Il calciomercato non è più una semplice fiera dei sogni per tifosi, ma è diventato un ramo industriale del football a tutti gli effetti. Da quando i trasferimenti internazionali di calciatori sono censiti e certificati dal Transfer Matching System (Tms) della Fifa, cioè dall'ottobre 2010, sono state concluse più di 78mila operazioni per un volume d'affari complessivo di 22,6 miliardi di dollari. Un volume in costante ascesa stagione dopo stagione. Se nel 2012 acquisti e cessioni di calciatori avevano generato una spesa di 2,7 miliardi, nel 2016 i trasferimenti relativi a 12.464 atleti hanno prodotto movimenti finanziari per 4,8 miliardi (+74%).
Il Tms della Fifa registra e rende validi tutti i passaggi di giocatori professionisti dai club di una federazione a quelli di un'altra federazione. Permette dunque di monitorare il mercato internazionale ma non quello nazionale. Ciò nonostante le cifre sono notevoli.
La distribuzione degli affari, ben oltre il tradizionale asse Sud America-Europa, dimostra la diffusione planetaria del calcio: nel 2016 ci sono stati 879 trasferimenti tra club di Paesi che in precedenza non avevano mai concordato una sola operazione. Le società europee hanno prelevato calciatori fuori dai confini del Vecchio Continente soprattutto in Sudamerica (685) e Asia (471), mentre in Africa hanno ne pescato solo 416. L’Asian Football Confederation, invece, ha assorbito 572 calciatori dalla Uefa, 242 dall’Africa e 280 dall’America del Sud. Da dove Stati Uniti, Canada, Messico e le altre federazioni della Concacaf hanno comprato 458 tesserati.
La geografia del calciomercato lo scorso anno ha confermato l’intenso interscambio avvenuto in Gran Bretagna (fra le federazioni inglese, scozzese e gallese) e sulla rotta Brasile-Portogallo. Sempre in Sudamerica non si lesinano contratto nel triangolo Cile, Argentina e Uruguay.
In termini di spesa netta, vale a dire di differenza tra quanto investito e quanto incassato, nel 2016, i club che hanno immesso sul mercato i fondi maggiori sono stati quelli della Premier League.
I 20 team d’Oltremanica hanno speso nella sessione invernale e in quella estiva 1,3 miliardi di dollari a fronte di entrate intorno ai 300 milioni, con un risultato netto che ha oltrepassato il miliardo in uscita. Una dimostrazione di forza da pare della Lega calcistica più ricca al mondo che viaggia verso i sei miliardo di fatturato annuo, anche grazie a un contratto televisivo che assicurerà da questa stagione introiti per 3,5 miliardi.
A sorpresa nella graduatoria delle Federazioni che hanno speso di più nel 2016, dietro la Premier, si è piazzata la Chinese Super League.
La nuova politica di espansione nel calcio promossa dal Governo di Pechino ha indotto i club cinesi a non badare a spese pur di accaparrarsi giocatori di fama per accrescere il prestigio della massima competizione nazionale. Il saldo tra entrate e uscite del Dragone è stato di -440 milioni, con investimenti per 451 milioni e incassi per cessioni all’estero di appena 11 milioni.
Le altre Federazioni che hanno speso più che incassato sono state nell’ordine: Germania (con un deficit di 217 milioni), Messico (-52 milioni), Italia (-22) e Arabia Saudita (-16 milioni).
Mentre nella “bilancia dei pagamenti” hanno guadagnato. nell’incrocio tra transazioni in entrata e in uscita, soprattutto la Francia (246 milioni), il Portogallo (240 milioni) e il Brasile (178 milioni). Segno più anche nei conti di altri paesi esportatori come Ucraina (111 milioni), Olanda (105 milioni), Argentina (90 milioni), Svizzera (73 milioni) e Russia (70 milioni). La Spagna ha incassato 554 milioni ma ne spesi 508.
I club italiani hanno ottenuto 486 milioni dai trasferimenti in uscita (+44,6% rispetto al 2015) e hanno speso per rinforzare le rose 508,5 (5.5% in meno rispetto al 2015).
Ingaggiare giocatori italiani è costato, sempre nel 2016, 132 milioni (il 51.3% in più rispetto all’anno precedente). La scelta dei club di Serie A è stata comunque quella di optare per atleti giovani con un’età media di 23 anni e 5 mesi (la tredicesima più giovane al mondo).
Il flusso dei trasferimenti dall’Italia verso l’Inghilterra ha generato un volume d’affari di 210 milioni (+52%) e quello verso la Spagna 139,6 milioni. Sulla rotta inversa con direzione Italia i trasferimenti dall’Inghilterra hanno generato affari per 102 milioni, quelli dal Brasile per 80 milioni e quelli dal Portogallo per 60,5 milioni.
Nelle campagne acquisti è sempre più marcato il ruolo dei procuratori. Le commissioni versate a questi ultimi dai club per le attività di intermediazione sono state nel 2016 pari a 369 milioni di dollari. Questa somma è cresciuta rapidamente, di quasi il 70%, in appena un quadriennio. Nel 2013, infatti, non si superavano i 219 milioni.
Le società che risultano più esposte su questo fronte sono quelle inglesi e quelle italiane. La Premier con 122 milioni e la Serie A con 109 milioni (con l’assegno da 25 milioni di euro ricevuto in estate da Mino Raiola in occasione del trasferimento di Paul Pogba al Manchester United dalla Juve) hanno pagato il 62% di tutte le commissioni liquidate nel mondo.
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