Matteo Renzi sta pensando di chiudere la campagna per le primarie del Pd del 30 aprile due giorni prima, il 28, a Bruxelles. Una location a dir poco inconsueta per una consultazione che dovrà eleggere il prossimo segretario democratico, e che la dice lunga sulla centralità che il segretario in pectore intende dare al tema europeo nella prossima campagna elettorale per le politiche, che al più tardi si terranno tra febbraio e marzo prossimi. Più Europa – come è scritto nella mozione congressuale Renzi-Martina – con maggiore inclusione politica ed economica della zona euro. Ma non questa Europa dell'austerità e dei “butocrati” attenti solo agli zero virgola.
Appunto lo 0,2% del Pil che Bruxelles ha imposto come correzione all'Italia tramite la manovrina approvata nelle scorse ore dal Consiglio dei ministri assieme al Documento di economia e finanza e al Piano nazionale di riforme. Si tratta di 3,4 miliardi che a parere di Renzi il governo non era obbligato a reperire.
Renzi: Il buco da 3 miliardi? Una fake news
«È stato scelto legittimamente di fare la manovra, ma si poteva anche non fare – ripete l'ex premier, che respinge l'accusa di aver lasciato un “buco” di 3 miliardi come affermano le opposizioni -. Il “buco” è una fake news, io piuttosto ho lasciato un tesoretto per gli investimenti di 47 miliardi». Tesoretto che è prontamente finito in un Dpcm per il rilancio degli investimenti approvato assieme al Def e alla manovrina.
Primo elemento di distinguo tra Renzi e il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, dunque, è stata la stessa opportunità di varare la manovrina correttiva. E qui ha prevalso la linea Padoan del rispetto delle regole Ue. Secondo elemento di distinguo è stata la questione dell'aumento delle accise sulla benzina e/o dell'Iva per reperire i 3,4 miliardi. E qui ha prevalso la linea Renzi: nessuna aumento di tasse ma piuttosto una stretta sul contrasto all'evasione fiscale (il previsto rafforzamento dello split payment sull'Iva, per dire, è una misura propugnata dal renziano Yoram Gutgeld).
Padoan e Calenda
«Il Pd ha battuto Carlo Calenda e i tecnici del Mef 2 a 0» è la battuta che circolava a Largo del Nazareno subito dopo il Cdm. Una battuta che tra l'altro esprime bene il fastidio di Renzi non tanto verso Padoan, con cui c'è un rapporto di rispetto pur nelle differenze di vedute, quanto verso il ministro per lo Sviluppo e il suo piglio antirenziano delle ultime settimane (ricordiamo su tutto la bocciatura della misura degli 80 euro tanto cara a Renzi) e verso quei tecnici di Via XX Settembre sempre pronti a tirare fuori misure impopolari come la riforma del catasto prontamente stoppata dal Pd («è una revisione che fa arrabbiare il 75% degli italiani e non può essere messa in cantiere a fine legislatura»).
Mettendo ora da parte la manovrina, emerge con chiarezza la vera partita politica che si giocherà nelle prossime settimane: quella attorno alla legge di bilancio d'autunno. Nel Def è specificato, come ha voluto Renzi e come non avrebbe voluto Padoan, che non sarà aumentata l'Iva. Ma su tutti noi incombono le clausole di salvaguardia a riguardo, quasi 20 miliardi di euro.
C'è poi la previsione di riduzione del deficit, che il premier Paolo Gentiloni e il suo ministro dell'Economia hanno fissato dal 2.1 all'1,2 come concordato con Bruxelles. Con la riserva, esplicitata dallo stesso Gentiloni in conferenza stampa, di trattare con Bruxelles nelle prossime settimane per alzare quell'1,2 di qualche decimale in modo da strappare qualche margine di flessibilità. Va da sé che Renzi quell'1,2 lo avrebbe alzato fin da ora, e va da sé che Renzi teme che questo governo non avrà la forza politica sufficiente per battere con forza i pugni sul tavolo quando si arriverà alla stretta nella trattativa con la Commissione Ue.
Tutte le incognite della manovra d’autunno
Con queste premesse è difficile pensare che la manovra economica d'autunno possa essere tutta espansiva e senza aumento di tasse… Per questo molti renziani di rango, quando si parla dell'autunno, cambiano discorso. Come a dire: chissà se questo governo ci arriverà. Ma se le elezioni anticipate a settembre-ottobre per evitare una manovra economica pesante a fine legislatura sono obiettivamente difficili (improbabile che il Capo dello Stato Sergio Mattarella si presti a sciogliere le Camere con la legge di bilancio che deve essere varata entro il1 5 ottobre, rischiando di far andare i Paese in esercizio provvisorio), questo quadro aiuta a capire come le fibrillazioni politiche sano destinate ad aumentare dopo le primarie del 30 aprile.
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