Prima del voto di oggi, nella storia della Repubblica sono stati due i referendum di tipo costituzionale: quello per la modifica del Titolo V nel 2001 e quello del 2006 sulla "devolution" voluta dal governo Berlusconi . E in tutti e due i casi l'affluenza fu molto inferiore a quella registrata oggi per il voto sulla riforma costituzionale Renzi-Boschi. Nel 2001 andò a votare il 34,1% degli elettori, a quello del 2006 sulla devolution il 53,8% (ma in questo caso si votava in due giorni). E all'ultimo referendum, quello sulle trivelle che si è svolto l'aprile scorso, ha votato il 32,1 per cento.
Referendum a confronto
L'affluenza di oggi, secondo i dati del Viminale, non solo è superiore a quella del 2001 - quando alle 12 aveva votato il 7,8%, alle 19 il 23,9% e alle 23 il 34,1% (dato definitivo) - ma anche a quella per il referendum sulle trivellazioni dell'aprile scorso, che si è chiuso con un 32,1 per cento.
A 55 anni dal referendum del 1946 che chiamò gli italiani a scegliere tra Monarchia e Repubblica, il 7 ottobre 2001 ci fu il referendum costituzionale confermativo della riforma del Titolo V della Carta, per il quale votò il 34,1 per cento.
Il 25 e il 26 giugno 2006 si tenne il referendum confermativo della riforma costituzionale varata dal governo Berlusconi (con Roberto Calderoli ministro delle Riforme): la cosiddetta "devolution" venne bocciata con il 61% e i votanti raggiunsero il 52%, superando il quorum che, comunque, come per tutti i referendum costituzionali, non era necessario.
Italiani all’estero
Il ministero degli Esteri ha reso noto che dei 4.052.341 italiani all'estero aventi diritto al voto hanno partecipato alla consultazione referendaria 1.251.728
elettori, il che corrisponde a un'affluenza del 30,89%. Anche in questo caso, si tratta di una percentuale superiore a quella del referendum del 2006, quando dall'estero votò il 27,87%. Nel 2001, invece, l'attuale modalità di voto all'estero non era prevista.
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