ndr). Risultato negativo che secondo via Nazionale è dipeso «in larga misura» dalla metodologia utilizzata dall'Eba che «mal si adatta» a una banca come Mps per la quale «è in corso una profonda ristrutturazione».
(Il Sole 24 Ore Radiocor)
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