L’apertura degli outlet nel giorno di Pasqua è sempre più motivo di divisione. Lo conferma il sondaggio tra i lettori del Sole 24 Ore - senza pretese di validità statistica ma pur sempre un utile indicatore - che vede favorevoli e contrari all’apertura in festività come Pasqua praticamente appaiati.
Pochi giorni fa i lavoratori dell'outlet di Serravalle Scrivia (Alessandria) hanno annunciato che scenderanno in sciopero sabato 15 e domenica 16 aprile, per protestare contro l'apertura straordinaria prevista per i giorni di Pasqua e Santo Stefano (passando da 361 a 363 giorni di apertura all'anno), decisa dalla direzione del centro commerciale. Giovedì sera si è svolta un'assemblea alla quale ha partecipato la leader della Cgil, Susanna Camusso.
Lavoratori e sindacati denunciano «le condizioni cui sono sottoposte le donne, le ragazze, gli uomini dell'outlet: orari di lavoro massacranti, contratti modesti, rapporti di lavoro precari, festivi non sempre pagati». Il tema è condiviso oltre che da buona parte del mondo sindacale, anche da autorevoli esponenti della sinistra come il presidente della Commissione lavoro della Camera Cesare Damiano. «Il mio - spiega al Sole 24 Ore - non è un no aprioristico alle aperture degli esercizi commerciali nei festivi, non ho pregiudizi né credo religiosi in tal senso. Dico no alle esagerazioni del mercato e no a un capitalismo ingordo che per inseguire il business dimentica i diritti dei lavoratori». Di parere opposto Alberto Mingardi, direttore dell’Istituto Bruno Leoni: «Il nostro Paese ha tanti e tali problemi di crescita - sottolinea - che impedire occasioni in cui si possono generare transazioni commerciali mi sembra masochista». Nell’Unione europea, come spiega questo articolo di Enrico Marro, le norme comunitarie lasciano libertà ai vari Stati membri sulle aperture dei negozi nei giorni di festa, a partire dalla domenica. L’unico vincolo, contenuto nella direttiva europea sull’orario di lavoro (2003/88/EC), è quello di concedere al dipendente un giorno di riposo dopo sei di impiego, che però non necessariamente deve cadere in un festivo.
Giornata piena per il turismo
L'intento dell’azienda di proprietà americana è quello di sostenere l'economia del territorio: «Durante le festività - spiega in una nota la proprietà dell’outlet - il flusso di visitatori italiani e stranieri nel bacino di Serravalle aumenta sensibilmente, anche grazie al fatto che il Centro è diventato una destinazione turistica a tutti gli effetti con il desiderio di offrire ai turisti un'esperienza aggiuntiva oltre a quella culturale, che nei giorni di vacanza è molto apprezzata e fruita». La nota ribadisce che il tutto viene attuato «nel rispetto della normativa in materia ed entro la cornice di liberalizzazione del cosiddetto Salva Italia» e che «la scelta di Serravalle Designer Outlet di rimanere aperto il giorno di Pasqua è assolutamente allineata a quelle di altri centri della zona». In questo modo, i giorni di apertura annuali passeranno da 361 a 363, quasi un record. Un primato, però, che ha trovato la più netta opposizione da parte dei lavoratori (oltre duemila in totale, di cui quattrocento inseriti negli ultimi mesi): per la prima volta, a circa vent'anni dalla fondazione, l'outlet rischia di vivere un vero e proprio sciopero, anche se le modalità e le condizioni devono ancora essere definite.
L’Avvenire contro l’apertura
Sulla vicenda è intervenuto oggi anche l’Avvenire, quotidiano della Cei, schierandosi contro l’apertura: «Se per difendere identità, fede, libertà dell'uomo occorre scioperare - scrive oggi Francesco Riccardi - allora noi stiamo con i lavoratori che sciopereranno; se per farlo occorre dire un “no” netto e chiaro a una shopping experience nel giorno di Pasqua, siamo pronti alla resistenza passiva a questo scippo senza alcuna destrezza. E abbiamo la memoria lunga».
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