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all’università Roma tre

Papa Francesco: «Le università siano luoghi di discussione, dialogo e confronto»

Le uuniversità «non devono essere luoghi dove semplicemente si studia e poi si torna a casa. Ma un luogo di discussione, dialogo e confronto. Dove c’è questo, c’è università». Lo ha detto Papa Francesco agli studenti dell’Università Roma Tre di via Ostiense, a Roma. «Il cuore è la medicina contro la violenza», «dove non c’è dialogo c’è violenza», «la violenza ci rende anonimi», sono alcune delle frasi pronunciate dal Pontefice dinanzi a oltre un migliaio di ragazzi hanno affollato il cortile del rettorato dell'Università Roma Tre per l'arrivo di Papa Francesco. Un lunghissimo applauso lo ha accolto, per la sua prima visita in un ateneo romano. Poi fra lacrime, commozione, strette di mano e selfie il pontefice ha percorso lentamente il tragitto fino al palco dove è salito per il suo intervento. Ha consegnato il discorso ufficiale al rettore Mario Panizza e ha parlato a braccio, dinanzi agli studenti che si sono svegliati all’alba per l’appuntamento con il Pontefice.

La violenza verbale mina la costruzione sociale
«Stiamo perdendo il senso del dialogo e della convivenza sociale, perchè per dialogare prima bisogna ascoltare», ha detto il Papa. Il Pontefice ha invitato ad « abbassare un po' il tono, parlare meno e ascoltare di più». Ha ricordato che a livello mondiale, c’è una «violenza verbale» nei singoli e nella comunità, che sta facendo «perdere il senso della costruzione sociale, della convivenza sociale, che si fa prima di tutto con l’ascolto e il dialogo». «Nel mondo di oggi ci troviamo di fronte a una guerra mondiale. Una guerra a pezzetti, ma che c’è», ha detto Papa Francesco. «La guerra è fatta dalla violenza- ha proseguito il Pontefice - una violenza prima di tutto verbale, dove prima si insulta poi ci si domanda perché. Una guerra quindi che inizia prima nei nostri cuori prima ancora che fuori di noi.

«L’università è l’universo»
«L’università è l’universo, il posto dove si può dialogare, dove c’è posto per tutti», ha detto il Papa. L’università, ha detto il Pontefice, «deve avere questo lavoro artigianale del dialogo». Dove c’è discussione, dialogo e confronto, « c’è università», ha concluso Papa Francesco tra gli applausi.

Senza lavoro giovani verso terrorismo o droghe
«La liquidità dell'economia - ha detto il Papa a RomaTre - toglie la concretezza e la cultura del lavoro, i giovani non sanno cosa fare, perché se non trovo che faccio? Girano, li sfruttano qui, tre giorni là e non trovano, alla fine l'amarezza del cuore porta alle dipendenze; le dipendenze hanno una radice, o mi porta al suicidio”, “o mi porta che vado da un'altra parte e mi arruolo in un esercito terroristico, almeno ho qualcosa da fare e do senso alla mia vita».

Fedeli: parole di grande profondità e forza morale
Da Papa Francesco abbiamo ascoltato parole di grande profondità e forza morale, ha sottolineato la ministra dell'lstruzione, Valeria Fedeli, al termine della visita del Santo Padre all'Università degli Studi Roma Tre. «Con il suo intervento ci ha consegnato un messaggio centrato sul rispetto reciproco, sull’importanza del linguaggio che non deve mai divenire strumento di discriminazione o sopraffazione, sul valore dell’ascolto e del dialogo, sulla ricerca dell'unità nelle diversità».

Panizza: grazie per il suo impegno verso i più deboli
«Siamo felici e onorati della Sua visita, grati per l’impegno sociale, civile e culturale che sta portando avanti, soprattutto nei confronti dei soggetti più deboli. La Sua azione è una guida preziosa per la formazione degli studenti e un riferimento importante per il nostro lavoro di educatori», ha detto il rettore Mario Panizza al Papa nel suo saluto. Panizza ha consegnato al Pontefice il sigillo dell'ateneo, una confezione di olio prodotto nell'uliveto gestito dall'università «un simbolo anche biblico» e altri prodotti agricoli provenienti da San Giuseppe Jato (Palermo), «da terre sequestrate alla mafia e dove ora lavorano giovani».

Fra gli studenti anche la profuga Nour Essa, venuta con lui da Lesbo
Ne corso della visita papa Francesco ha risposto alle domande di quattro studenti: tra loro anche la siriana Nour Essa, 31 anni, nata a Damasco, e arrivata in Italia da Lesbo insieme al Papa, ospite del suo volo insieme ad altri undici rifugiati, nell’aprile 2016. Ha vinto una borsa di studio del ministero dell’Interno e ha attivato le procedure per il riconoscimento della sua laurea in Agricoltura conseguita in Siria e del suo master di Microbiologa conseguito in Francia. Oggi è iscritta al terzo anno del corso di laurea di Biologia di Roma Tre ed è a cinque esami dalla laurea triennale.«Santo Padre - ha detto - mi chiamo Nour Essa e sono siriana. Sono scappata dal mio Paese un anno fa con mio marito e il mio bambino, Riad. Siamo arrivati all’Isola di Lesbo dove siamo rimasti nel campo per un mese, poi la nostra vita è cambiata in un giorno grazie a lei. C’è sempre la questione della paura, che serpeggia tra la gente. Mi ricordo una domanda che è stata fatta da una giornalista sul suo aereo, di ritorno da Lesbo. Questa domanda era sulla paura europea verso chi proviene dalla Siria o dall’Iraq: queste persone non minacciano la cultura cristiana dell’Europa?».

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