Alfredo Romeo «è un imprenditore con conoscenze istituzionali ai più alti livelli che utilizza in modo spregiudicato». Un immobiliarista «privo di scrupoli», che arriva a dialogare col «faccendiere Carlo Russo» delle «modalità di pagamento per remunerare i servizi da rendere da parte di Tiziano Renzi». Sono le motivazioni con cui il Tribunale del Riesame di Roma ha stabilità di lasciare in carcere Romeo, accusato di aver corrotto con una «stecca» da 100mila euro il dirigente di Consip Marco Gasparri. L’inchiesta è quella sul maxi appalto da 2,7 miliardi di euro denominato Fm4, una commessa che consta di 18 lotti.
«Romeo privo di scrupoli»
Secondo il Riesame Romeo sarebbe un imprenditore «privo scrupoli», particolare che renderebbe «attuale il pericolo di reiterazione del reato». I magistrati scrivono che «è il caso di accennare, a questo proposito, al sistematico ricorso da parte dell’indagato all’impiego strumentale per finalità corruttive di denaro non tracciabile, come dimostra la conversazione del 18 ottobre 2016 tra Romeo e Carlo Russo. Quest’ultimo, faccendiere vicino al Partito democratico, rappresenta il tramite per avvicinare Tiziano Renzi, padre dell’ex premier, e ritenuto in grado di avere un ascendente su Luigi Marroni, ad della Consip. Orbene, i due discutono delle modalità di pagamento per remunerare i servizi da rendere da parte di Tiziano Renzi e dello stesso Russo e parlano esplicitamente di utilizzare un canale “estero su estero”, sfruttando la società londinese del figlio di Romeo, Francesco».
I contatti con Tiziano Renzi
I magistrati ritengono che Romeo punti a Tiziano Renzi quando capisce che per lui le strade in Consip sono chiuse. «Concorde il fido Italo Bocchino - si legge - si sottolinea il pericolo di rimanere imprenditorialmente confinati in Campania». Per questo Romeo tenta più strade: «denunce all’Anac e all’Antitrust», finché «decide di prendere contatti con Tiziano Renzi, tramite Russo, e di offrire consistenti somme di denaro per entrare nelle grazie di Marroni». Lo stesso Marroni, scrive il collegio del Riesame, «ha rivelato di essere stato più volte pesantemente sollecitato, da Russo, che aveva incontrato per volere di Tiziano Renzi, ad “aiutare” una impresa tramite i necessari contatti presso la commissione».
I pm: Romeo corruttore da 25 anni
Infine i magistrati, ritengono che «è assolutamente pacifica che da circa 25 anni vi sia prova del fatto che Romeo utilizzi il metodo corruttivo per esercitare la sua impresa ed appare evidente che si tratti di un programma delinquenziale generico, per così dire una “scelta di campo”».
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