Si è concluso dopo oltre tre ore l’interrogatorio nella Capitale di Tiziano Renzi, nell’ambito delle inchieste delle procure di Roma e Napoli sulla Consip, la centrale di acquisti della pubblica amministrazione. «Mai preso soldi. Si è trattato di un evidente caso di abuso di cognome». Così il padre dell’ex premier, indagato per traffico di influenze illecite, si è difeso davanti al pm, Paolo Ielo, secondo quanto riferito dal suo difensore Federico Bagattini, che ha aggiunto: «il dottor Renzi ha risposto a tutte le domande» ed ha precisato di «non aver avuto alcun ruolo in questa vicenda». Il legale ha spiegato che il suo assistito ha negato di aver mai conosciuto o incontrato Alfredo Romeo e di essere mai stato in Consip. E che ha escluso anche di conoscere Denis Verdini.
Tiziano Renzi: mai visto Romeo mai stato in Consip
A Tiziano Renzi, così come all’imprenditore Carlo Russo, la procura di Roma contesta di essersi fatti promettere indebitamente da Alfredo Romeo (imprenditore napoletano finito agli arresti per corruzione nell’ambito della medesima inchiesta) somme di danaro come compenso per la loro mediazione con Luigi Marroni, amministratore delegato di Consip (la centrale di acquisto della Pa), per ottenere lotti del maxi appalto Consip «denominato Facility management 4», una mega commessa da 2,7 miliardi di euro.
Renzi: se mio padre colpevole spero pena doppia
«Se c’è un parente di un politico indagato in passato si pensava a trovare le soluzioni per scantonare il problema ed evitare i processi. Io sono fatto in
un altro modo: per me i cittadini sono tutti uguali. Anzi. Se mio padre secondo i magistrati ha commesso qualcosa mi auguro che si faccia il processo in tempi rapidi. E se è davvero colpevole deve essere condannato di più degli altri per dare un segnale, con una pena doppia» ha commentato Matteo Renzi a Otto e mezzo. E ha aggiunto: «Erano quelli di prima che facevano i lodi e il legittimo impedimento per non fare i processi. Si va in tribunale e si guarda chi ha ragione e chi ha torto». Sulla posizione del ministro Luca Lotti, indagato per rivelazione del segreto istruttorio nell’inchiesta Consip, nessun dubbio da parte di Renzi: «Assolutamente non deve dimettersi».
Carlo Russo non ha risposto ai pm
L’imprenditore farmaceutico Carlo Russo, amico di Tiziano Renzi, anche lui indagato nell’inchiesta Consip per traffico di influenze illecite, è stato invece interrogato nel pomeriggio al comando provinciale dei carabinieri di Firenze dai magistrati di Roma e Napoli, Mario Palazzi e Henry John Woodcock, oggi in trasferta nel capoluogo toscano. Ma Russo si è avvalso della facoltà di non rispondere, su precisa indicazione dei suoi difensori. «Intendiamo - hanno spiegato i legali - far rispondere il nostro assistito quando saremo su un piano di parità ossia quando avremo piena conoscenza degli atti. Ora abbiamo solo un decreto di perquisizione».
M5S: subito in aula mozione sfiducia a Lotti
La tranche romana dell’inchiesta nella quale Romeo risponde di corruzione è un filone di un’indagine nata a Napoli, emigrata poi a Roma per competenza. Nella tranche romana risulta indagato anche l’allora sottosegretario Luca Lotti, per rivelazione del segreto istruttorio. E il M5s è già in pressing affinché sia calendarizzata al più presto la mozione di sfiducia presentata nei confronti del ministro. La capogruppo M5S al Senato Michela Montevecchi ha chiesto in una lettera al presidente Pietro Grasso di convocare «immediatamente» la conferenza dei capigruppo per calendarizzare la mozione di sfiducia. «Ferme restando le eventuali responsabilità che dovranno essere accertate in sede giudiziaria, i fatti indicati minano fortemente la credibilità del Ministro e pongono un grave pregiudizio sulle sue capacità di svolgere liberamente le delicate funzioni alle quali è chiamato» si legge nella mozione.
Renzi: Lotti non deve dimettersi, no a processi sommari
Renzi a Otto e Mezzo ha difeso a spada tratta il suo fidato braccio destro. «Luca Lotti deve dimettersi? A mio giudizio assolutamente no. Conosco Lotti da anni ed è una persona straordinariamente onesta, lo devono sapere sua moglie e
i suoi figli. Io non scarico mai gli altri: non l’ho fatto con Delrio, Boschi e ora Lotti. Non accetto processi sommari» ha detto l’ex premier
Gentiloni in Cdm: governo stia riparo da fibrillazioni
Serriamo le fila e cerchiamo di mettere al riparo il governo dalle fibrillazioni di questi giorni, avrebbe detto detto il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni in apertura del Cdm odierno. A margine della riunione, a quanto si apprende, il premier avrebbe espresso vicinanza al ministro Luca Lotti per gli attacchi ricevuti in questi giorni. Gentiloni non avrebbe fatto riferimento esplicito alla vicenda Consip, che in questi giorni ha scelto di non commentare.
Salvini: Lega voterà sfiducia a Lotti
La Lega, dal canto suo, ha già annunciato che voterà la mozione di sfiducia M5s al ministro Lotti . Lo ha detto Matteo Salvini rispondendo ad una domanda nel corso di Agorà, su Rai3. «Sì - ha spiegato - la voteremo. Ma non è una sfiducia contro una persona, ma un modo per chiedere di andare a votare prima possibile».
Romani: Forza Italia mai votato sfiducia individuale
Forza Italia dovrebbe invece schierarsi con la maggioranza. «Noi siamo sempre stati contrari alla mozione di sfiducia individuale. Del caso in sé non abbiamo
ancora parlato e lo faremo in una riunione di gruppo. Ma non abbiamo mai votato una mozione di sfiducia individuale» ha dichiarato Paolo Romani, presidente dei senatori di Fi.
Emiliano: Lotti tragga conseguenze
Nel Pd serpeggia preoccupazione. La posizione di Gianni Cuperlo (accusato di «sciacallaggio» dal collega di partito Emanuele Fiano), che ha chiesto a Lotti di farsi da parte prima che venga discussa in Parlamento la mozione di sfiducia del M5S, appare abbastanza isolata. Ma oggi anche il governatore della Puglia Michele Emiliano, candidato alla segreteria Pd, ha chiesto di fatto a Lotti di farsi da parte per evitare che il partito possa finire travolto dalla mozione. «Chi ha un diretto coinvolgimento deve essere più generoso verso il partito che verso se stesso» ha detto Emiliano. La preoccupazione maggiore tra i renziani, però, è soprattutto per l’atteggiamento in Senato (dove i numeri della maggioranza sono ballerini) del gruppo dei 14 scissionisti di MDP (Movimento Democratici e progressisti). «Lotti venga alla Camera, al Senato, dove vuole lui. E parli, chiarisca. Le mozioni di sfiducia si possono anche evitare. Noi ascolteremo e poi decideremo cosa fare» ha messo le mani avanti il senatore Miguel Gotor, bersaniano.
Lotti: totalmente estraneo, mai occupato di gare
Ieri il ministro si era difeso così in una nota su Facebook: «Oggi il Movimento 5 Stelle ha presentato nei miei confronti la mozione di sfiducia. Si parla di tangenti, di arresti, di appalti. Tutte cose dalle quali sono totalmente estraneo. Per essere ancora più chiaro: non mi occupo e non mi sono mai occupato di gare Consip, non conosco e non ho mai conosciuto il dottor Romeo».
L’ad Consip accusa Tiziano Renzi e Verdini
Nell’inchiesta sugli appalti della Pa gestiti da Consip, gli occhi sono puntati su un presunto incontro a tre: l’imprenditore di Scandicci Carlo Russo, Alfredo Romeo e il padre dell'ex premier, Tiziano Renzi. Non è chiaro se questa cena sia veramente avvenuta, ma è proprio da questo dettaglio che potrebbero dipendere le future accuse nei confronti di Renzi padre. Altro punto da chiarire: Renzi padre incontrò anche Luigi Marroni, ad di Consip (non indagato), o questo incontro non è mai avvenuto? L’ad di Consip Luigi Marroni, secondo quanto riportato dall’Espresso relativamente al suo interrogatorio del 20 dicembre con i procuratori napoletani Henry John Woodcock e Celeste Carrano, sostiene che «Russo chiedeva di intervenire sui commissari di gara per conto del babbo di Matteo» e del parlamentare di Ala Denis Verdini. «Mi dissero - spiega ancora Marroni - che loro erano arbitri del mio destino professionale». Poi rivela che nel marzo 2016 incontrò il padre di Renzi in piazza Santo Spirito a Firenze, e lui gli chiese di assecondare le richieste di Russo a favore di Romeo.
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