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Il ciclismo popolare delle 4mila corse

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Il ciclismo popolare delle 4mila corse

(LaPresse)
(LaPresse)

Il ciclismo può fare da traino al turismo e all’economia. Lo ha ricordato appena qualche giorno fa il presidente del Coni, Giovanni Malagò, commentando la notizia del ripristino, dopo quarant’anni, del Giro di Sicilia, gara professionistica approvata dall’Uci (Unione ciclistica internazionale) che si è svolta fino al 1977. «Sono molto contento per questa iniziativa che recupera dopo tanti anni una manifestazione prestigiosa grazie al coraggio e all’abnegazione degli organizzatori - ha sottolineato Malagò -. Sono convinto che il Giro di Sicilia possa far da traino non solo per il movimento ciclistico, ma anche sotto il profilo turistico ed economico».

Uno sport popolare

La forza del ciclismo, agonistico e amatoriale è testimoniata dai numeri del movimento amministrato da una Federazione che nel 2015 ha festeggiato i 130 anni dalla fondazione. Dal censimento al 31 dicembre 2015 emerge, infatti, un incremento del numero dei tesserati giunti a quota 112mila (erano 107mila tre anni prima). Tra giovanissimi, esordienti e allievi se ne contano 21mila. I master e i cicloturisti sono rispettivamente 41.613 e 6.633.

La Federciclismo nel 2015 ha inoltre organizzato e supervisionato 4.546 gare, 194 in più rispetto alla stagione precedente, tra cui 1.618 corse su strada, con 33 di rilievo internazionale (come il campionato mondiale Mtb Marathon in Val Gardena), 1.467 a livello giovanile e 46 nel settore paralimpico che annovara 458 iscritti in ambito nazionale.

La caratura “popolare” del ciclismo si riscontra particolarmente nell’attività di base e nelle Granfondo. Di queste ultime se ne disputano ogni anno nella Penisola più di 300. La Granfondo più antica del mondo è la mitica Nove Colli nata nel 1971 e giunta a 47 edizioni. All’inizio di novembre per la gara che partirà da Cesenatico il 21 maggio 2017 si sono avute 9mila iscrizioni online in poco più di tre minuti. E altri 3mila posti sono stati prenotati ieri (sempre conla formula pettorale e hotel).

Un successo eguagliato dalla regina delle Granfondo tricolori, la Maratona Dles Dolomites, che ha un giro d’affari superiore al milione e quasi 10mila ciclisti provenienti da tutto il mondo che nei giorni in cui si corre affollano gli alberghi di Corvara e dei comuni limitrofi.

Il vertice in crisi

Se la base del movimento ciclistico italiano appare in ottima salute, a vacillare negli ultimi tempi sembra essere il vertice. Nel 2012 c’erano 3.609 società affiliate alla Federazione. Nel 2015 ce ne sono 3.380. Così come nel 2010 c’erano 197 ciclisti professionisti a fronte dei 106 registrati nel 2015, più o meno la metà. Un calo dovuto in parte alla modifica del regolamento approvato con la delibera n. 241 del 6 dicembre 2013 che ha innalzato i requisiti per accedere al professionismo. E in parte generato dal ritiro degli sponsor provocato dalla crisi di credibilità legata al doping e dalla recessione economica. Non è un caso se dalla prossima stagione, per la prima volta, tra le 18 squadre del World Tour non ci saranno team tricolori. Ci sarà invece il Bahrain-Merida Pro Cycling Team, creato da un consorzio di imprese del Bahrain, che ha ingaggiato tra gli altri Vincenzo Nibali. E debutteranno i cinesi. Qualche mese fa la Lampre di Beppe Saronni che aveva già assunto un ciclista cinese e uno di Hong Kong, e indossa abbigliamento cinese (Champion System), è entrata nell’orbita del Tj sport, un fondo creato per raccogliere risorse dirette a finanziare il progetto di sviluppo del ciclismo varato dal Governo di Pechino per fini ambientali e di salute pubblica. Il fondo gestito da Li Zhiqiang in poche settimane ha raccolto 120 milioni di euro e adesioni illustri come quelle di Alibaba, J-one (3800 negozi di abbigliamento) e Wanda Sport (proprietaria di Infront).

Il bilancio federale

Nonostante il fatto che la Federazione ciclistica italiana (Fci) sia impegnata in un Piano di Risanamento quadriennale (2016-2020), nel 2016 sono state vinte 50 medaglie nelle varie competizioni internazionali. Nel 2015 la Fci ha destinato allo sviluppo dell’attività sportiva 10,9 milioni, di cui 4,6 nell’anno preolimpico sono stati spesi per la preparazione degli atleti. A fronte di entrate pari a 16,2 milioni (8,2 milioni di contributi del Coni, 5,7 milioni di quote associative e 1,3 milioni da pubblicità e sponsor).

La Fci ha “scommesso” sulla formazione multidisciplinare degli atleti tra strada, pista e Bmx e sull’impiantistica. Nel 2015 è stato sbloccato il contributo pubblico per la realizzazione di un nuovo Velodromo indoor, oltre a quello di Montichiari già operativo, in modo da supplire ai 38 velodromi esistenti di vecchia generazione. Inoltre sono stati creati 57 ciclodromi, tratti recintati dai 500 metri ai due chilometri, che permettono di allenarsi in totale sicurezza e 90 scuole di mountain bike. I primi risultati si vedono, ma il percorso (è davvero il caso di dirlo) è ancora lungo.

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