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Dossier | N. 35 articoliRugby internazionale / I match d’autunno

Parisse: “Sul Sudafrica la più importante vittoria del rugby italiano”

FIRENZE - Oggi allo Stadio Artemio Franchi contro il Sudafrica è arrivata la più importante vittoria del rugby italiano. Il capitano della Nazionale italiana, Sergio Parisse, non ha dubbi. Alla domanda se tale considerasse quella contro gli Springboks per 20 a 18, Parisse ha risposto con un deciso “Sì”, senza aggiungere altro o spiegare le sue motivazioni. E forse bisogna dargli ragione. Non che le vittorie del passato contro squadre come Francia, Galles, Irlanda e Scozia non abbiano lo stesso valore. Però è stata la prima volta che l'Italia ha battuto una delle tre corazzate dell'emisfero Sud e il Sudafrica era una delle quattro Nazionali uscite sempre imbattute dagli scontri con gli Azzurri (ora ne restano tre: Nuova Zelanda, Australia e l'Inghilterra).

L'importanza della partita, ha raccontato Parisse, era chiara fin da subito anche a Conor O'Shea, il ct irlandese che dalla scorsa primavera siede sulla panchina dell'Italia: “Tre o quattro mesi fa abbiamo preso un caffè a Parigi (città dove Parisse vive e gioca con lo Stade Francais ndr) con Conor e una delle prime cose mi ha detto è stata: 'dobbiamo battere il Sudafrica'”. Facile a dirsi e, fino a oggi, tanto difficile anche solo pensarlo. Almeno da fuori. “Dall'interno ho visto un modo di lavorare diverso”, ha spiegato Parisse, ammettendo di capire “che non si ha credibilità quando si dicono queste cose e si prendono 60 punti”, come successo sabato scorso a Roma contro gli All Blacks campioni del mondo, però, ha continuato, “questa settimana abbiamo cercato di lavorare guardando gli errori che abbiamo fatto con la Nuova Zelanda e sapendo che il Sudafrica sarebbe stato in difficoltà”, riconoscendo che “siamo stati anche bravi noi a metterlo in difficoltà e sotto pressione”. La soddisfazione del capitano non è solo per la vittoria: “Sono felice, perché dopo anni abbiamo vinto” ma soprattutto perché “in passato spesso la squadra è stata vicina a vincere altri match ma poi nel secondo tempo perdevamo”. Uno dei difetti dell'Italia fino a ora, infatti, era che i suoi giocatori sembravano incapaci di restare in partita per tutti gli 80 minuti di gioco.

Oggi, invece, e anche una settimana in modo diverso, la squadra ha tenuto fisicamente e mentalmente. Un cambio di passo è stato fatto sulla intensità. “C'è intensità negli allenamenti”, ha sottolineato Parisse e “quando lo fai in allenamento lo fai anche in gioco, nonostante gli errori”. Ora “ci sono ancora tante cose su cui lavorare ma è l'inizio di un cambiamento”, ha concluso il numero 8. E il cambio di registro trova conferma anche nelle parole degli altri Azzurri. Dagli spogliatoi c'è chi ha detto che la partita è stata vinta sia oggi in campo che lunedì scorso, quando è iniziata la preparazione ed è stata esaminata punto per punto la partita persa con la Nuova Zelanda. Un lavoro di analisi forse fino a ora mai portato a tale profondità dai passati staff tecnici. Sulla possibilità di trovarsi davanti a una svolta nel modo di lavorare pesano anche le dichiarazioni di Giambattista Venditti e Carlo Canna. L'ala, oggi a segno con una meta, ha spiegato che “per tutta la settimana abbiamo messo il focus sui punti dove loro si credono forti”, concentrandosi in particolare “sulla fisicità e sull'uno contro uno”, da sempre caratteristiche degli Springboks.

Sembra quindi chiaro che oltre ad analizzare quando fatto di sbagliato, per cercare di non ripetersi, gli Azzurri abbiano lavorato per mettere pressione sugli avversari minando le loro certezze. Senza dimenticare la tenuta mentale. “Uno dei momenti più importanti è stato quando siamo rimasti in 14”, ha aggiunto Canna e prendere solo tre punti in inferiorità numerica è stato in effetti fondamentale. L'Italia non è crollata come le capitava di fare in passato in un momento di difficoltà e, contemporaneamente, il Sudafrica non ha saputo sfruttare il vantaggio, ribaltando così i rapporti di forza dal punto di vista psicologico. Ha ragione Conor O'Shea quando dice che “questo è solo l'inizio” e la strada per l'Italia è ancora lunga. A sentire i suoi giocatori, però, almeno sembra sia stata presa quella giusta.

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