«Carlo Russo ha sfruttato il mio nome» per ingraziarsi «Alfredo Romeo». Tiziano Renzi nega di aver chiesto denaro per muovere pressioni sui vertici di Consip, così da favorire l’imprenditore partenopeo, tuttavia conferma di aver incontrato l’amministratore della società pubblica Luigi Marroni, ma per questioni non attinenti gli appalti. È durato oltre tre ore l'interrogatorio del padre dell'ex premier, ascoltato dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e dal sostituto di Napoli Celeste Carrano. Della facoltà di non rispondere, invece, si è avvalso Carlo Russo, interrogato a Firenze dai pm Henry John Woodcock di Napoli e Mario Palazzi di Roma.
Secondo i magistrati, Renzi e Russo «si facevano promettere indebitamente» da Romeo «utilità a contenuto economico, consistenti nell'erogazione di somme di denaro mensili, come compenso per la loro mediazione verso Luigi Marroni», ad di Consip. Sulla scrivania dei magistrati ci sono alcuni «pizzini» scritti da Romeo, in cui sono riportati importi pagati a vari soggetti.
Tra questi ce n'è uno in cui è trascritta la lettera “T”, che si riferirebbe proprio a Tiziano Renzi. Si parla di 30mila euro che avrebbe ottenuto per un obiettivo: quello di favorire Romeo nell'aggiudicazione del lotto 10 del maxi appalto Fm4 da 2,7 miliardi di euro.
Un lavoro in più oltre gli altri tre lotti già aggiudicati, che gli avrebbe consentito di svolgere la gestione integrata dei servizi dei palazzi istituzionali di Roma, che ricadono nel Municipio I. Si tratta degli stessi lavori che il gruppo Romeo aveva curato a partire dal 2011, con l'aggiudicazione di lotti degli Fm2 ed Fm3 per alcune strutture pubbliche: Palazzo Madama, Palazzo Chigi, Palazzo delle Finanze, Palazzo del Viminale, Ministero della Giustizia (sede centrale di via Arenula) e Ministero dell'Istruzione, università e ricerca (sede centrale di viale Trastevere).
Tra le intercettazioni che tirano in ballo Tiziano Renzi anche una in cui Russo riferisce a Romeo: «Ci si va a prendere una bistecchina con Tiziano». Per gli investigatori l'intercettazione rientra nell'organizzazione delle pressioni da muovere su Marroni. In un'altra conversazione sempre tra Romeo e Russo si fa riferimento a versamenti di denaro: a un certo punto della conversazione Romeo chiede se «il dottore ha apprezzato». Il dottore sarebbe il padre dell'ex premier.
«Mai preso soldi da Romeo»
Tiziano Renzi nega gli addebiti. Assicura che «non conosco Denis Verdini» e «non ho mai preso soldi da Romeo, che non ho mai neanche conosciuto». Particolare che potrebbe smentire quanto rivelato nei giorni scorsi dal commercialista napoletano Alfredo Mazzei - ex tesoriere del Pd campano - che parla di un pranzo o una cena in una «bettola» romana in cui parteciparono Tiziano Renzi, Alfredo Romeo e Carlo Russo. «Non sono mai stato in una bettola», ha detto il padre dell'ex premier.
Romeo: nulla di vero, io vittima di contesa politica
Quanto a Romeo, a Regina Coeli dal primo marzo con l’accusa di corruzione, si è sfogato con i suoi difensori. «In questa vicenda non c'è nulla di vero, mi sento vittima di una strumentalizzazione legata ad una aspra contesa, tutta di natura politica». In queste ore l'avvocato napoletano, assieme ai legali, sta leggendo le carte dell'inchiesta in vista dell'interrogatorio di garanzia fissato per lunedì mattina davanti al gip Gaspare Sturzo e al pm Mario Palazzo, titolare dell'indagine giunta a Roma per competenza territoriale. Romeo è detenuto in una cella assieme ad un'altra persona.
Le pressioni su Marroni
Il verbale di Marroni rappresenta un punto rilevante dell'inchiesta perché l'ad della società pubblica racconta di aver subìto «un ricatto» da Carlo Russo e da Denis Verdini, i quali riportando un presunto diktat di Tiziano Renzi, avrebbero chiesto di creare un vantaggio per la società Cofely spa, controllata dalla francese Gdf Suez, in cui sarebbe entrato in Ati anche l'imprenditore Ezio Bigotti, presumibilmente legato al leader di Ala. Le dichiarazioni di Marroni complicano la ricostruzione complessiva della vicenda, in quanto la stessa Cofely è tra le favorite per l'aggiudicazione proprio del lotto 10 dell'appalto Fm4, quello che intendeva vincere Romeo attraverso l'intermediazione proprio di Carlo Russo e Tiziano Renzi. Secondo l'avvocato Federico Bagattini, difensore del padre dell'ex presidente del Consiglio, «Marroni non è credibile. Le sue dichiarazioni vanno in direzione opposta a quello che si ipotizza nelle indagini». Ai magistrati Tiziano Renzi ha spiegato di aver incontrato Marroni solo una volta: «volevo far spostare una effige della Madonna di Medjugorje all'ospedalino Mayer Pediatrico di Firenze. Ne parlai con Marroni, che era stato assessore alla Salute. Lo andai a trovare per questo. Ci sono le prove».
Sistema corruttivo
Gli accertamenti investigativi «confermano - si legge negli atti - il metodo con il quale Romeo si approccia ai propri affari» mediante la «sistematica commissione di reati contro la Pa». Secondo l'avvocato Alessandro Diddi, difensore del dirigente di Consip Marco Gasparri, «la vicenda Consip si presenta con dimensioni più grandi ma simili al modello Mafia Capitale ipotizzato dalla Procura: ci sono le informazioni sull'inchiesta trapelate tra gli indagati, un meccanismo corruttivo praticato ai più alti livelli e non mancano faccendieri che si prestano a turbare la serenità dei vertici di Consip».
Nei prossimi giorni sentito Emiliano
Forse già nei primi giorni della prossima settimana verrà sentito a piazzale Clodio, come persone informata sui fatti, il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano. Al centro dell'audizione alcuni sms che l'esponente del Pd scambiò con il ministro Luca Lotti, indagato per rivelazione di segreto, nei quali si sarebbe fatto riferimento a Carlo Russo, imprenditore amico di Tiziano Renzi e ritenuto da chi indaga punto di contatto tra Alfredo Romeo e il padre dell'ex premier.
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