La polemica sul ruolo delle Ong nel salvataggio dei migranti nel Mediterraneo è ormai un caso politico. «Le questioni sollevate in queste interrogazioni non possono essere sottovalutate», ma bisogna «evitare generalizzazioni» ha detto il ministro dell’Interno Marco Minniti, rispondendo al question time alla Camera, a proposito dell’allarme del procuratore di Catania sui presunti contatti tra scafisti e alcune Ong, che potrebbero essere finanziate dai trafficanti di esseri umani. Un allarme rilanciato in un’interrogazione di alcuni parlamentari di Forza Italia.
Minniti: evitare generalizzazioni su Ong
Bisogna anche «evitare giudizi affrettati e attenersi a una rigorosa valutazione degli atti», ha aggiunto Minniti, evidenziando che «in questa fase sono ancora in corso indagini da parte della Procura di Catania» e che anche «il Comitato parlamentare Schengen nell’ambito di un’indagine conoscitiva, ha recentemente rivolto l'attenzione allo specifico tema». «Un’analoga attività di indagine sull'impatto delle Ong sui flussi migratori» è inoltre in svolgimento da parte della commissione Difesa del Senato, che ha preannunciato le proprie conclusioni «entro la prima settimana di maggio». Ed «anche il governo ha aperto un canale di scambio informativo con la Commissione europea e l’agenzia Frontex per condividere ogni elemento utile alla definizione di un quadro aggiornato».
Pm Catania: soldi trafficanti a Ong è ipotesi di lavoro
La procura di Catania non molla la pista dei rapporti tra Ong e scafisti. Il pm Carmelo Zuccaro si è spinto a ipotizzare che alcune Ong «possano essere finanziate» dai trafficanti. E ha parlato di un giro di soldi, quello dell'immigrazione che parte dalla Libia, che «sta fruttando quanto quello della droga». Poi ha precisato che si tratta per ora solo di «un’ipotesi investigativa che al momento non ha prove». E ha ribadito il suo netto distinguo. Sottolineando che Ong «come Save the children o Medici senza frontiere su tutte» operano correttamente da tanto tempo, e fanno un gran lavoro». I soldi dati a loro «sono spesi bene». Su altre, invece, «occorre capire da dove arrivano i finanziamenti». In sostanza la procura di Catania sostiene che alcune navi di Ong entrino nelle acque territoriali libiche anche in mancanza di una reale situazione di pericolo da sventare e che per questa ragione spengano i “trasponder” per evitare di essere individuate dai radar. Così faciliterebbero la vita ai trafficanti, prendendo a bordo i migranti, a poche miglia dalle coste libiche, consentendo ai libici non solo di recuperare i motori delle imbarcazioni ma anche di non utilizzare scafisti. Gli inquirenti al momento non hanno prove procesuali utilizzabili. Ma hanno notizia di conversazioni in arabo tra libici sulla terraferma che annuncerebbero la partenza di migranti sui gommoni e persone a bordo di navi che si direbbero pronte a recuperarle.
Orlando: spero pm Catania parli con atti
Qualche dubbio sulle accuse della procura di Catania sembra averlo il Guardasigilli Andrea Orlando, che ha invitato la procura a parlare con gli atti e ha condiviso la posizione di Minniti sul rifiuto di generalizzazioni che rischiano di screditare il lavoro delle Ong. «Spero che la procura di Catania parli attraverso le indagini, gli atti, perché credo sia il modo migliore» ha detto il ministro della Giustizia e candidato alle primarie Pd Andrea Orlando a Repubblica tv, aggiungendo che «se il pm ha elementi in questo senso faremo una valutazione». Ma aggiungendo anche che «in generale, non è giusto ricostruire la storia delle Ong come la storia di collusi con i trafficanti, è una menzogna». Nei giorni scorsi il ministro Orlando aveva aggiunto: «Se ci sono singole responsabilità vanno individuate e colpite - ha scritto su Facebook -. Ma sparare nel mucchio, seduti comodi in giacca e cravatta in uno studio televisivo o sfoggiando felpe davanti alle telecamere, è cinico e offensivo».
Renzi: possibili violazioni Ong, ma colpiamo scafisti
Anche Matteo Renzi ha invitato a evitare generalizzazioni sul tema. «Che qualcuno non si stia comportando bene direi che è possibile. Arrivo a dire: è probabile. Ma la visione degli operatori delle ong che sono tutti al servizio
degli scafisti, come detto da qualche aspirante statista, non va bene» ha dichiarato l’ex premier a Porta a Porta. E ha aggiunto: «Che ci siano state alcune vicende discutibili, per me è innegabile. Se qualche ong va a qualche miglio dalla costa, credo si debba intervenire. Dopodiché vanno combattuti gli scafisti, non i volontari.
Le accuse di Di Maio (M5s) e la reazione delle Ong
La polemica è cominciata a divampare dopo la presa di posizione del vicepresidente della Camera Luigi Di Maio (M5s) che aveva evidenziato come le Ong siano accusate di «fatti gravissimi sia dai rapporti Frontex, sia dalla magistratura», ossia «di essere in combutta con i trafficanti di uomini, con gli scafisti e addirittura di aver trasportato criminali». Le organizzazioni non governative hanno reagito con sdegno alle accuse. Medici senza Frontiere ha parlato di «cinici attacchi al lavoro delle Ong» e di «una polemica strumentale che nasconde le vere responsabilità di istituzioni e politiche». Save the Children Italia ha chiarito che «le operazioni della nostra nave avvengono sotto il coordinamento della Guardia Costiera italiana». Di «vergognosa speculazione» ha parlato Intersos. Dal Movimento 5 stelle, però, nessuna marcia indietro, con Di Maio che ha replicato: «Chi reagisce chiudendosi a riccio o minacciando evidentemente ha qualcosa da nascondere».
I rilievi di Frontex e Oim
A fronte dell’inchiesta aperta dalla procura di Catania, anche l’agenzia europea Frontex nei giorni scorsi aveva sottolineato come «salvare vite è un obbligo internazionale per chi opera in mare. Ed è chiaro che i trafficanti in Libia se ne approfittano». Anche il direttore generale dell’Oim (Organizzazione internazionale per le migrazioni) per l’Europa, Eugenio Ambrosi, aveva invitato a «non essere ingenui», spiegando che «il fatto che navi di soccorso di Ong operino così vicino alle acque libiche può essere sfruttato dai trafficanti». E pur escludendo «una collusione deliberata», ha richiamato l’attenzione «sulla necessità di definire meglio il ruolo e le regole delle ong e le risorse dell’Ue per l'obiettivo principale di garantire che nessuno muoia in mare».
Sbarchi in aumento del 36%
Intanto non si fermano gli sbarchi. I dati del Viminale aggiornati al 27 aprile parlano di 36.883 arrivi, con una crescita del 36,3% rispetto allo stesso periodo del 2016. Nigeria, Bangladesh e Guinea sono i Paesi delle nazionalità più dichiarate al momento dello sbarco.
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