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Consensi sul cuneo, scoglio coperture

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politica e fisco

Consensi sul cuneo, scoglio coperture

Sul principio sono tutti d’accordo: in Italia il costo del lavoro è troppo alto e dunque ben venga un taglio del cuneo fiscale. Ma sulla fattibilità e l’estensione della riduzione le strade si dividono.Non solo tra maggioranza e opposizione ma anche tra le forze politiche che sostengono il governo di Paolo Gentiloni. Non a caso anche il Def, pur prospettando apertamente il taglio del cuneo, si astiene dall’indicarne l’entità. Il tema centrale come al solito sono le coperture. L’ipotesi messa in campo in questi giorni dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan di “scambiare” un significativo taglio del cuneo fiscale coprendolo con un aumento dell’Iva è bocciata senza riserve da Matteo Renzi: «Nessun aumento dell’Iva, né della benzina, né dello zucchero» perché il Pd «non è più il partito delle tasse».

Un vero e proprio avvertimento quello lanciato dall’ex premier, che oggi verrà riproposto dai senatori del Pd in occasione della riunione con Padoan su Def e manovrina. La posizione dem al momento non lascia molti spiragli. Si punta a un taglio del costo del lavoro per una platea limitata e in particolare per favorire l’occupazione dei giovani. E stavolta il «no» del segretario trova consensi anche tra i suoi avversari. Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio della Camera e sostenitore della mozione Emiliano da sempre all’opposizione di Renzi ritiene impercorribile la strada dell’aumento dell’Iva: «Sarebbe un errore gravissimo. Chi lo ipotizza non è mai entrato in una media azienda italiana o non sa come vive una famiglia media». Questo non significa rinunciare al taglio del cuneo che «si può e si deve fare» rendendolo però «strutturale», evitando cioè di ripetere l’errore commesso da Renzi della decontribuzione a tempo per i nuovi assunti.

Ancora più critici i bersaniani di Mdp. Ieri nell’incontro a Palazzo Chigi con il premier Gentiloni i due capigruppo di Camera e Senato, Francesco Laforgia e Cecilia Guerra, hanno ribadito la necessità di puntare sugli investimenti e il rilancio della domanda. «L’effetto moltiplicatore della leva fiscale è decisamente inferiore a quella degli investimenti, sui quali vanno concentrate le risorse a disposizione», spiega Roberto Speranza.

A scommettere sul taglio del cuneo fiscale è invece Alternativa popolare. Anzi, per il partito di Angelino Alfano è una misura che va portata avanti con coraggio. «Per avvertirne gli effetti dobbiamo stare nell’ordine di almeno 16 miliardi l’anno, altrimenti rischiamo di ripetere il flop del taglio del cuneo di Prodi e dell’Irpef di Berlusconi», anticipa Maurizio Lupi capogruppo alla Camera dei centristi della maggioranza. Anche Ap però ritiene impercorribile l’ipotesi dell’aumento dell’Iva. «Dieci miliardi potrebbero arrivare dalla copertura attualmente prevista per il bonus degli 80 euro, anche perché per coloro che oggi ne usufruiscono il taglio del cuneo potrebbe essere più vantaggioso». Posizione simile a quella dei Civici e innovatori (ex Scelta civica) che, come sottolinea Andrea Mazziotti, ritengono il taglio del cuneo una «priorità assoluta» ma che va realizzzata evitando l’aumento di altre imposte come l’Iva e puntando invece sulla riduzione della spesa improduttiva «sulla quale troppe sono le resistenze all’interno del Pd».

Anche le opposizioni si dicono a favore di un contenimento del costo del lavoro ma non sono disponibili ad aprire un confronto con il governo. «Questa è una farsa vergognosa. Siamo davanti a 912 pagine di nulla », attacca il capogruppo alla Camera di Fi, Renato Brunetta, con riferimento al Def, compresa la prospettiva di riduzione del cuneo fiscale. «Sono chiacchiere. Non c’è una parola sul quantum e tantomeno sulla copertura». Quanto al ventilato aumento dell’Iva prospettato da Padoan, per Brunetta si tratta di una vera e propria «provocazione», visto che al momento «non solo non ci sono le risorse per il taglio del cuneo ma neppure i 19 miliardi per scongiurare le clausole di salvaguardia».

Tranchant anche la Lega che con Armando Siri, responsabile economico del Carroccio, definisce lo scambio Iva-cuneo proposto dal ministro dell’Economia come «una sentenza di morte per il Paese perché andrebbe a deprimere una domanda interna già asfittica mettendo in difficoltà soprattutto le piccole imprese». Pollice verso anche dal M5s. «Rifiutiamo un aut aut tra le due misure», risponde Francesco Cariello, capogruppo in commissione Bilancio della Camera, sottolineando che «siamo a questo punto perché mance e bonus di Renzi hanno scassato i conti e perché la nostra politica economica è vincolata alla logica perversa delle clausole di salvaguardia».

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