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Manovrina, stretta su compensazioni vale 900 milioni

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Manovrina, stretta su compensazioni vale 900 milioni

La stretta alle frodi realizzate con compensazioni “indebite” tra crediti e debiti fiscali darà un apporto di circa 900 milioni alla manovra che il governo ha approvato martedì in Cdm. Sarebbe questa una delle poste di rilievo del provvedimento che, come anticipato dal Sole 24 Ore il 12 aprile, abbassa da 15.000 a 5.000 euro il tetto sotto il quale la compensazione (ossia la possibilità offerta ai contribuenti di “scontare” dalle imposte dovute i crediti vantati con l’erario, anche tra diverse imposte) può avvenire senza il visto di conformità.

Stretta su compensazioni fisco vale 900 milioni
La norma impone ora, al di sopra dei 5.000, euro l’apposizione di un visto di conformità da parte del professionista abilitato che redige la dichiarazione dei
redditi, oppure in alternativa la sottoscrizione del revisore legale del bilancio. Senza il «visto di conformità» - o se il professionista che l’ha apposto non è abilitato - il fisco procede al recupero dei crediti e all'applicazione di sanzioni. Le compensazioni sono cresciute esponenzialmente negli ultimi anni e nel 2016 hanno raggiunto quota 38,7 miliardi. Secondo gli ultimi dati del ministero dell’Economia, nel 2016, sono state pari a 38,7 miliardi, con un aumento del 10,6% rispetto al 2015. Le sole compensazioni relative all’Iva valgono 15,5 miliardi, superate solo dai 16 miliardi delle compensazioni Irpef. Le compensazioni hanno pian piano preso il posto dei rimborsi fiscali, caratterizzati nel passato da tempi lunghi di pagamento. Proprio per questo il fisco ha reso il meccanismo sempre più agevole. Ma ora, dopo aver registrato molte frodi, la manovra approvata dal governo ha previsto la stretta di cui sopra.

Split payment esteso ai professionisti
Protagonista del capitolo fiscale della «manovrina», soprattutto dopo il tramonto dell’ipotesi di intervenire sulle accise dei carburanti, è lo «split payment», cioè la scissione contabile che dal 2015 ha imposto alla Pubblica amministrazione di pagare ai fornitori l’importo dovuto al netto dell’Iva, girata direttamente all’Erario per evitare il rischio evasione. Finora le parcelle dei professionisti erano esclusi dalla scissione contabile. Anche loro, però, vengono ora coinvolti nella lotta all’evasione Iva, almeno se gli schemi esaminati in Cdm saranno confermati nel testo definitivo del decreto attesa dal Parlamento. La manovra è stata infatti approvata dal consiglio dei ministri con una formula «salvo intese», che lascia aperte ulteriori limature e correzioni tecniche.

Split payment anche per le quotate
La manovrina inoltre allarga molto l’ambito di applicazione di questa scissione contabile. Tutti i fornitori di beni e servizi, vedranno infatti scorporata l’Iva dalle loro fatture non solo quando lavorano con gli enti pubblici, ma anche con tutti gli altri soggetti che saranno coinvolti in questo «split payment 2.0». Il meccanismo, prima di tutto, sarà esteso a tutte le società controllate dalle Pa, centrali o locali, in via diretta o indiretta. Ma, secondo le regole elaborate dal dipartimento Finanze, lo split payment nuovo modello si allargherebbe oltre i confini del pubblico, per includere anche le società quotate in Borsa. Dal nuovo sistema di split payment, secondo le stime circolate in questi giorni, dovrebbero arrivare 1,2-1,3 miliardi quest’anno.

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