Il volto più rabbuiato, anzi nero nero, è quello di Simone Favaro, capitano di giornata. Forse gli pesano alcune scelte prese in campo, di sicuro - da rugbysta fiero e puro - non pensa alla sua solita prova di grande sostanza ma a quel fallo che l'arbitro gli ha fischiato contro all'ultimo minuto: “Ha detto che non ho lasciato la palla - dice a voce bassa -. A me non è sembrato, comunque riguarderò l'azione e, visto che ciò che non uccide fortifica, se capirò di avere torto non farò più una cazzata del genere, che ci ha fatto perdere la partita”.
Delusione a grandi dosi per tutto il clan italiano, mentre dallo spogliatoio di Tonga si sentono giungere canti e risate. Il ct Conor O' Shea punta il dito contro il primo tempo, che pure l'Italia ha chiuso in vantaggio 7-3: “E' nella prima frazione che abbiamo avuto le occasioni da meta, ma ne abbiamo sfruttato solo una. Potevamo segnare di più e questo avrebbe cambiato l'energia in campo. Chiaro che oggi la pressione era su di noi e questa era una complicazione in più. A partita finita, poi, è facile prendersela con qualche decisione sbagliata: il fatto è che non siamo stati all'altezza sul piano dell'esecuzione e della precisione.
Dobbiamo anche riconoscere i meriti di Tonga. Ad ogni modo siamo tutti consapevoli che abbiamo appena cominciato un lungo viaggio, ci sono momenti fantastici come la vittoria sul Sudafrica e invece stavolta è andata male, lo sport a volte è una strana cosa”.
Forse si è insistito troppo su una formazione di partenza cambiata il meno possibile nell'arco di tre sabati consecutivi? “Anche questo è facile dirlo dopo, ma la preparazione è stata buona, e il nostro piano di gioco rimane convincente anche per il futuro. Ogni giorno, ogni momento dobbiamo imparare. Non compatiamoci, perché non ci porta da nessuna parte, e guardiamo oltre: non vedo l'ora che cominci il Sei Nazioni, che arrivino febbraio e il primo turno, Italia-Galles”.
Tra i giocatori la delusione è protagonista. Gega accenna ai calci piazzati sfruttati sabato e stavolta no, “perché pensavamo di poterli battere con il raggruppamento dopo la touche, ma invece un dettaglio qui e uno là ci hanno portati a fare qualche sbaglio di troppo”. Ma l'indicazione - assicura - era condivisa da staff e squadra. Cittadini è d'accordo su una quota di errori troppo alta per raggiungere la vittoria e Geldenhuys ha un motivo di amarezza in più: “I compagni e gli allenatori lo sapevano già, ma adesso lo dico anche a voi: era la mia ultima partita in azzurro”.
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