Se la caccia al tesoro per la manovra d’autunno passasse lo stesso per l’Iva? Ma non ricorrendo all’aumento delle aliquote applicate a consumi e servizi, bensì andando a recuperare l’imposta non versata. In questo modo, lo scambio sociale ipotizzato dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan la scorsa settimana tra aumento (del gettito) dell’imposta sul valore aggiunto e taglio del cuneo fiscale potrebbe pesare non sulle tasche dei consumatori ma piuttosto su chi l’Iva la evade. E che l’evasione dell’Iva sia uno dei problemi del nostro Paese lo dicono i numeri, con almeno 40 miliardi di imposta che ogni anno sfuggono al fisco. Ma come recuperare maggiori risorse dalla lotta all’evasione? E, soprattutto, come rendere queste entrate strutturali e certe?
L’ipotesi cui stanno lavorando da alcune settimane i tecnici del Mef è quella di spingere sull’acceleratore con la fatturazione elettronica B2B, rendendola obbligatoria per tutti i soggetti Iva. Per farlo occorre però il via libera di Bruxelles. Secondo la Commissione europea, infatti, la fatturazione elettronica tra privati può essere solo un’opzione per i contribuenti interessati e nessuno Stato membro può imporla per legge. Un divieto che però a via XX settembre sono ormai convinti di poter superare proprio in nome di una lotta serrata all’evasione Iva e di un contestuale utilizzo delle risorse recuperate in funzione della riduzione del cuneo fiscale.
Nei giorni scorsi al ministero dell’Economia si sono susseguite le riunioni tecniche, non solo per affinare le misure della manovrina correttiva, ma proprio per esplorare concretamente questo nuovo percorso, con l’obiettivo dichiarato di recuperare maggiori risorse da portare in dote alla prossima legge di bilancio. Le somme ipotizzate in prima istanza e che comunque richiedono i necessari affinamenti si muove un range che va da un minimo di 5 a un massimo di 10 miliardi di euro. Con la fatturazione elettronica obbligatoria, infatti, secondo il Mef e secondo la stessa agenzia delle Entrate si potrebbe ridurre concretamente il tax gap (il differenziale tra l’Iva dovuta e quella effettivamente pagata) di qualche punto percentuale. Lo stesso Esecutivo nel Def (documento di economia e finanze) ha indicato il tax gap Iva in circa 40 miliardi di euro e, dunque, con la ricezione automatica delle fatture emesse e ricevute lo spazio per recuperare notevoli risorse ci sarebbe tutto. A prescindere, poi, dalla risposta di Bruxelles sull’obbligatorietà o meno, per i tecnici del ministero un primo assaggio di fatturazione elettronica obbligatoria potrebbe arrivare con le transazioni on line. Un paragrafo, questo, del più ampio capitolo della web tax l’altra grande scommessa della prossima legge di bilancio.
Il percorso che porterà alla fatturazione elettronica B2B obbligatoria prevede comunque l’alleggerimento o anche l’abolizione di una serie di adempimenti fortemente contestati dalle imprese. In primo luogo con l’e-fattura il Fisco potrebbe rinunciare al nuovo spesometro e soprattutto alle nuove comunicazioni Iva dei dati sulle liquidazioni dell’imposta sul valore aggiunto. Non solo. La fatturazione elettronica obbligatoria potrebbe spingere il Governo a rinunciare definitivamente allo split payment. Strumento, per altro rafforzato proprio con il decreto legge approvato l’11 aprile, che obbliga le amministrazioni pubbliche e ora anche le controllate dirette e indirette di società pubbliche ma anche di società quotate, a versare l’Iva direttamente all’Erario. Imprese e professionisti, anche questi ultimi ora coinvolti nel meccanismo, sono da sempre contrari a questa inversione e quindi lo scambio tra e-fattura obbligatoria e split payment potrebbe non essere così sgradito.
Infine, per superare le perplessità del popolo delle partite Iva, il governo potrebbe mettere sul piatto il taglio “drastico” dei tempi dei rimborsi proprio grazie alla possibilità di entrare in possesso in tempo reale delle operazioni effettuate da imprese, professionisti e autonomi.
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