I corridoi umanitari diventano la seconda via per l’immigrazione del governo italiano. Poco conosciuti, dai numeri ancora piccoli – un migliaio di rifugiati accolti dal 2016 in due anni – ma in crescita, sono in realtà un’operazione quasi perfetta. Tra ieri e oggi arrivano a Fiumicino 125 profughi siriani. Il progetto vede capofila la Comunità di Sant’Egidio, insieme alla Tavola Valdese e la Federazione delle chiese evangeliche. Ha il sostegno pieno dei ministeri dell'Interno e degli Affari Esteri. Costo per lo stato, zero: gli oneri sono a carico delle organizzazioni umanitarie.
Una scommessa dai risvolti virtuosi. «Ci sono quattro verifiche svolte nelle nazioni di origine per far sì che giungano in Italia persone con tutti i requisiti della protezione umanitaria», spiega il viceministro agli Esteri, Mario Giro. Scenario ben diverso dai viaggi della disperazione dall’Africa fino alle coste libiche e poi in Italia. Con un percorso tragico fatto di taglieggiamenti, ricatti, a volte torture, insidie continue e il rischio della morte onnipresente, scampato solo all'approdo in un porto sulle nostre coste. Gli aspetti positivi dei corridoi umanitari sono «a monte, compresi i viaggi sicuri, ma anche a valle: perché questi rifugiati – sottolinea Giro - quando arrivano da noi hanno già una famiglia, una parrocchia o un'associazione che ha deciso di accoglierli, li renderà partecipi di una comunità e svilupperà nel migliore dei modi il processo più importante: l'integrazione». Bambini iscritti a scuola, corsi di lingua per gli adulti, attività sociali e massima inclusione sul territorio.
Segnali da non sottovalutare. Resta facile l'obiezione: sono numeri troppo piccoli davanti ai 181mila sbarchi del 2016, cifra in probabile aumento quest'anno, si parla di 250mila arrivi. Intanto, però, quello dei corridoi è un fenomeno in crescita: la Cei (conferenza episcopale italiana) ha stipulato un accordo con il governo italiano per altri 500 rifugiati dall'Etiopia. Ma soprattutto comincia un effetto emulazione visto che Sant’Egidio con l'esecutivo francese ha già stretto un accordo dello stesso genere. E con la Spagna sono già in corso contatti simili. Le 800 persone giunte finora in Itala sono state accolte in oltre 70 città di 20 regioni.
“I corridoi umanitari dimostrano una volta di più la necessità di intervenire sui luoghi di origine delle migrazioni e sono anche una risposta alle carenze della relocation ”
Mario Giro, viceministro agli Esteri
Contrasti e analogie con le scelte di Bruxelles. «I corridoi umanitari dimostrano una volta di più la necessità di intervenire sui luoghi di origine delle migrazioni – ricorda il viceministro agli Esteri – e sono anche una risposta alle carenze della relocation». Certo, davanti alle scadenze elettorali, nessun governo si sbraccerà in un'operazione umanitaria. Ma c'è un impegno assunto proprio dall'Italia, quando Matteo Renzi era presidente del Consiglio, con il “Migration Compact”: portare l'Unione europea a un massiccio investimento nei paesi africani proprio per garantire un rallentamento significativo delle partenze dei migranti per l’Europa. Andrà in discussione nelle prossime settimane a Bruxelles. L’Italia intanto da poco ha stanziato con il “Fondo Africa” 50 milioni per il governo nigerino. In attesa di segnali positivi dalla Libia, per ora tutti da verificare.
© Riproduzione riservata