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Ecco le accuse della Procura Federale ad Andrea Agnelli

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«culpa in vigilando»

Ecco le accuse della Procura Federale ad Andrea Agnelli

Foto Ansa
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L'atto d'accusa è di venti pagine: deferisce alla sezione disciplinare del Tribunale federale nazionale presso la Federcalcio, presieduto da Cesare Mastrocola, il presidente della Juve, Andrea Agnelli, e la stessa società. Il periodo incriminato va dalla stagione sportiva 2011-2012 fino a quella 2015-2016. Il deferimento riguarda anche Francesco Calvo, all'epoca direttore commerciale della Juve; Alessandro D'Angelo, security manager della società bianconera; Stefano Merulla, responsabile del ticket office della squadra di calcio.

La contestazione della giustizia sportiva è nota anche perché deriva dall'inchiesta – molto più ampia – della procura della Repubblica di Torino guidata da Armando Spataro: ci sarebbe stato un commercio illegale di biglietti e abbonamenti con i gruppi ultras dove erano presenti anche esponenti della ‘ndrangheta. Bagarinaggio giustificato, secondo l'inchiesta, dalla garanzia di evitare scontri e problemi di ordine pubblico durante le partite.

L'illecito sportivo risale fino alla dirigenza dei bianconeri, secondo la Procura Federale. Con un distinguo: Andrea Agnelli, in base al deferimento, è imputabile di culpa in vigilando perché non avrebbe impedito a dirigenti, tesserati e dipendenti di avere rapporti con gli ultras e soprattutto gli esponenti della malavita organizzata. Calvo, D'Angelo e Merulla avrebbero invece avuto quella che in gergo si chiama “condotta commissiva” in quanto protagonisti diretti dei fatti incriminati. Il procuratore federale, Giuseppe Pecoraro, ha potuto avvalersi di una documentazione copiosa trasmessa dagli inquirenti di Torino: informative dei Carabinieri e della Squadra Mobile, trascrizioni di intercettazioni e verbali di interrogatori, la richiesta di rinvio a giudizio del 29 dicembre scorso e molto altro.

In Procura federale sono stati sentiti tutti i soggetti oggi deferiti e negli atti ora all'esame del tribunale è stato inviato anche la memoria trasmessa da Agnelli. Il passaggio cruciale per la decisione della giustizia sportiva è la valutazione dei contatti emersi dall'inchiesta penale – e poi dagli accertamenti della procura calcistica – della dirigenza Juve con Rocco Dominello, rappresentante in Piemonte della cosca Pesce-Bellocco di Rosarno. La questione è finita anche alla Commissione Antimafia, presieduta da Rosy Bindi, che ha ascoltato in modalità secretata il procuratore Pecoraro.

“Secondo la Procura Federale il presidente della Juventus Andrea Agnelli non avrebbe impedito a dirigenti, tesserati e dipendenti di avere rapporti con gli ultras e soprattutto gli esponenti della malavita organizzata”

 

In una conferenza stampa indetta dopo la notifica del provvedimento da parte della Procura Federale, Andrea Agnelli ha respinto con decisione le accuse: «Non ho mai incontrato boss mafiosi - ha detto -. A cadenze regolari ho incontrato tutte le categorie di tifosi, siano essi Club Doc, Member o gruppi ultras. È sempre stata un'attività alla luce del sole e che penso rientri a pieno titolo nei doveri di un presidente di una società calcistica».

In circa un mese e mezzo si saprà la sorte di Agnelli e degli altri accusati. Il Tribunale, infatti, entro pochi giorni dovrà fissare la data dell'udienza. In quella giornata le parti presenteranno le loro posizioni. Compresa la procura che, fino ad allora, non renderà note, come da prassi, le sanzioni richieste. La richiesta dell'accusa non sarà di certo leggera. Da lì a poche ore arriverà anche la sentenza del tribunale.

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