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Dal maxi appalto Consip all’evasione fiscale, guai per Cofely spa

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giustizia

Dal maxi appalto Consip all’evasione fiscale, guai per Cofely spa

Dai maxi appalti con la Pubblica amministrazione a un presunto giro di fatture false con un’associazione per delinquere dedita alla «commissione di «reati di corruzione, frode fiscale, ricettazione, riciclaggio e appropriazione indebita aggravata dall'abuso di relazioni d’ufficio». Nel mirino della Procura della Repubblica di Roma finisce la Cofely Italia spa (ora Engie Servizi spa), società controllata dal colosso francese dell'energia Gdf Suez e coinvolta nell’inchiesta sul maxi appalto Facility management 4 da 2,7 miliardi di euro di Consip.

Corruzione alla Regione Lazio
Ma andiamo per gradi. L’inchiesta è della Guardia di finanza di Roma, al comando del generale Cosimo Di Gesù, che ha fatto luce sul presunto ramificato «sistema» ideato dall’imprenditore Fabrizio Centofanti. Ricostruendo un giro di false fatturazioni, gli inquirenti hanno individuato un presunto caso di corruzione: una tangente da 72mila euro per Maurizio Venafro, ex capo di gabinetto del governatore della Regione Lazio Nicola Zingaretti, già coinvolto nell’inchiesta Mafia Capitale ma assolto. Stando agli atti «Centofanti, espressione della Energie Nuove srl (...) interessato a procedimenti amministrativi della Regione Lazio erogava, attraverso lo schermo della società Cosmec srl - riconducibile a Centofanti -, a Maurizio Venafro, in relazione alla funzione del medesimo già svolta di capo di gabinetto della Regione, utilità economiche pari a 72mila euro, corrispettivo della consulenza fittizia stipulata tra la società Cosmec e il Venafro». La corruzione, stando alle ipotesi preliminari dei magistrati, sarebbe legata alla «realizzazione di concessioni di derivazione d'acqua per uso idroelettrico dal fiume Marta, nel Comune di Tarquinia». Una concessione che sarebbe stata data in «assenza di procedure a evidenza pubblica» attraverso la presunta intercessione di Venafro.

L’evasione fiscale di Cofely
I magistrati, coordinati dal procuratore aggiunto Paolo Ielo, hanno individuato un ramificato giro di false fatturazioni che coinvolgono anche la Cofely. Stando all’accusa, la società, il cui rappresentate legale è Enrico Colombo, «al fine di evadere le imposte dirette e indirette (...) utilizzava nelle dichiarazioni dei redditi e ai fini Iva» due fatture false emesse da Energie Nuove srl e Cosmec, entrambe società riconducibili a Centofanti. La questione, però, si complica. Gli investigatori della Finanza, infatti, hanno acquisito numerosi incartamenti amministrativi e fiscali, proprio per ricostruire il giro di fatture che, in parte, riguardano l’appalto di manutenzione straordinaria dell’Ospedale San Camillo Forlanini di Roma.

Il ruolo nell’appalto Fm4
L’affaire giudiziario per Cofely, dunque, rischia di aggravarsi. Allo stato gli amministratori della società non sono indagati nella maxi inchiesta Consip, anche se gli inquirenti stanno lavorando su alcuni spunti investigativi che la riguardano. Questi solo legati alle modalità di aggiudicazione del lotto 10 dell'appalto Fm4 (attualmente sospeso). A raccontare particolari è lo stesso amministratore delegato di Consip, Luigi Marroni, in un verbale con i magistrati. Dice di aver subìto pressioni da Tiziano Renzi e dall’imprenditore Carlo Russo, affinché favorisse la società Cofely, sponsorizzata dal leader di Ala Denis Verdini. Nell’audizione Marroni racconta Russo «mi disse in concreto che tramite una società, di cui non ricordo il nome (Cofely, ndr) ma disse che era a lui riferibile, stava partecipando alla gara d'appalto indetta da Consip che riguardava il Facility management e in modo esplicito mi chiese di attivarmi sulla commissione da me nominata al fine di aumentare il punteggio tecnico relativo all'offerta presentata dalla società da lui segnalata di modo da favorirlo; il Russo, per rafforzare la sua richiesta, mi disse in modo esplicito che questo affare non interessava solo lui ma dietro la società che lui stava rappresentando vi erano gli interessi di Denis Verdini, facendomi capire chiaramente che avrei dovuto impegnarmi nel senso da lui prospettato, ribadendomi che io ricoprivo questo incarico grazie alla nomina che mi era stata concessa dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi».

Il pranzo con Verdini
Marroni, infine, racconta che «ho incontrato il Verdini tre volte a pranzo al ristorante “Al Moro” a Roma e poi l’ho incontrato anche nel suo ufficio nei pressi di via del Tritone, nel corso degli appuntamenti abbiamo spesso discusso in generale della politica e due volte mi ha chiesto di incontrare una persona, precisamente il signor Ezio Bigotti (imprenditore legato a Cofely, ndr), ricordo che me lo chiese per favore ed io acconsentii».

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