L'assessore alla sostenibilità ambientale di Roma Capitale Paola Muraro si dimette dall'incarico dopo aver ricevuto un avviso di garanzia per presunte violazioni del testo unico ambientale. Contrariamente a quanto dichiarato dall'assessore, però, l'avviso di garanzia non è giunto nella giornata di ieri, bensì mercoledì scorso attraverso Pec della procura. Ciò significa che l'informazione era già nota ai Ms5 una settimana fa.
L'annuncio delle dimissioni è arrivato nel cuore della notte da parte della sindaca, Virginia Raggi, con un video su Facebook.
«Sono tranquilla e convinta di riuscire a dimostrare la mia totale estraneità ai fatti - ha spiegato Muraro -. Tuttavia, per senso di responsabilità istituzionale e per rispetto verso questa amministrazione, ho deciso di dimettermi in attesa di chiarire la mia posizione».
Su di lei pende l'ipotesi di reato prevista dall'articolo 256 del Testo unico in materia ambientale, per fatti di quando rivestiva la carica di consulente Ama (municipalizzata dei rifiuti) con delega all'Aia (Autorizzazione integrata ambientale) degli impianti Tmb (Trattamento meccanico biologico) a Rocca Cencia e Salaria, dove i rifiuti sono lavorati e resi Cdr (Combustibile da rifiuto) e Fos (Frazione organica stabilizzata).
Raggi: accetto dimissioni, a me le deleghe
«Ho appena finito una riunione di maggioranza. Ho comunicato ai miei consiglieri di aver accettato le dimissioni dell'assessore Paola Muraro. La stessa mi ha comunicato infatti di aver ricevuto da poco un avviso di garanzia per presunte violazioni del testo unico ambientale. Non sono entrata nel merito dell'avviso, ho accettato le sue dimissioni e ho assunto le deleghe alla sostenibilità ambientale». Queste le parole della sindaca Virginia Raggi in un video su Facebook.
«Ritengo importante infatti - continua la sindaca - dare continuità all'azione amministrativa sia nel risanamento di Ama che nel rilancio di tutto il settore ambientale». E «in nome della trasparenza - le sue dichiarazioni nella nota inviata dal Campidoglio - comunichiamo tempestivamente la notifica ricevuta da Paola Muraro, rispettando pienamente quanto abbiamo sempre assicurato ai cittadini. Attendiamo con fiducia che l'assessora chiarisca nel dettaglio la sua posizione».
“Sono tranquilla e convinta di riuscire a dimostrare la mia totale estraneità ai fatti. Tuttavia, per senso di responsabilità istituzionale e per rispetto verso questa amministrazione, ho deciso di dimettermi in attesa di chiarire la mia posizione”
Paola Muraro, assessore dimissionario della Giunta Raggi
Muraro: dimostrerò la mia estraneità ai fatti
«Oggi, tramite il mio legale, la Procura di Roma mi ha notificato un avviso di garanzia in riferimento all'articolo 256 del Testo unico sull'ambiente», ha spiegato l'assessore Muraro in una nota. «Contestualmente sono stata informata che verrò ascoltata dalla Procura il prossimo 21 dicembre. Sono tranquilla e convinta di riuscire a dimostrare la mia totale estraneità ai fatti. Tuttavia, per senso di responsabilità istituzionale e per rispetto verso questa amministrazione, ho deciso di dimettermi in attesa di chiarire la mia posizione».
L'inchiesta
Secondo l'accusa del sostituto procuratore Alberto Galanti, a gennaio 2016 dai due impianti sarebbero usciti scarti di lavorazione dei rifiuti non a norma. Il dato emerge da una superconsulenza della Procura, che ha chiarito come i valori del rifiuto lavorato fossero difformi rispetto a quanto previsto dalla legge. Di questo rispondono anche altri 4 soggetti, dirigenti dei due impianti. In questo capitolo dell'indagine si ipotizzano anche presunte ingerenze dell'assessore nelle decisioni amministrative di Ama, che dovrebbero essere di stretta competenza dei dirigenti. Gli accertamenti, però, non finiscono qui. Verifiche sono in corso anche sul fronte dei presunti contatti che ci sarebbero stati tra Muraro e il ras dei rifiuti di Roma, l'imprenditore Manlio Cerroni.
Nuovo spunto d’indagine
Il sostituto procuratore Galanti ha un nuovo spunto d'indagine relativo all'incontro che il 6 dicembre si è svolto tra l'assessore regionale all'Ambiente, Mauro Buschini, e la stessa Muraro (si veda il Sole24Ore del 7 dicembre). L'incontro si è svolto i nella sede della Regione Lazio. Tra i quesiti posti dall'assessore Buschini all'ex omologa pentastellata del Campidoglio, c'è la ricerca di una soluzione alla imminente chiusura dell'impianto Tmb (Trattamento meccanico biologico) in via Salaria, a Roma. Stando agli esiti dell'incontro, la Muraro è tornata a proporre l'uso del Tritovagliatore di Manlio Cerroni, una struttura sotto inchiesta alla Procura di Roma e che aveva sollevato rilevanti polemiche la scorsa estate. A luglio, infatti, l'allora neo nominata assessore aveva intimato all'ex presidente di Ama, Daniele Fortini, l'uso di quell'impianto a Rocca Cencia, pur essendo stata informata dell'esistenza di accertamenti giudiziaria.
Presunta associazione a delinquere
Il capitolo più esclusivo dell'indagine, infine, riguarda l'esistenza di una presunta associazione per delinquere che avrebbe veicolato la «crisi immondizia della Capitale». L'ipotesi è che la crisi sia stata creata ad hoc per produrre un vantaggio all'imprenditore Manlio Cerroni è tutt'altro che remota. D'altronde non sarebbe la prima volta: gli stessi atti giudiziari del sostituto procuratore Alberto Galanti, nella prima grande indagine sui rifiuti e su Cerroni – soprannominato il "Supremo" – restituiscono questa ricostruzione, in cui dirigenti regionali e politici si muovevano per creare un vantaggio all'imprenditore. Nel mirino ora c'è il Tritovagliatore di Cerroni, una struttura che la stessa Muraro ha sponsorizzato, pur essendo stata messa al corrente dall'ex presidente di Ama (municipalizzata dei rifiuti) Daniele Fortini, che su quello stabilimento era in corso un'indagine della Procura. Ora la faccenda si concentra su un appalto che a febbraio scorso era stato aggiudicato dalla Enki, una società tedesca che al costo di 136 euro per tonnellata era disponibile a trasferire all'estero i rifiuti. Un'operazione che avrebbe messo a rischio sanzioni dell'Ue la Regione Lazio, ma che nei fatti avrebbe evitato l'imbuto immondizia di luglio. Lo sviluppo su questo fronte – che ha innescato l'ipotesi che la crisi sia stata indotta per incrementare il business di Cerroni – viene dalla recente analisi dei documenti acquisiti nelle scorse settimane dai carabinieri del Nucleo operativo ecologico (Noe): per tre mesi la domanda di Enki di ottenere i moduli per fare una ulteriore richiesta di trasporto dell'immondizia all'estero è rimasta appesa al Dipartimento rifiuti. Una dirigente avrebbe negato anche solo la modulistica. La questione è stata sbloccata dall'assessore regionale della giunta Zingaretti, Mauro Buschini, che si è attivato direttamente per sciogliere i nodi della pratica. Ora si dovrà capire il motivo di questo stop in Regione, alla luce di alcune incongruenze nelle carte individuate dagli inquirenti. Ma non solo. Questo stop ha creato la crisi immondizia di luglio, ponendo come unico interlocutore della Pubblica amministrazione Manlio Cerroni.
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