Segnali di ripartenza per gli investimenti italiani. Ma con l’asticella, rappresentata dalla media Ue, ancora lontana. L’indagine della Banca europea per gli investimenti, presentata nella sede della Banca d’Italia, è un’analisi qualitativa delle capacità e delle intenzioni delle nostre imprese al bivio della difficile ripresa.
Se il dato macro conforta, ci sono valutazioni più specifiche che legittimamente potrebbero essere preoccupanti. Una su tutte: gli investimenti in “intangibile assets”, il mondo a vario titolo riconducibile a ricerca, sviluppo, innovazione, brevettazione, marchi. In questa speciale classifica, nell'Unione europea siamo quartultimi davanti solo a Slovacchia, Spagna e Grecia. E dire che la stessa Europa arranca vistosamente rispetto ad altre aree, a partire dagli Stati Uniti. Un punto estremamente debole, segnala il rapporto Bei. Perché rischia di inficiare i livelli di produttività già storicamente bassi.
Se è vero che il ciclo degli investimenti è in moderata accelerazione, lo si deve in parte preponderante alle grandi imprese. E anche gli indici relativi alla capacità produttiva ci pongono al di sotto delle medie Ue soprattutto per le difficoltà delle Pmi e di un settore in particolare, le costruzioni. Dal rapporto Bei arrivano insomma segnali chiari. È ai piani bassi della nostra produttività che va attuato prima possibile un cambio di passo, valorizzando al meglio anche la leva trascurata dell'innovazione immateriale.
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