Nel dibattito per le elezioni federali tra l’attuale presidente della Figc, Carlo Tavecchio, e lo sfidante Andrea Abodi ,si è parlato di molti argomenti il cui trait d'union è costituito dalla ricerca di rimedi alla perdita di competitività del sistema calcistico italiano. Un’erosione del cosiddetto “competivive balance” che penalizza l’industria del football tricolore sotto un duplice profilo. In primo luogo interno, in quanto le forze in campo per la conquista dei posti d’onore tendono a sclerotizzarsi in un circuito autoreferenziale in cui è sempre meno probabile assistere a sorprese sulla falsariga del Leicester vincitore in Premier lo scorso anno. Il dominio per il primato della Juventus e quello per la qualificazione in Champions di altre due /tre formazioni diventa sempre meno insidiabile. Con una cristallizzazione dei rapporti di forza dovuta all’incremento degli introiti assicurati dalla Uefa appannaggio di un novero ristretto di club (Juve, Roma e Napoli). A scompaginare questo assetto potrà essere soltanto un fattore esogeno come l’avvento a Milano delle nuove proprietà cinesi. Sempre sul versante interno, inoltre, il divorzio tra Serie A e Serie B ha scavato un solco profondo tra le due categorie. Chi retrocede infatti si ritrova di colpo senza la principale , quando non unica, fonte di entrata (gli introiti televisivi). E lo strumento introdotto per compensare questo ammanco, il cosiddetto paracadute, è solo un parziale palliativo (che peraltro rischia di pregiudicare l’equilibrio della cadetteria). Lo scarso livello competitivo della Serie A, in secondo luogo, determina sul piano internazionale un indebolimento delle squadre italiane le cui cattive performance, anche in una competizione teoricamente più abbordabile come l’Europa league, si replicano stagione dopo stagione (chiedere alla Fiorentina).
Cosa fare allora per rinverdire il calcio italiano Spa? Tra le proposte del presidente Tavecchio c’è quella di mantenere la Serie A a 20 squadre ma con 2 retrocessioni, di portare la B a 20, con 2 promozioni e 3 retrocessioni, e la Lega Pro a 40 con due gironi da 20. La cancellazione di una retrocessione dalla A libererebbe 30 milioni con cui finanziare le società di B e Lega Pro. Mentre i team di A potrebbero dar vita alle seconde squadre sul modello tedesco. Per Abodi, invece, è fondamentale che la riforma dei campionati privilegi parametri qualitativi rispetto a quelli quantitativi. «Non è un’utopia, c'è bisogno di metterci intorno ad un tavolo per un’analisi sui numeri – spiega il presidente uscente della Lega di Serie B –. Non è che meno siamo e più c'è da distribuire, dobbiamo concentrarci di più su come recuperare pubblico e risorse». Di cure ce ne sono tante, in effetti. È tuttavia imprescindibile che si concordi sul principio che solo mettendo tutti nelle condizioni di poter aspirare alla vittoria si ridà lustro al sistema e si ottengono benefici collettivi.
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