La vera questione su cui concentrarsi non sono i 3,4 miliardi della manovrina ma «se possiamo costruire nel Paese un grande progetto di inclusione dei giovani nel lavoro e nelle fabbriche e pensare di ridurre o di azzerare il cuneo fiscale per loro includendo chi è fuori dal lavoro e non aiutando solo chi è dentro». Lo ha sottolineato il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, intervenendo al Forum di Unicredit a Napoli.
Grande progetto di inclusione
Il presidente di Confindustria ha precisato che sarebbe «possibile azzerare il cuneo fiscale per i giovani assunti nelle fabbriche nei primi due anni e quindi costruire un grande progetto di inclusione nell’interesse dell'industria e del Paese». Si tratta, ha detto Boccia, «di una questione non marginale e che rientra nelle sensibilità di alcuni aspetti della nuova dichiarazione firmata a Roma ma che ha bisogno di elementi pragmatici in termini economici per farla diventare un piano importante e costruire uno choc di competitività per il Paese».
“Le patrimoniali sui fattori di produzione, l’Imu sui capannoni o l’Irap sono un errore tattico di un Paese che dovrebbe puntare sull'industria”
Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria
Serve intervento organico di politica economica
Sul Def, Confindustria - come ha sottolineato il presidente, Vincenzo Boccia - chiede «di continuare sulla strada di un intervento organico di politica economica facendo una manovra che abbia grande attenzione verso le imprese e partendo dalla politica dell’offerta». Quindi, ha detto intervenendo a un forum di Unicredit a Napoli, servono «imprese competitive che attuino investimenti, vendano prodotti e servizi nel mondo e alla fine recuperino livelli occupazionali. Un privato che deve reagire ed essere corresponsabile in una dimensione di crescita del Paese. Abbiamo necessità di una politica economica che sia all'altezza di queste aspettative», ha concluso Boccia.
Non mettere altre tasse sulle imprese
«Le patrimoniali sui fattori di produzione, l'Imu sui capannoni o l'Irap - ha detto Vincenzo Boccia - sono un errore tattico di un Paese che dovrebbe puntare sull'industria. Pensare di mettere altre tasse sulle imprese in un momento delicato in cui dobbiamo cavalcare la quarta rivoluzione industriale e in cui una parte del sistema industriale sta vivendo una fase emergenziale non indifferente». Boccia ha sottolineato che c’è «un 20% di aziende che va molto bene, un 20% molto male e un 60% nella terra di mezzo. La sfida del sistema Paese è portare il 60% verso il 20 per cento che si trova in alto. Se tu su quella parte che vive una fase delicata cominci ad aggiungere altri deficit di competitività....”, ha aggiunto Boccia. E sull'ipotesi di tassare le imprese per finanziare nuovi ammortizzatori sociali: «Questa deriva in cui per non far scontento nessuno - e il popolo che deve votare tra poco - andiamo a caricare su altri una tassazione è un errore, perché poi la crescita non arriva».
Speriamo che la società 4.0 prevalga sul neoconsociativismo
«Il ritorno al proporzionale, a un Paese con forze neoconsociative e neocorporatve non ci porta forse a una visione lunga, non ci porta alla società 4.0», ha sottolineato il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, in un passaggio del suo intervento. «La società 4.0 - ha argomentato Boccia - ha bisogno di corpi intermedi che abbiano una visione lunga dell’interesse del Paese e non corporativa». Non avendo più uno strumento di svalutazione, ha spiegato Boccia, «la produttività è diventata un fattore essenziale. E la produttività non la determina un soggetto solo. Lo scontro nel Paese è tra la vecchia cultura e la nuova cultura, tra la società aperta e la società chiusa, tra società corporativa e società aperta, che crea delle trasversali di contaminazione tra mondo impresa e università, che ragionano in modo uguale. Chi prevarrà? Speriamo che prevalga il 4.0 perché se torniamo “ai migliori anni della nostra vita” la partita è già persa prima di cominciare ma noi siamo qui a ricordare che non arretriamo».
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