La riforma della legge elettorale dovrebbe entrare questa settimana nel vivo, con il presidente della commissione Affari costituzionali della Camera, il centrista Andrea Mazziotti, che vedrà tra oggi e domani tutti i partiti per arrivare alla presentazione di un testo base giovedì. Per il momento la confusione è tanta, con molte proposte sul tappeto: ritorno al Mattarellum, sistema proporzionale alla tedesca, oppure estensione al Senato dell’Italicum corretto. E un conseguente incrocio di calcoli e convenienze.
Mattarellum: 75% maggioritario e 25% proporzionale
Si tratta della legge elettorale con cui si è votato alle politiche dal 1994 al 2005. Sia alla Camera che al Senato il 75% dei seggi è ripartito con un sistema di collegi uninominali maggioritari a turno unico: vince il seggio il candidato (sostenuto da una o più lista) che ottiene più voti. Il 25% dei seggi è attribuito alla Camera su base proporzionale a livello nazionale (i seggi sono distribuiti in proporzione a i voti ottenuti) tra le liste che hanno superato il 4% (i candidati nelle liste sono “bloccati”, cioè non sono previste preferenze). Al Senato, il restante 25% dei seggi viene attribuito, in ciascuna regione, ai migliori secondi candidati non eletti nei collegi uninominali.
Mattarellum e coalizioni
Il sistema favorisce i grandi partiti (o i grandi partiti in grado di raccogliere attorno a loro una ampia coalizione di liste) e i partiti con forte radicamento territoriale. Non a caso è ben visto dalla Lega e dal Pd (in primis dai renziani). Non piace invece a Berlusconi, nonostante la sua coalizione abbia vinto le elezioni nel 1994 e nel 2001 con questo sistema: il Cavaliere teme che i suoi candidati nei collegi siano sfavoriti rispetto a quelli del centrosinistra, più radicati sul territorio. In un sistema tripolare come l’attuale, tuttavia, con il Mattarellum potrebbe essere difficile arrivare ad una maggioranza di governo: già nel 1994 Berlusconi riuscì ad ottenere la maggioranza al Senato solo grazie ad alcuni senatori a vita.
Sistema tedesco: proporzionale con collegi e sbarramento al 5%
Il sistema tedesco è un sistema proporzionale con sbarramento al 5%. La metà dei seggi sono attribuiti ai candidati con collegi uninominali a turno unico: vince il seggio il candidato che ottiene più voti. I seggi sono distribuiti tra le liste (ma solo tra quelle che superano il 5% su base nazionale) in proporzione ai voti attenuti a livello nazionale: i primi seggi ad essere attribuiti alle liste sono quelli ottenuti nei collegi uninominali, gli altri sono attribuiti in base a liste bloccate. Se un partito ottiene con il sistema dei collegi più seggi di quanto previsto in base al sistema proporzionale, questi gli vengono comunque assegnati: la composizione del Bundestag, infatti, risulta variabile. Di solito sono i grandi partiti ad ottenere i seggi in sovrannumero, un meccanismo che, insieme allo sbarramento del 5%, dà una lieve correzione maggioritaria al sistema.
Sistema tedesco: alleanze dopo il voto e rischio Grande Coalizione
Nella storia tedesca, solo nel 1957 uno schieramento (Cdu/Csu) è riuscito ad ottenere la maggioranza assoluta dei seggi. In tutte le altre occasioni è stata necessaria una alleanza tra un grande partito e una altra piccola forza politica. Queste ultime spesso diventano l’ago della bilancia: i liberali, per esempio, hanno governato con i socialdemocratici (Spd) dal 1969 al 1983, poi dal 1983 al 1998 ( e ancora nel 2009) sono entrati in una alleanza di centrodestra con la Cdu/Csu. Ci sono stati casi in cui (nel 1966, nel 2005 e nel 2013) si è resa necessaria per governare anche una alleanza tra i due grandi partiti del sistema: Spd e Cdu/Csu. Il sistema tedesco è ben visto in Italia sia dai centristi (che vedrebbero aumentare il loro peso), che da Silvio Berlusconi, che non ha escluso la necessità di una grande coalizione con il Pd. Inoltre il sistema potrebbe essere un compromesso tra chi, per la scelta degli eletti, preferisce il sistema dei collegi e tra chi vuole le liste bloccate.
Legalicum: proporzionale con ipotesi di premio
Dopo la sentenza di gennaio 2017 della Consulta che ha modificato l’Italicum i 5 stelle hanno proposto il Legalicum: in sostanza si punta ad estendere al Senato il sistema emerso per la Camera dopo la sentenza della Corte costituzionale: premio di maggioranza alla prima lista che supera il 40% dei voti, soglia di sbarramento al 3%. L'unica differenza: per il Senato non sono previsti i capilista bloccati, ma le preferenze (una o due, ma la seconda deve essere di genere diverso).
Legalicum e le intese post voto
Il sistema non permette di assegnale il premio di maggioranza se non si supera il 40% dei voti. Allo stato attuale, con il sistema politico frammentato in tre poi più o meno con gli stessi voti, è quasi impossibile che una lista riesca ad ottenere il premio. In questo modo la distribuzione dei seggi avverrebbe su base proporzionale, rendendo di fatto obbligatoria l’allenaza tra due dei tre poli (il che potrebbe non dispiacere a Berlusconi, che non ha escluso una grande coalizione con il Pd). Per questo tra le trattative tra Pd e M5S è emersa anche l’ipotesi di abbassare la soglia del 40%. Oppure la possibilità di reintrodurre un ballottaggio a cui possono accedere solo i partiti che superano una certa percentuale di voti.
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