L’ondata degli sbarchi in Italia corre impetuosa: siamo a +44% rispetto all’anno scorso. Secondo i dati del Viminale, da gennaio fino a ieri sono giunti sulle nostre coste 10.070 stranieri - nello stesso periodo del 2016 erano 6.953 - a cui vanno sommati 395 minori non accompagnati. Gli immigrati in arrivo sono in gran parte della Guinea (1.657), Costa d’Avorio (1.303), Nigeria (1.099), Senegal (948) e Gambia (793).
Davanti all’ingovernabilità del caos in Libia e le divisioni nella risposta all’interno della Commissione Ue, c’è poco da illudersi: i flussi non si arresteranno. Così la stima di 200mila arrivi in Italia a fine 2017, base del piano Anci per la distribuzione degli stranieri tra i centri urbani, oggi è più che fondata. E supera i 181.436 sbarchi, cifra record a consuntivo dell’anno scorso. Al piano hanno aderito 2.700 Comuni. Il governo scommette sugli interventi del decreto legge approvato il 10 febbraio. Nella relazione tecnica al decreto c’è la tabella di marcia definita dal ministro dell’Interno, Marco Minniti, per il rilancio dei Cie, centri identificazione ed espulsione, ridenominati Cpr, centri di permanenza per i rimpatri.
Minniti - ieri è stato sentito dalla commissione Diritti umani del Senato, oggi parlerà alla commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema di accoglienza - prevede l’attivazione di 1.600 posti nei Cpr. Oggi «sono disponibili circa 360», dice la relazione, ma quest’anno secondo il decreto legge ne dovrebbero sorgere 500, nel 2018 altri 600 e l’anno dopo 140. Per «i costi di realizzazione» la stima è di 13 milioni di euro mentre gli oneri di gestione nel triennio 2017/2019 per i 1.240 posti in più sono pari a oltre 34 milioni. Il provvedimento poi autorizza la spesa di 19 milioni per la «predisposizione dei voli per i rimpatri».
La cronaca, intanto, non dà tregua. I cadaveri di 74 migranti sono stati trovati sulla costa occidentale libica e non è escluso che il mare riporti a riva altri corpi. Sempre al largo della Libia due operazioni di soccorso coordinate dalla Guardia Costiera italiana hanno salvato 630 migranti. In Italia ora si fronteggia anche un nuovo flusso: piccole imbarcazioni provenienti dall’Algeria approdano sulle coste del Sulcis in Sardegna. E ci sono stati disordini durante il tragitto Cagliari-Napoli di ieri della nave Janas della Tirrenia dove si sono imbarcati una trentina di algerini. Alcuni di loro erano destinatari di un provvedimento di espulsione e si sono lasciati andare ad atti di aggressione e danneggiamenti. Mentre a Ragusa la Polizia di Stato ha fermato sei presunti scafisti che avrebbero organizzato lo sbarco di 466 migranti domenica scorsa a Pozzallo. Ieri il Papa al Forum sulle migrazioni ha invocato «canali umanitari sicuri e stabili» e accoglienza diffusa anziché «grandi assembramenti che generano nuove vulnerabilità». Servono, ha sollecitato Bergoglio, «programmi tempestivi e umanizzanti nella lotta contro i “trafficanti di carne umana” che lucrano sulle sventure altrui». Minniti nell’audizione in commissione Diritti umani ha parlato «dei corridoi umanitari. Abbiamo sviluppato due protocolli d’intesa: uno con la Comunità di Sant’Egidio, per mille persone da Libano e Marocco (già 522 sono arrivate in Italia) e un altro con la Cei per 500 profughi provenienti dall’Eritrea». Il sottosegretario all’Interno Domenico Manzione, al Forum sulle migrazioni, ha aggiunto: «Senza ricorrere alle solite sanatorie generali sarebbe una strada non solo possibile ma anche, come ha ricordato Papa Francesco, saggia, la possibilità di convertire eventualmente in permesso di soggiorno per ricerca di lavoro o altro» una richiesta d’asilo o di protezione umanitaria respinta se il migrante, sottolinea Manzione, nell’attesa «ha dato concreta prova di volersi integrare o essersi integrato» in Italia.
Secondo i dati della relazione al decreto immigrazione, dal 1° gennaio 2016 al 30 dicembre 2016 le richieste di asilo sono state 123.600. Le decisioni delle Commissioni territoriali sono state 91.102 «con i seguenti esiti: 4.808 status di rifugiato (5%), 12.873 status di protezione sussidiaria (14%),18.979 status di protezione umanitaria (21%), 51.170 non riconosciuti (56 %), 3.084 irreperibili (4%) e 188 altri esiti (0%)». Rispetto al 2015 nel 2016 le domande sono aumentate del 47,20%. Per il presidente di Amnesty International Italia, Antonio Marchesi, nel decreto Minniti c’è un «notevole indebolimento delle garanzie procedurali» per i migranti.
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