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Consip, Romeo non risponde al gip. La difesa: «Mai conosciuto…

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l’interrogatorio

Consip, Romeo non risponde al gip. La difesa: «Mai conosciuto Tiziano Renzi»

Si è avvalso della facoltà di non rispondere Alfredo Romeo, l’imprenditore arrestato per corruzione nell’inchiesta Consip (la centrale di acquisti della pubblica amministrazione) durante l’interrogatorio di garanzia nel carcere di Regina Coeli. I difensori di Romeo hanno presenato istanza di revoca della misura cautelare e hanno depositato una memoria e il loro assistito. L’imprenditore , accusato di essere il “grande corruttore” nell'inchiesta Consip, è in carcere da quattro giorni. Deve spiegare i centomila euro dati, secondo l’accusa, al dirigente Consip Marco Gasparri (che ha ammesso di aver ottenuto in quattro anni tali somme) per aver informazioni riservate sulle gare d’appalto. E renedere conto anche del “pizzino” recuperato dalla spazzatura del suo ufficio in cui compaiono la lettera 'T' puntata preceduta da “30 mila euro mese”: per i pm è Tiziano Renzi, padre dell’ex premier Matteo. Non si sa se Romeo deciderà di rispondere o no alle domande dei magistrati.

Difesa Romeo: mai conosciuto Tiziano Renzi
«Il nostro assistito afferma di non aver mai dato soldi a nessuno e di non avere mai incontrato Tiziano Renzi o gente legata all’entourage dell’ex presidente del Consiglio» hanno affermato gli avvocati difensori di Alfredo Romeo, Francesco Carotenuto, Giovanni Battista Vignola e Alfredo Sorge, entrando nel carcere di Regina Coeli, per l’interrogatorio di garanzia,
durante il quale l’imprenditore napoletano (arrestato per corruzione nella vicenda Consip) si è avvalso della facoltà di non rispondere . Il riferimento è a una presunta cena a Roma tra l’imprenditore napoletano, Tiziano Renzi e il suo amico Carlo Russo raccontata a “Repubblica” dal superteste Alfredo Mazzei, che avrebbe raccolto la confidenza dallo stesso Romeo. Circostanza, quella della cena, sempre smentita dal padre dell’ex premier.

«Lui fregato,altro che corruttore»
«Alfredo Romeo non era un privilegiato, ma in Consip era un emarginato. Altro che corruttore, lui è stato fregato più volte». Questa la linea difensiva spiegata ai cronisti, al termine dell’interrogatorio di garanzia, dall’avvocato Giovanni Battista Vignola, che ha aggiunto: «Nell’aprile scorso Alfredo Romeo ha presentato in Consip un esposto in cui venivano descritti i suoi rapporti e il meccanismo con cui venivano affidati gli appalti, lui fu danneggiato. Quell’esposto fu inviato per conoscenza anche all’Anac e all’Antitrust».

Cantone: tenere Consip lontana da scandali
«La Consip - ha detto oggi il presidente dell'Anac, Raffaele Cantone, a margine di un seminario a Pompei (Napoli) - è uno strumento indispensabile per la politica degli appalti del Paese. E proprio per questo bisogna fare di tutto affinché sia tenuta lontana dagli scandali. Noi dell'Autorita Anticorruzione ci siamo fatti le nostre idee, e riteniamo che certi lotti non vadano costruiti in un certo modo, proprio per evitare certe problematiche». La gara Consip da 2,7 miliardi di euro finita sotto la lente della magistratura si compone di 18 lotti, con taglio che varia dai 90 milioni del lotto n.8, la cui migliore offerta è arrivata dal big francese Cofely (gruppo Engie) fino ai 247 milioni del lotto n.11, conquistato da Manital. Stando agli accertamenti, Romeo è risultato primo in graduatoria nell’aggiudicazione di tre lotti sui quattro che intendeva ottenere: il 2, il 13 e il 18.

Fuga di notizie, revocate le indagini al Noe
Intanto tiene banco la fuga di notizie, sulla quale indaga la procura di Roma, per ora contro ignoti. Le informazioni «segrete» sull'inchiesta Consip erano «oggetto di conversazioni nelle stanze della Presidenza del Consiglio dei Ministri». Lo dicono gli atti giudiziari. Che precisano come sia stata «allarmante la facilità con cui queste informazioni, che dovrebbero essere caratterizzate da assoluta segretezza, erano, di fatto, diventate oggetto di conversazioni nei Ministeri... quasi alla stregua di chiacchiere da bar». L'allora sottosegretario Luca Lotti «sapeva su attività investigative» relative alla stazione appaltante della Pubblica amministrazione. È anche questo il motivo per cui ieri il procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone ha deciso di togliere la delega d'indagine ai carabinieri del Noe di Napoli, affidandola alla Guardia di finanza di Napoli e ai Carabinieri di Roma.

In settimana l’audizione di Emiliano
In settimana potrebbe svolgersi anche l'audizione di Michele Emiliano, governatore Pd della Puglia e candidato alle primarie per la segreteria del partito, testimone nell'inchiesta Consip. Emiliano ha raccontato al Fatto Quotidiano che l'imprenditore Carlo Russo, amico dei Renzi e indagato, gli era stato segnalato dall’allora sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Luca Lotti e che per questo lo incontrò. Emiliano conserva alcuni sms di Lotti. Quest’ultimo, ora ministro dello Sport, è indagato per rivelazione del segreto d’ufficio per una presunta soffiata sulle indagini, ma respinge con forza qualsiasi accusa.

Gentiloni: fiducia in Lotti
Il premier Paolo Gentiloni ha ribadito fiducia in Lotti. «Le notizie che lo riguardano sono di due mesi e mezzo fa, non si capisce perché oggi si chieda la sfiducia» ha dichiarato con riferimento alla mozione di sfiducia individuale presenatata dal M5s. «La mia fiducia resta immutata e mi auguro lo sia anche quella del Parlamento», ha rimarcato il presidente del Consiglio. Parole che blindano ulteriormente Lotti da una sfiducia che, in ogni caso, al momento appare numericamente impossibile. Il Pd, FI e i centristi sono pronti a respingere al Senato la mozione presentata dal M5S, anche se il leader di Mdp, Roberto Speranza, chiede che Lotti vada via senza che ci sia un passaggio parlamentare.

Tiziano Renzi: si è abusato del mio cognome
Si è tenuto invece venerdì scorso a piazzale Clodio l'interrogatorio nella Capitale di Tiziano Renzi, nell'ambito delle inchieste delle procure di Roma e Napoli sulla Consip. «Mai preso soldi. Si è trattato di un evidente caso di abuso di cognome». Così il padre dell'ex premier, indagato per traffico di influenze illecite, si è difeso davanti al pm, negando di aver mai conosciuto o incontrato Alfredo Romeo e di essere mai stato in Consip. A Tiziano Renzi, così come all'imprenditore Carlo Russo, la procura di Roma contesta di essersi fatti promettere indebitamente da Alfredo Romeo (imprenditore napoletano finito agli arresti per corruzione nell’ambito della medesima inchiesta) somme di danaro come compenso per la loro mediazione con Luigi Marroni, amministratore delegato di Consip, per ottenere lotti del maxi appalto Consip «denominato Facility management 4», una mega commessa da 2,7 miliardi di euro.


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