Va trovato un compromesso tra le esigenze del mercato e i diritti dei lavoratori. Parte da questa premessa la risposta del presidente della commissione Lavoro alla Camera, Cesare Damiano, alla domanda se sia giusto o meno aprire outlet e centri commerciali anche a Pasqua e Santo Stefano, e perché no anche a Natale, dopo il caso scatenato ad Alessandria dall’analoga scelta di McArthurGlen Group. «Il mio non è un no aprioristico alle aperture degli esercizi commerciali nei festivi, non ho pregiudizi né credo religiosi in tal senso. Dico no alle esagerazioni del mercato e no a un capitalismo ingordo che per inseguire il business dimentica i diritti dei lavoratori», spiega l’ex ministro del Lavoro del Governo Prodi.
Nell’esasperazione di un caso tutt’altro che isolato o inedito nel panorama domestico, Damiano legge in realtà l’acuirsi di problemi legati a una normativa contrattuale in ritardo rispetto alla velocità con cui sta cambiando l’economia, più che alla questione in sè, se sia più o meno corretto aprire negozi e fabbriche 365 giorni l’anno. «Perché già oggi non mancano certo esempi di industrie a ciclo continuo e di attività commerciali che restano aperte ininterrottamente per favorire il cliente e quindi gli affari e di conseguenza il lavoro, aspetto che non va dimenticato». «Il punto è che bisogna avere la cassetta degli attrezzi adatta per permettere anche ai lavoratori di godere del riposo e di un giorno in famiglia nei giorni di festa con indennità adeguate che compensino il sacrificio».
Lo strumento non sono certo i voucher, che finiscono per sostituire gli straordinari del lavoro “normale” con gli assegni a ore del lavoro “povero”, sottolinea Damiano. Ci sono i contratti a chiamata, il lavoro interinale, le rotazioni, fronti su cui sempre più si vanno orientando le dialettiche sindacali per far fronte al mutato contesto del commercio globalizzato.
Ma il disallineamento degli attuali “straordinari” alla nuova realtà di fatto è nel termine stesso che presuppone una extra-ordinarietà. Il lavoro dal lunedì al venerdì appartiene a un’epoca
passata. «Ricordiamoci che stiamo parlando di commessi di negozio, non di chirughi o di poliziotti che garantiscono la vita
e la sicurezza dei nostri concittadini. E il capitalismo selvaggio non porta benessere», conclude Damiano.
Tradotto: i lavoratori devono ricevere un beneficio diretto da quel 20% in più di affari che l’outlet di Serravalle Scrivia
prevede grazie alle aperture a Pasqua e Santo Stefano.
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