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M5S, tormenti a Genova: Grillo e Di Battista indagati per diffamazione

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dopo la querela di marika cassimatis

M5S, tormenti a Genova: Grillo e Di Battista indagati per diffamazione

A sette giorni di distanza dal deposito della querela per diffamazione da parte della candidata M5S “sconfessata” a Genova, Marika Cassimatis, è arrivata l’iscrizione nel registro degli indagati per Beppe Grillo e Alessandro Di Battista. Il fascicolo è stato aperto dal pm Walter Cotugno, che potrebbe sentirli a breve. È l’ennesimo esposto contro Grillo, ma il primo che arriva da una esponente del Movimento, per giunta “incoronata” alle comunarie e amatissima dalla base proprio nella città del capo politico del Movimento. Una ferita che rischia di avvelenare l’intera partita delle amministrative genovesi.

Le frasi “incriminate”
Al centro della querela presentata da Cassimatis c’è il testo del post pubblicato sul blog lo scorso 17 marzo e firmato da Grillo: «Dopo l’esito delle votazioni di martedì, mi è stato segnalato, con tanto di documentazione, che molti, non tutti, dei 28 componenti di questa lista, incluso la candidata sindaco, hanno tenuto comportamenti contrari ai principi del MoVimento 5 Stelle prima, durante e dopo le selezioni online del 14 marzo 2017. In particolare hanno ripetutamente e continuativamente danneggiato l’immagine del MoVimento 5 Stelle, dileggiando, attaccando e denigrando i portavoce e altri iscritti, condividendo pubblicamente i contenuti e la linea dei fuoriusciti dal MoVimento 5 Stelle; appoggiandone le scelte anche dopo che si sono tenuti la poltrona senza dimettersi e hanno formato nuovi soggetti politici vicini ai partiti». Per Cassimatis, sarebbero lesive anche alcune dichiarazioni rilasciate da Di Battista in una videointervista al Corriere.it, che aveva parlato di «persone non in linea con la nostra lotta». «Piuttosto che correre il rischio di ritrovarseli nel gruppo misto qualche settimana dopo - aveva aggiunto il deputato - si prende questa decisione».

I rilievi di Cassimatis
Cassimatis, che esclude al momento di candidarsi in un’altra lista, sostiene di aver chiesto invano da 12 giorni ai vertici del M5S copia della documentazione in loro possesso che attesterebbe il comportamento lesivo dell’immagine dei Cinque Stelle. «Voglio sapere cosa c’è scritto in quei documenti», aveva spiegato subito dopo la scomunica. «Li ho chiesti, aspetto risposte. Per ora non ho ricevuto nulla: né documenti, né una telefonata da Grillo». Martedì scorso, quando ha annunciato anche il ricorso al tribunale civile per il reintegro della sua lista, depositato oggi dal suo legale, Cassimatis ha usato parole durissime contro i metodi decisionali del Movimento: quel «fidatevi di me» messo nero su bianco da Grillo nel post - ha sottolineato - «non esiste in nessuno Stato di diritto, nemmeno nella Repubblica delle banane. A nessuno di noi è stato concesso il diritto alla difesa». Su Facebook oggi equipara la sua battaglia a quella di Davide contro Golia e chiede un contributo per sostenere le spese legali: «Stiamo affrontando una battaglia per la legalità e la trasparenza e ricordiamo che ogni volta che si disattende ad una regola, la si annulla. Quello che è successo a Genova potrebbe ripetersi altrove. È una battaglia di tutti. E noi ci sentiamo come Davide contro Golia, abbiamo ancora bisogno di aiuto».

Le grane giudiziarie di Grillo
Grillo alle querele (sue e altrui) è abituato: nel 2015 è stato condannato dal tribunale di Ascoli Piceno a un anno di carcere per aver diffamato il docente di ingegneria Franco Battaglia, accusandolo durante un comizio di essere un «consulente delle multinazionali». Da ultimo è stato querelato dal Pd per un post sul blog ritenuto calunnioso nei riguardi dell’ex ministra allo Sviluppo economico, Federica Guidi, in relazione all’inchiesta sul petrolio in Basilicata. Vicenda dalla quale è scaturito il mistero sulla titolarità del blog, visto che Grillo sostiene di essere responsabile soltanto dei contenuti da lui firmati. È stato chiamato in giudizio, in qualità di responsabile dell’associazione MoVimento Cinque Stelle, da cinque iscritti romani che chiedono la dichiarazione di nullità del regolamento e del non statuto votati lo scorso ottobre. Altri ex attivisti, poi espulsi, sono stati già reintegrati dai tribunali di Napoli e di Roma.

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