Il decreto legge sull’immigrazione taglierà domani il traguardo in Parlamento e si misurerà alla prova dei fatti. Un fatto è certo: negli ultimi due mesi il flusso degli sbarchi in Italia è stato impetuoso e molto più intenso dell’anno scorso. Secondo i dati del ministero dell’Interno, guidato da Marco Minniti, fino all’11 aprile sono arrivati sulle nostre coste 26.989 stranieri (+35% rispetto allo stesso periodo del 2016).
In testa tra le popolazioni immigrate c’è il Bangladesh (3.521 persone) ma poi con cifre analoghe o poco inferiori seguono i migranti della Nigeria, Guinea, Costa D’Avorio e Gambia. E con lo scenario attuale in Africa queste cifre avranno una rapida e poderosa impennata.
L’ultimo report di Unhcr
Da Ginevra oggi l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati denuncia «l’aggravarsi della carestia tra le popolazioni del Corno d’Africa, dello Yemen e della Nigeria che può causare la morte di migliaia di persone». Di conseguenza Unhcr si dice «costretta a rivedere, aumentatole, le stime sul numero di persone che saranno costrette ad abbandonare le proprie case nel 2017.
In Sudan, per esempio, le stime iniziali parlavano di 60.000 arrivi» mentre ora si parla di «oltre 180.000 persone. In Uganda dai 300.000 sfollati previsti si è passati a 400.000». La carestia «sta rendendo inevitabile una crisi umanitaria peggiore di quella del 2011» quando «la siccità causò più di 260.000 morti nel Corno d’Africa, oltre la metà bambini sotto i 5 anni». Dopo il primato di 181.436 arrivi nel 2016, per quest’anno il Viminale stima un nuovo record di 200mila sbarchi. Previsione, tuttavia, sempre più a rischio di una forte revisione al rialzo.
Regioni alla prova sui Centri per i rimpatri
Una delle novità del decreto Minniti è l’istituzione dei Cpr (centri permanenti per i rimpatri) in sostituzione dei Cie (centri di identificazione ed espulsione). Ogni regione dovrà individuare una sede. «Condivido il piano Minniti, in Emilia-Romagna dovrà essere aperto un centro con caratteristiche opposte a quelle dei vecchi Cie: quantità di posti limitata (massimo cento), garanzia rispetto diritti umani, massima trasparenza nella gestione» osserva il governatore Stefano Bonaccini. L’individuazione della sede del Cpr è un passaggio fondamentale per il viatico al Viminale sulla progettazione e costruzione del centro. Tranne il Veneto, contrario all’istituzione sul proprio territorio, e le quattro regioni terremotate - Umbria, Marche, Abruzzo e Lazio (ma a Roma in realtà c’è già un Cie) - in tutte le altre un Cpr dovrebbe sorgere entro il 2017. In molti casi però se ne parlerà dopo la scadenza delle elezioni amministrative dell’11 giugno. La materia è sempre incandescente.
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