Non un referendum «per cambiare la democrazia in Italia». La formula in testa al premier è semplificare. Perché «l'Italia è il paese peggiore per burocrazia in tutto il mondo». Parla dalla sua città per 60 minutes, dell’americana Cbs, il presidente del Consiglio. «Se abbiamo un sistema con un sacco di politici la conseguenza è 63 cambi di governo in 70 anni. Il sistema è nelle mani della burocrazia. Tutto è difficile. Tutto è complicato. E la mia idea è dare semplicità all'Italia».
Con il Sì l'Italia inizierà il futuro
Non tutto è brillato nella lunga campagna di avvicinamento alla scadenza chiave di domenica prossima. Appena si dà il modo, Matteo Renzi non intende nascondere alcune cose poco felici della sua impostazione iniziale: aver personalizzato la questione sottoposta agli italiani. «Questo è stato il mio errore nei primi giorni della campagna elettorale. Riconosco l'errore. Non condivido quanti dicono che i politici non devono ammettere gli errori No, sono un uomo e posso fare alcuni errori». Ma Renzi è certo, dopo due anni e mezzo sulla poltrona di Palazzo Chigi, delle potenzialità dell'Italia e si definisce «un uomo in un'arena, come il presidente Roosevelt». Se il Sì perde, «per me, non è importante. Sono un uomo libero. Io non sono come i vecchi politici in Italia che volevano mantenere la poltrona per anni. Quindi, se perderemo il referendum, non è un problema per me. È un problema per le nuove generazioni di italiani. Perché è un'occasione persa». Con il Sì, diversamente, «l'Italia inizierà il futuro. Perché negli ultimi venti anni l'Italia ha discusso solo del passato. Il passato è meraviglioso ma non è sufficiente. Abbiamo bisogno di futuro. Perché siamo italiani. E l'Italia non è solo un museo.
Ft: in caso di bocciatura otto banche a rischio
Fino a otto banche italiane ora in difficoltà saranno a rischio fallimento, in caso di prevalenza del No. Nel dibattito che ha visto già pronunciarsi dall’estero diversi soggetti di peso, il Financial Times lancia ora l’allarme citando fonti ufficiali e bancarie di alto livello secondo cui l'incertezza sui mercati allontanerà eventuali investitori per ricapitalizzare gli istituti in cattive acque. Per il quotidiano della City le banche nel ciclone potenziale sono otto: Monte dei Paschi di Siena, la terza banca italiana per asset; tre banche di medie dimensioni (Popolare di Vicenza, Veneto Banca e Carige), quattro piccole banche “salvate” l'anno scorso: Banca Etruria, CariChieti, Banca delle Marche e Cariferrara.
Questo, a dar credito alle rivelazioni del Ft, lo scenario: fallisce il salvataggio di Montepaschi, e crolla la fiducia in generale «mettendo in pericolo una soluzione di mercato per le banche in difficoltà» italiane, soprattutto se il
premier Matteo Renzi si dimetterà. Un altro dei timori è che le eventuali difficoltà delle otto banche possano minacciare l'aumento di capitale di 13 miliardi di euro di Unicredit, la prima banca italiana per asset e la sua
unica istituzione finanziaria di rilievo, in calendario all'inizio del 2017.
«Il nocciolo della questione è se Siena viene risolta o meno - spiega una fonte di alto livello -. Con Siena risolta non sono preoccupato. Con Siena irrisolta, sono preoccupato».
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