Ora, a urne chiuse, e giocoforza nel pieno di una intricata crisi di governo il focus si concentra sulle sorti dell'Italicum. Davanti alla Consulta pende a breve un giudizio di legittimità. Ma, al netto di ciò, sono gli interessi politici seppure non convergenti a poter favorire un intervento lampo sulla legge. La Corte avrebbe dovuto esaminare l'Italicum all’inizio di ottobre, quando si stabilì invece un rinvio per evitare interferenze prima del referendum. Di oggi è la notizia che la data decisa è il 24 gennaio. In qualunque caso, la decisione porta con sé un carico notevole di incognite.
Interessi diffusi alla modifiche
Sul piano strettamente tecnico era quasi del tutto impossibile che il nodo finisse all’attenzione dei giudici prima della metà di gennaio. La questione si sposta dunque sul come si posizioneranno i partiti nel frattempo e soprattutto quale sia la linea del premier uscito sconfitto dalla consultazione di domenica. Beppe Grillo chiede di andare subito al voto con l'Italicum, che allo stato risulta la più congeniale alle aspettative di vittoria pentastellate. Ma le altre forze politiche rischiano grosso a partire dalla possibilità (concreta) di ritrovarsi i grillini al secondo turno. Per questo la tentazione di far smontare alla Corte la nuova legge elettorale sarà forte, facendo leva proprio sui nodi che gli stessi tribunali chiedono di “aggredire” ossia premio di maggioranza e ballottaggio. Senza contare un ulteriore scenario di elezioni anticipate con due meccanismi “riscritti” dalla Corte: «Consultellum» per Palazzo Madama, uscito dalla sentenza che bocciò il Porcellum, e Italicum alla Camera rivisitato. Se in Parlamento prevalesse l’orientamento di apportare modifiche all'attuale legge elettorale per tornare subito al voto, di certo l'Italicum andrà cambiato magari prevedendo una sua applicazione su base regionale per il Senato. Come già prevedeva la bozza di testo della Commissione Pd, è un’ipotesi che si elimini il ballottaggio previsto per il secondo turno e stessa sorte potrebbe toccare a i cento capilista bloccati. Inoltre si valuta il premio di maggioranza, da attribuire non più al singolo partito ma alla coalizione. Come sotto la lente di ingrandimento è l'entità del premio ora di 340 seggi.
«Democratellum»
Nel corso degli anni da più parti sono state congegnate alternative al sistema poi approvato dal Parlamento. Uno è il «Democratellum», venuto fuori nel 2014 sotto le insegne Cinque Stelle, che mira a introdurre un sistema proporzionale “corretto”, con preferenze e - novità - un voto di “penalizzazione” per cancellare dalla lista un candidato. Nessun premio di maggioranza. Inoltre, la proposta prevede che non vi siano coalizioni preelettorali per evitare “alleanze tattiche” prima del voto e consiste in «un sistema che consente a una forza politica che ottenga attorno al 40% dei consensi di avere oltre il 50% dei seggi». Sono vietate le candidature plurime, mentre lo sbarramento è, in un certo senso, doppio: le circoscrizioni sono a base pluri-provinciale e il territorio italiano è diviso in 42 circoscrizioni. In 33 circoscrizioni su 42 (che assegnano 373 seggi, ossia il 60% del totale) lo sbarramento naturale è superiore al 5%; nelle altre 9 circoscrizioni (che assegnano 245 seggi, ossia circa il 40% dei seggi della Camera) lo sbarramento è inferiore al 5%.
«Provincellum» e «Bersanellum»
Altra idea è dar vita al cosiddetto «Provincellum», e cioè una versione dell'Italicum rielaborata su base provinciale: resterebbe invariato l'attuale meccanismo di assegnazione dei seggi (premio di maggioranza pari a 340 deputati e ballottaggio se al primo turno nessun partito raggiunge il 40% dei voti), modificando però il metodo di selezione dei futuri parlamentari. Il «Bersanellum» rappresenta una versione aggiornata e corretta del Mattarellum, ovvero un sistema uninominale a turno unico. Si prevede che 475 deputati siano eletti in collegi uninominali, 12 all'estero con il proporzionale, mentre dei restanti 143 seggi 90 andranno alla lista o coalizione che prende più voti, 30 alla seconda, 23 proporzionalmente ripartiti tra quelle che superino lo sbarramento del 2 per cento con meno di 20 eletti nei collegi uninominali. Si prevede, inoltre, un “premio di governabilità», in base al quale chi vince non potrà superare i 350 seggi mentre il pacchetto di 90 e 30 sarà composto dai “migliori perdenti”. Quanto al premio, non si parla esplicitamente di coalizione, ma si introduce la formula 'lista/coalizione'. Infine, vengono aboliti i capilista bloccati.
«Italikos»
L’«Italikos» è un sistema ideato dai giovani turchi dem e prevede un mix tra l'Italicum e il modello elettorale greco (da qui il nome scelto dai proponenti). Il principale punto di innovazione è che scompare il ballottaggio, ma resta l'impianto di fondo dell'Italicum. Viene introdotto un “premio di governabilità” alla prima lista che superi la soglia del 20% dei voti. In ogni caso, il premio non va oltre i 340 seggi, gli stessi che sono già previsti dall'Italicum. Di conseguenza, la proposta sgombra il campo dalla possibilità delle grandi coalizioni, si può governare da soli o al massimo ci si dovrà alleare con un altro partito.
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